L'immarcescibile Negroponte

C aratteristica principale dell'ideologia americanista è l'unilateralismo, per cui gli sbandierati principi di rispetto dei diritti umani vengono violati, spesso all'interno, ed il più delle volte all'esterno, negli interventi illegali ed imperialisti degli statunitensi.

John Negroponte

Ultimamente l'imperialismo americano ha ampliato purtroppo la propria sfera d'azione, con i recenti interventi in Europa, Somalia ed Iraq, ma storicamente la sua zona principale d'intervento sono state le nazioni vicine dell'America Latina, considerate come una sorta di cortile di casa degli americani. Pochi mesi fa le due questioni si sono ulteriormente intrecciate con la nefasta nomina di John Negroponte ad ambasciatore degli Stati Uniti in Iraq. Evidentemente in questo caso l'esperienza viene considerata fondamentale: Negroponte è noto per essere stato l'anima nera dell'amministrazione Reagan in Honduras, negli anni ottanta. Anche in quel caso Negroponte ebbe la carica di ambasciatore degli USA, e nell'ambito peraltro di un'altra "guerra al terrorismo", quella dichiarata dai sostenitori di Reagan in Centramerica. In quell'epoca l'Honduras era il luogo con la più grossa sede al mondo della Cia. All'epoca Negroponte, detto "El Procònsul", titolo dato ai potenti di epoca coloniale, venne ritenuto responsabile da organizzazioni in difesa dei diritti umani di essere dietro il terrorismo di Stato contro oppositori politici, attuato dall' esercito honduregno filoamericano. A sua volta il governo honduregno taceva, per avere assicurati aiuti americani, in cambio della svendita del proprio Paese, ridotto, nonostante l'opposizione di tanta parte della sua popolazione, a testa di ponte per l'imperialismo a stelle e strisce, in modo da colpire da lì il governo sandinista del vicino Nicaragua. Già dal luglio 1979, periodo della rivoluzione sandinista che aveva rovesciato il governo filoamericano di Somoza (nella famiglia Somoza ci si alternava al potere in modo simile ad una dinastia), gli USA aumentarono le proprie ingerenze nel Paese latinoamericano, temendo l'orientamento filo-cubano del nuovo governo nicaraguense.

Dall'Honduras, Negroponte arruolava un esercito di mercenari nicaraguensi, i contras, spesso responsabili d'innumerevoli gratuite violenze, con lo scopo di sconfiggere il governo sandinista, che fondamentalmente voleva riempire di significato la fino ad allora solo formale indipendenza del Nicaragua, oltre ad aver approvato misure di giustizia sociale in una terra nella quale era molto diffuso il latifondo. Il risultato fu una drammatica guerra civile che lasciò stremato il Nicaragua, con decine di migliaia di persone uccise e con più della metà dei bambini denutriti, tasso superato in America Latina solo da Haiti, altro principale bersaglio d'interventi americani durante il secolo appena trascorso. In Nicaragua negli anni ottanta, così come in Iraq nel 2003, si tentò invano di appellarsi al diritto internazionale, ma il risultato fu analogamente un triste e tragico esempio di arroganza del governo statunitense. Infatti in entrambi i casi organismi internazionali dettero torto all'amministrazione di Washington (l'ONU per la vicenda irakena e la Corte internazionale di giustizia dell'Aja per quella nicaraguense), ed in tutti e due i casi gli yankees tirarono dritti per la propria strada. Nel 1984, infatti, nonostante la ragione accordata al governo nicaraguense che aveva citato in giudizio l'amministrazione Reagan, ordinando la cessazione dell'uso illegale della forza, divenne ancora una volta palese l'irrisione verso la legalità internazionale di quel governo, tramite la parole del consulente legale del Dipartimento di Stato Abraham Sofaer.

Lo scrittore ebreo israeliano Abraham Yehoshua

John Negroponte

Infatti, Sofaer spiegò che, dal momento che la maggior parte del mondo non condivideva la logica della Casa Bianca, essi si sarebbero ugualmente riservati il potere di agire come se quelle questioni spettassero alla giurisdizione degli Stati Uniti. Come da copione, anche il sostegno ai contras in Nicaragua venne presentato come un capitolo della guerra al terrorismo. La mistificazione statunitense e dei loro alleati, sia con Reagan sia con Bush jr, oltre che in molteplici altre occasioni, è ancora una volta quella di fissare l'attenzione soltanto sul terrorismo antigovernativo (e spesso denominando a torto "terrorismo" tanti episodi di legittima resistenza), e di non calcolare assolutamente il terrorismo di Stato. Per sua stessa natura, il terrorismo di regime, proprio perchè ha dietro di sè un apparato statale, non può che essere molto più distruttivo ed ingiustificabile di quello dei singoli e dei gruppi, proprio perchè a differenza di questi esso ha a propria disposizione molti più mezzi. Spesso si dice che il terrorismo sia l'arma dei deboli: solitamente è vero nel caso del terrorismo antigovernativo, di chi non possedendo navi, carri armati, aerei, usi il proprio corpo come arma. Nel caso del terrorismo di Stato, è assente anche l'attenuante della mancanza di altri mezzi di ribellione a causa della sproporzione di forze in campo. Eppure, spesso sulla stampa ad alta tiratura il concetto di terrorismo di Stato stenta ad affermarsi: può esserne esempio una recente intervista concessa da una cosiddetta colomba israeliana, e cioè lo scrittore Abraham Yehoshua. In realtà Yehoshua non è proprio una colomba...infatti nell' intervista concessa alla giornalista Paola Cariddi su L'Espresso numero 43 dell'anno corrente, così egli risponde ad una domanda con la quale gli si proponeva di dare una definizione di terrorismo:

"Se parliamo dei nazisti, ad esempio, possiamo dire che sono stati mostri. Ma non terroristi. Indossavano uniformi, manifestavano se stessi, combattevano perfettamente armati. Non si può dire che la Germania nazista fosse uno Stato terrorista. I nazisti hanno bombardato Varsavia, gli inglesi Dresda, uccidendo persone innocenti: ebbene, questo non può essere chiamato terrorismo. [...] In ogni guerra sono stati uccisi civili. Ma non possiamo per questo dire che l'America faceva del terrorismo quando bombardava il Vietnam del Nord e uccideva innocenti [...]". Ad una domanda poi su quali regole dovessero essere tenute in piedi anche in caso di conflitti, Yehoshua risponde, riferendosi proprio al conflitto israelo-palestinese: "Questo è un tipo di guerra in cui, in un certo senso, tutto è legittimo. Perchè è un conflitto tra due società [...]". A parte il fatto che le regole, anche in guerra, sono patrimonio della civiltà, sul terrorismo non è in gioco solo una questione semantica: restringendo il significato di terrorismo (che letteralmente vuol dire spargere il terrore per fini politici) soltanto a quello praticato da bande armate o da singoli, comunque con fini antigovernativi, Yehoshua e con lui i sostenitori di politiche atlantiche e sioniste, tentano di assolvere i propri Stati di riferimento, sminuendone le responsabilità. In questo modo, lasciano passare in secondo piano anche la propria proclamata contrapposizione al nazifascismo, salvo poi recuperarla quando gli fa comodo, e cioè nella propria opposizione alle persone che animano forme di resistenza nei loro confronti. Contro questi oppositori, definiti sovente "nazi-islami-comunisti", ed etichettati come il "male assoluto", gli atlantisti filosionisti hanno ancora ora pronti i vari Negroponte di turno....

Ronald Reagan

[Questo articolo è stato pubblicato sui seguenti giornali: Rinascita, il Quotidiano di Caserta]



Antonella Ricciardi