Decima Puntata

 

L'affermazione che gli accordi di Oslo siano stati iniqui nettamente per la parte palestinese non deve apparire eccessiva. A parte tutti i dati finora elencati, c'è da tenere presente un altro elemento, in parte riassuntivo di quanto già detto: i territori di Cisgiordania e Striscia di Gaza costituiscono solo il 23% della Palestina storica, e di questo 23% i palestinesi sono giunti a controllare solo circa il 20%.

Le colonie, invece, hanno continuato ad espandersi: addirittura, col labourista Ehud Barak si sono allargate con una velocità mai eguagliata precedentemente. Nel novembre 1995, Rabin venne ucciso da un estremista ebreo, Ygal Amir. Quest'ultimo aveva agito in base al proprio integralismo religioso, molto diffuso tra i coloni. La società ebrea israeliana è prevalentemente laica e da tempo liberissima nei costumi, spesso sul modello (non certo immune dal consumismo) dei principali Stati occidentali. Sotto molti aspetti si può dire che lo stile di vita israeliano sia impostato secondo un modello più occidentale di tanti Stati occidentali. Il laicismo, tuttavia, non impedisce una netta prevalenza dell'oltranzismo territoriale anche tra i laici. C'è stato tuttavia anche un certo incremento dell'integralismo religioso ebraico, con tentativi di condizionare la vita anche dei non praticanti. Gli abitanti delle colonie ebraiche sono prevalentemente religiosi, ma di una religiosità che attinge agli autori più ostili ai non ebrei. Tra i beniamini dei coloni ci sono il rabbino razzista Meir Kahane, ucciso da un arabo negli Stati Uniti (i seguaci di Kahane erano riuniti nel gruppo "Kahane hai", cioè "Kahane vive"), Baruch Goldstein (autore di una strage contro fedeli dell' Islam il 25 febbraio 1994: 29 palestinesi uccisi a Hebron mentre pregavano; a Hebron circa 400 coloni ebrei bloccano le normali attività di circa 100.000 palestinesi). Addirittura, tra alcuni coloni vengono presi ad esempio autori del Talmud esplicitamente razzisti, che giustificavano la pedofilia verso non ebrei (ad esempio, Sanhedrin 69b, Kethuboth 11b, trentanovesima riga, ed altri). Naturalmente con ciò non si vuol dire che tutti i rabbini abbiano detto cose del genere, però si evidenzia che non sia un caso che molti coloni scelgano certi punti di riferimento: essi, infatti, considerano proprio diritto divino il possesso della terra che occupano illegalmente, nel più disprezzabile esclusivismo etnico ed esaltando gli sterminii compiuti dai loro correligionari nell'antichità contro città della terra di Canaan, sterminii che essi dedicavano a Dio.

 

Da sinistra Al Rantissi e Yassin

A Rabin intanto era provvisoriamente succeduto il labourista Shimon Peres, in attesa di elezioni. Nonostante Peres avesse ricevuto un premio Nobel per la pace (assieme a Rabin ed Arafat, per gli accordi di pace), anche sotto il suo governo vi furono crimini. Il fatto che anche Peres sia un criminale ed abbia avuto il premio Nobel non deve stupire (purtroppo). Anche Begin aveva ricevuto il premio Nobel, per gli accordi con Sadat, eppure si è acclarato di quanti crimini lo stesso Begin si fosse reso responsabile. Nonostante fossero in corso negoziati, erano continuati gli assassinii politici: dopo l'assassinio, sotto Rabin, di Fathi Shikaki, leader della Jihad islamica palestinese, nell'autunno 1995, con Peres vi fu quello del quale rimase vittima Yahya Ayyash, dirigente di Hamas, nel gennaio 1996. Questi atti generarono la risposta delle due organizzazioni palestinesi, con attentati nelle principali città israeliane, con un certo numero di morti tra soldati e civili israeliani. Particolarmente indiscriminato fu il bombardamento israeliano contro la località libanese di Kafr Qana, dove vennero uccisi oltre 100 profughi libanesi sciiti.

Manuel Hassassian

 

Gli israeliani avevano bombardato per rappresaglia contro le azioni dei combattenti Hizbollah, che legittimamente agivano per liberare la porzione di Libano ancora occupata dagli israeliani. Nel 1999 a Peres era succeduto Benjamin Netanyahu, esponente del Likud, col quale continuarono gli espropri. Un altro modo per impadronirsi di ulteriori terre fu tentato col progetto di fornire la cittadinanza israeliana ai samaritani. Storicamente, la regione della Samaria corrisponde circa al nord della Cisgiordania, e nell'antichità ci furono molti appartenenti al gruppo etnico samaritano che si convertirono al Cristianesimo. Tutto ciò è illustrato ampiamente nel Nuovo Testamento (dialogo del Cristo con la samaritana, ecc..., tanto che "samaritano" divenne in altre fonti un soprannome per indicare persone di buon cuore, al di là delle apparenze). Attualmente però sono soltanto circa 600 i samaritani rimasti (evidentemente gli altri furono del tutto assorbiti da altre culture). Questi circa 600 samaritani appartengono tutti ad un particolare rito della religione ebraica (tale gruppo samaritano considera sacri solo i primi cinque libri dell' Antico Testamento). Attorno ai 300 samaritani vivono presso Holon, sulla costa mediterranea d'Israele, mentre i rimanenti vivono nella località di Kiryat Luza, vicino Nablus, in Cisgiordania. Gli abitanti della regione corrispondente all'antica Samaria sono dunque un milione circa di palestinesi (mussulmani ed in piccola parte cristiani) e circa 300 israeliti di rito samaritano (a parte i coloni). Dando la cittadinanza israeliana ai samaritani di Kiryat Luza, motivandola con l'ebraicità di questi ultimi, Israele voleva considerare anche il territorio dove questi abitano alla stregua di un insediamento, prima o poi da annettere. Il progetto tuttavia non è andato in porto, date le proteste palestinesi ed internazionali. Con l'elezione a premier del labourista Ehud Barak, si giunse, con ritardo, alla fase finale dei negoziati, fissati a Camp David nel 2000. Precedentemente, Barak, che pure era stato autore di assassinii (uno dei tanti esempi fu a Beirut l'11 aprile 1973 contro esponenti della Resistenza palestinese: tra gli uccisi ci furono il poeta palestinese Kamal Nasir, e, tra gli altri, anche una donna italiana che abitava nello stesso stabile), aveva attuato il ritiro dal Libano meridionale.

Questo atto segnò la vittoria definitiva della Resistenza libanese degli Hizbollah. Con la vittoria degli Hizbollah si sfaldò anche la milizia collaborazionista con Israele denominata Esercito del Libano del Sud (E. L. S.), fondata dai cristiani maroniti, che comprendeva però anche alcuni collaborazionisti sciiti. Molti miliziani maroniti fuggirono in Israele con le loro famiglie, da dove continuarono la loro opera al servizio degli israeliani, stavolta contro il movimento di liberazione palestinese. Tuttavia i combattenti palestinesi riportarono vittorie anche contro questi aiutanti servili dei sionisti (qualcuno di questi collaborazionisti fu anche ucciso) ed il cui progetto di creazione di un territorio con governo fedele ad Israele, sganciato dal resto del Libano, era del resto divenuto irrealizzabile, dato il cambiamento del peso delle forze in campo. La vittoria degli Hizbollah venne vissuta quale pagina gloriosa della riscossa araba, e concluse una lotta durata diversi decenni per la liberazione del Libano meridionale, costata molte vie umane; sono da ricordare in particolare, per il clamore che suscitarono, gli attentati suicidi realizzati da quattro giovanissime libanesi sciite nel corso del 1985, contro gli occupanti israeliani; le quattro donne vennero viste quali eroine dell'Islam, accolte in Paradiso per il loro gesto. Tornando a Camp David, dal maggio al luglio del 2000, dunque, le delegazioni israeliana e palestinese negoziarono con la "mediazione" non certo imparziale del molto filoisraeliano Clinton.

I negoziati si arenarono sullo status di Gerusalemme. Inoltre, gli israeliani si opposero al rientro dei profughi palestinesi (che in oltre 50 anni erano divenuti, da 900.000 che erano, 4.000.000). Per gli israeliani non potevano rientrare in territori divenuti israeliani i profughi palestinesi di lì originari (la stragrande maggioranza). Al massimo, potevano essere risistemati in Cisgiordania e Striscia di Gaza, e pure in Stati diversi da quello palestinese futuro. Per gli israeliani, inoltre, i palestinesi non avrebbero potuto controllare le proprie frontiere e spazi aerei, i maggiori insediamenti sarebbero dovuti venire annessi ad Israele, ed alcuni territori sarebbero passati ai palestinesi dopo molti anni. Una (molto) parziale compensazione veniva offerta ai palestinesi, con una minuscola porzione di deserto del Neghev (si trattava, però, di un territorio molto arido, mentre i coloni si erano accaparrati le terre migliori). Addirittura, al posto di Gerusalemme, Barak aveva offerto ai palestinesi la sovranità su un villaggio vicino, Abu Dis, con la motivazione tragicomica che era quasi la stessa cosa, dato che questo villagggio palestinese formava un unico agglomerato urbano con Gerusalemme. Ai palestinesi, che chiedevano piena sovranità su Gerusalemme Est (erano disposti a cedere solo il quartiere ebraico del settore orientale della città, dato che non era abitato da loro), venne offerto solo un controllo amministrativo della città nella parte Est. Questo controllo amministrativo, poi, avrebbe compreso solo il quartiere arabo-cristiano e quello arabo-islamico, mentre il quartiere cristiano-armeno sarebbe dovuto essere definitivamente compreso in Israele, nonostante la volontà dichiarata apertamente dai palestinesi di ascendenze armene di volere essere compresi all'interno dello Stato palestinese (il più noto di questo gruppo è Manuel Hassassian, professore all'Università palestinese di Bir Zeit, in Cisgiordania). Presso questa popolazione, Arafat veniva affettuosamente soprannominato "Arafattian", volgendo con una delle terminazioni tipiche dei cognomi armeni il suo cognome. Il progetto di dare la sovranità del sottosuolo della zona della moschea di Al Aqsa (spianata) agli israeliani (perchè sotto vi sorgeva un tempo il principale tempio ebraico, per cui la zona è detta Monte del tempio dagli ebrei, in ricordo del luogo di culto distrutto dai romani nel 70 d. C.) e la sovranità della parte di sopra ai palestinesi non andò in porto.

 

Rivoltosi palestinesi

Eppure, nonostante le proposte di Barak non fossero affatto così generose, molta parte dei mass media addossò la responsabilità del fallimento ad Arafat. Questo è da addebbitarsi anche alla forte presenza ebraica sui media soprattutto statunitensi, mentre Arafat venne accolto trionfalmente dal suo popolo, per non aver ceduto a richieste umilianti. A proposito del peso di certi media, si può fare un breve passo indietro con un paragone con la vicenda della fuga del capo del commando che sequestrò l'Achille Lauro, Al Molki, nel 1996: all'inizio la fuga passò quasi sotto silenzio, poi, quando la notizia fu assimilata dai mass media ebraico-statunitensi, vi venne dato, ad una settimana circa dalla fuga, un enorme rilievo anche in Italia. Le ricerche di una persona latitante sono ovvie, ma in quel caso vennero istituiti numero verde per dare notizie, e taglia, estranea al costume giudiziario italiano ma non a quello statunitense. Alla fine Al Molki, che da panarabista era stato ritenuto affiliato in seguito all'integralismo islamico, venne ripreso ed incarcerato in Italia, nonostante le richieste staunitensi di estradizione per riprocessarlo. Infatti in Italia non si può essere processati due volte per lo stesso reato, i processi si possono riaprire solo in presenza di nuovi elementi, che qui mancavano. Tornando alla situazione in Palestina, la provocatoria visita di Sharon alla spianata di Al Aqsa, volta a ribadire la sovranità ebraica sul quel territorio sacro all'Islam (dove gli integralisti ebrei vorrebbero demolirne la moschea per rifondarvi il tempio ebraico, del quale rimane solo il Muro del pianto), provocò la nascita della seconda Intifada nel settembre del 2000 (episodi intermittenti d' Intifada c'erano però stati anche tra il 1993 ed il 2000, cioè tra prima e seconda Intifada, soprattutto nel 1996, contro scavi israeliani che mettevano in pericolo le fondamenta della moschea di Al Aqsa). La nuova Intifada fu più militarizzata della prima e vide entrare in azione un nuovo gruppo di patrioti palestinesi, riuniti nele "Brigate dei martiri di Al Aqsa", emanazione di Al Fatah. Si verificarono attentati suicidi da parte anche di donne palestinesi, non solo di uomini. Da notare che gli attentati suicidi, pur propri più dei gruppi religiosi islamici, si verificarono anche tra esponenti di gruppi laici. Anche se il Corano condanna il suicidio, secondo molti teologi islamici non è da condannare il suicidio compiuto in nome di valori supremi quali la nazione e la difesa della religione stessa. Gli israeliani risposero con numerosissimi assassinii politici (diverse centinaia), tra i quali quello contro il nuovo leader del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, Abu Alì Mustafà, ucciso nell'estate del 2001 (mentre George Habbash si era sollevato dall'incarico, per motivi legati alle sue condizioni fisiche) e quelli contro i dirigenti di Hamas Ahmed Yassin ed Abdel Aziz Al Rantissi, barbaramente assassinati rispettivamente nel marzo e nell'aprile del 2004. Un altro segno di radicalizzazione dello scontro in atto fu dato dalla partecipazione allo scontro anche dei palestinesi residenti in Israele, che aderirono all'Intifada dei loro connazionali dei Territori occupati.

 

fine della decima parte-continua


Antonella Ricciardi

   
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