Particolarmente ricorrente, ma non per questo meno sconcertante, è la continua rimozione del passato nel più che cinquantennale conflitto israelo-palestinese (oltre un cinquantennio è trascorso dalla fondazione d'Israele, ma se si considera la vicenda dalle origini del sionismo si risale ad oltre un secolo fa).
In particolare emerge la continua rimozione del fatto che i palestinesi abbiano una loro profonda identità di popolo, che, spesso in cattiva fede, si è cercato di occultare, perchè altrimenti si sarebbe messo inevitabilmente in luce il non diritto d'Israele sulla terra di Palestina, ma per comprendere ciò è necessario ripercorrere questa intensa e drammatica storia. Il primo congresso sionista, dal nome del movimento ebraico fondato da Theodor Herzl, un israelita di Vienna, avvenne a Basilea nel 1897. Scopo del movimento era la creazione di uno Stato ebraico in Palestina, mentre nemica del movimento era considerata l'assimilazione, considerata responsabile di allontanare gli ebrei dalla propria religione ed, in ultima analisi, dalla propria ebraicità. L'assimilazione era considerata da molti sionisti (come ammesso più recentemente da Nahum Goldman, ex presidente del Congresso mondiale ebraico e della Confederazione sionista mondiale), un pericolo maggiore dell'antisemitismo. Su quest'ultimo termine è necessario soffermarsi, dato che è improprio, anche se è ormai invalso nell'uso corrente: quello dei semiti è infatti un insieme di popolazioni affini dal punto di vista etnico-linguistico, comprendente diverse etnie del passato e della contemporaneità. Gli stessi arabi sono semiti, ed i palestinesi sono per la quasi totalità arabi. Con il termine antisemitismo si indica invece una ostilità generalizzata verso gli ebrei, e non verso gli altri semiti in generale. Piuttosto che di antisemitismo è quindi più giusto parlare di antiebraismo, di antigiudaismo. |
Religiosi palestinesi a Gerusalemme, 1930 |
Questo risentimento era motivato da ragioni essenzialmente economiche (contro gli ebrei considerati già nel Medioevo usurai avidi), e religiose, (ostilità dovuta al fatto che fossero responsabili dell'uccisione di Gesù Cristo, e che anche in seguito seguissero l'antica legge, rifiutando la nuova religione cristiana). Quasi mai l'ostilità agli ebrei ha avuto motivi razziali all'origine, anche se con Hitler si parlò di problema razziale, ma questo era almeno in larga parte dovuto in realtà a motivi economici, dato che gli ebrei rivestivano in Germania posti di alto rilievo a livello finanziario. Infatti la politica razziale del Terzo Reich non impedì ai tedeschi di allearsi coi giapponesi, certo di origine assai diversa dal popolo della Germania. Senz'altro nel fascismo i provvedimenti di ostilità verso gli ebrei non avevano un'origine razzista in senso proprio (a parte il fatto che la stragrande maggioranza degli ebrei del mondo era ed è indistinguibile fisicamente dai popoli occidentali), ma furono motivati in parte dall'accresciuta influenza di Hitler (il quale additava anche la presenza di numerosi ebrei nel movimento bolscevico e filo-bolscevico), ed in parte dalla circostanza che gli ebrei si sentissero innanzitutto tali, e solo secondariamente parte dello Stato italiano, proprio mentre il fascismo esaltava il sentimento della Patria ed il nazionalismo. Comunque, alle origini del sionismo, nazismo e fascismo ancora non si profilavano all'orizzonte, ma già il movimento sionista mostrava intenzioni colonialiste e razziste, coniando lo slogan poi ripreso da Golda Meir "Una terra senza popolo per un popolo senza terra" , compiendo già mentalmente una espulsione, dato che gli ebrei originari della Palestina erano all'inizio del Novecento il 10% della popolazione dalla Palestina, il resto erano palestinesi. All'epoca la stragrande maggioranza degli ebrei viveva nell'Europa orientale, specie in Russia (ora la più numerosa comunità ebraica vive negli Stati Uniti), ma già si progettava una emigrazione di massa di ebrei verso la Palestina (all'epoca parte dell'impero turco-ottomano), per motivi sciovinistici e religiosi (l'idea di essere il popolo eletto e di avere diritto ad una terra promessa in Palestina, considerata nell'antichità culla della religione ebraica, anche se quella terra è importante anche per il Cristianesimo e per l'Islam da un punto di vista religioso). I sionisti si adoperarono quindi per cambiare la natura demografica della Palestina. Fu così fodato, nel sesto congresso sionista del 1903, il Fondo nazionale ebraico, quale unica istituzione responsabile della colonizzazione delle terre di Palestina, che tutt'ora persegue il suo obbiettivo. Il Karen Kayemet le Israel era una multinazionale finanziaria, che sotto l'alone religioso della redenzione della terra promessa, mirava ad impadronirsi della terra palestinese. Tutto ciò cominciò a minare la convivenza con la popolazione araba, anche se nel 1948 il Karen aveva acquistato solo il 6% delle terre palestinesi, i cui proprietari erano spesso non palestinesi ma latifondisti giordani e siriani, meno interessati a quelle terre. Un aiuto i sionisti lo ebbero dal ministro britannico Balfour, che nel 1917, durante la prima guerra mondiale (nella quale i turchi erano schierati con coloro che avrebbero perso, e gli inglesi coi vincitori), promise agli ebrei la creazione di un "focolare nazionale" ebraico in Palestina, non si parlava apertamente di Stato, e si dichiarava che non si sarebbero dovuti ledere i diritti degli arabi di Palestina, ma era un incoraggiamento al progetto sionista, rafforzatosi quando, con la fine della guerra mondiale, gli inglesi ricevettero il mandato della Palestina, divenuto effettivo nel 1923. Tutto questo aggravò ulteriormente il rapporto tra arabi ed ebrei nell'area ....
Fine prima puntata-continua
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