Ritorno di una probabile "strategia della tensione"
S volta determinante all’udienza del 6 maggio 2022, nell’aula bunker di Rebibbia, al processo per i fatti del 9 ottobre a Roma, in merito agli scontri durante i quali era stata attaccata la sede del sindacato CGIL. Si respirava un’aria diversa già da qualche giorno dopo la scarcerazione dell’ unica donna in carcere Pamela Testa, di Salvatore Lubrano e dopo la revoca del carcere per Roberto Fiore a conclusione di quasi sette mesi passsati nei carceri “punitivi” di Poggioreale e Frosinone ; il 18 maggio, poi, è stata la volta della scarcerazione di Aronica e Castellino, che a loro volta hanno ottenuto la detenzione domiciliare, forse anche a dimostrazione dell’ importanza delle dichiarazioni da loro rese in aula nel momento più delicato del contraddittorio. La Corte, evidentemente, è stata scossa da quanto emerso. Scarcerazioni avvenute senza il clamore degli arresti, ma scarcerazioni importantissime. A Poggioreale Fiore e gli altri avevano contratto il Covid in una situazione drammatica, di sovraffollamento assurdo ( 9 persone a cella); avevavno poi dato luogo ad una protesta civile e non violenta a cui aveva partecipato “Nessuno tocchi Caino” con una visita dell' On Bernardini e di Sergio d' Elia che ha messo in luce l' orribile situazioni delle carceri in Italia in generale e a Poggioreale in particolare. Le dichiarazioni della Digos e della Polizia di Stato, su di un corteo non autorizzato da parte della destra antagonista di Forza Nuova, si sono scontrate con la prova documentale, emersa dalle relazioni scritte dalla stessa Digos, di un corteo invece autorizzato, “con un percorso dinamico”, per raggiungere la sede della CGIL e affollato di migliaia di persone non apparteneneti a nessun partito o movimento. L’italiano del documento esprime limpidamente, con logica inequivocabile, che la manifestazione, della quale era stata chiesta l’autorizzazione, aveva ricevuto appunto l’autorizzazione dal Questore: lo ha rimarcato la stessa presidente del Tribunale, dott.ssa Nicchi. Così, è stato accertato che, da una parte, il vicequestore di polizia Silvestri affermava che il corteo non era autorizzato, smentendo le sue dichiarazioni scritte che attestano il contrario: Silvestri, quindi, smentisce se stesso, con un documento firmato da lui e da altri nove colleghi e rischia con gli altri di fatto una incriminazione per falsa testimonianza. Vedremo cosa diranno gli altri otto suoi colleghi, il 20 giugno. Peraltro, la trattativa tra il dirigente di Forza Nuova, Aronica, ed il responsabile Digos della polizia, Silvestri, è stata filmata: le immagini ritraggono un Aronica dialogante e collaborativo, che, dopo un secondo rinvio, ottiene l’autorizzazione alla manifestazione dallo stesso Silvestri. Insomma, la ricostruzione che era passata con grande rilievo sui mass media, che aveva presentato la narrazione di un corteo non autorizzato e sedizioso nella forma e che avrebbe portato al reato di devastazione, è entrata in una fase di grave debacle: si scontra infatti con la verità fattuale, poiché è emerso che le dichiarazioni di polizia non hanno rispettato i fatti, la cui verità emerge, invece, da incontestabili fonti scritte ed immagini filmate. Emergono, inoltre, immagini che testimoniano la tranquillità con cui si era svolto il corteo da Piazzale Flaminio per via Washington (villa Borghese) fino a Piazzale Brasile. Tuttavia, una manifestazione prevista per poche migliaia di persone, in realtà si rivela di enorme dimensioni con una Piazza del Popolo piena con attorno alle 50/60 000 persone ( la Polizia parlerà di 12.000 persone minimizzando numeri e situazione); la ministra dell’Interno Lamorgese aveva dichiarato di aver mobilitato 890 uomini delle forze dell’ordine, ma nella deposizione Silvestri parla di 330 uomini in divisa: le cifre sono comunque inferiori a quelle che un servizio d’ordine di questo tipo normalmente comporta. Inoltre, spiega l’avvocato Trisciuoglio, una volta dimostrata, con tale udienza, che il corteo era autorizzato, cade conseguenzialmente anche l’accusa di devastazione, che si deve basare per forza su una turbativa dell’ordine pubblico. Già in precedenza, peraltro, non era stata accettata la costituzione di parte civile dell’Anpi (Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani), in quanto considerata del tutto fuori contesto: ogni tentativo mediatico di mettere la pecetta di squadristico o fascista è caduta con l’ esclusione dell’ ANPI. Tornando all’udienza del 6 maggio, e’ emerso un vero e proprio scontro tra la narrazione dei principali mass media e la verità dei fatti: al riguardo, è utile ricordare che la ministra Lamorgese avesse fondato tutta la sua invettiva sul fatto (seguita a ruota da svariati partiti) che la manifestazione non fosse autorizz ata: narrazione confutata appunto dall’udienza del 6 maggio. Eppure, nonostante la manifestazione fosse in realtà autorizzata, una versione infondata dei fatti ha portato varie persone ad essere arrestate e sbattute in parte nel carcere di Poggioreale, tra cui il segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore: una situazione in cui è impossibile comunicare (viste anche le discutibili procedure COVID di isolamento nell’ isolamento), è difficile organizzare una difesa sia giuridica che politica ed i diritti minimi degli arrestati vengono disinvoltamente aggirati creando nel paese un isterico attacco senza contradditorio. Rimarranno, naturalmente, da chiarire aspetti significativi di quea detto che vi sono procedimenti in corssta vicenda: ricordiamo che la manifestazione del 9 ottobre era stata indetta per protestare contro le sanzioni ai lavoratori che non avevano il green pass sul luogo di lavoro. L’intenzione era coinvolgere la CGIL in una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori, rispetto al sentire diffuso di una fuga dalla responsabilità da parte di chi, pur non disponendo che la vaccinazione fosse ufficialmente obbligatoria, volesse costringere i cittadini a vaccinarsi attraverso una estorsione del consenso: a questo proposito vale la pena di ricordare che vi sono procedimenti in corso nei confronti del presidente del Consiglio Draghi per il reato di estorsione del consenso. Una manifestazione, quella del 9 ottobre, quindi, indetta per questioni particolarmente scottanti: caduto, quindi, il castello accusatorio, riguardo i reati di corteo non autorizzato e di devastazione, che risultano non sussistenti, c’è da chiedersi, così, chi abbia concretamente assaltato la sede del sindacato: analizzando i dati, si può osservare che gli imputati di questo processo nella quasi totalità siano stati filmati solo all’esterno, e non dentro la sede della CGIL. Una ipotesi al riguardo può essere connessa proprio al numero assai più alto di persone presenti, rispetto a quelle ufficialmente attese: sarà da approfondire se possano essersi infiltrati poi estremisti indipendenti, e se vi siano stati episodi addirittura di ricerca dello scontro, per alimentare repressione: episodi da tristemente nota strategia della tensione. In effetti, uno degli episodi che maggiormente hanno alimentato lo scontro è stato l’investimento, da parte della polizia di un attivista di Forza Nuova, Ursino: le immagini di tale drammatica sequenza sono state tagliate, tanto da non rendere chiaro che gli scontri in Piazza Brasile siano stati generati proprio dall’investimento di Ursino, rimasto appunto ferito. Inoltre, un episodio che richiama perfino la fantapolitica di Orwell, a proposito di manipolazioni deformanti della realtà, ha riguardato il ruolo di un autodenunciatosi agente ( infiltrato finchè non è stato scoperto)), che rovesciato un blindato, ha poi cercato di motivare la sua azione affermando di avere tentato di verificare la forza ondulatoria scaricata dal mezzo… Fermo restando, quindi, la condanna di atti di violenza, non è sempre chiaro chi siano gli aizzatori o gli esecutori materiali di determinati atti. La CGIL è stata certamente vittima di deprecabili atti di violenza, ma vittima forse anche di una situazione da strategia della tensione; una parte, minoritaria, dei manifestanti, è stata sì violenta, ma una gran parte è stata a sua volta vittima di violenti pestaggi da parte delle forze dell’ ordine e nonostante fosse inerme ed avesse le mani alzate. Del resto, già l’ex presidente Cossiga aveva confermato l’esistenza di tecniche della strategia della tensione, per attirare odio ingiustificato verso manifestanti considerati eversivi: una cinica tecnica, per infondere paura, e rafforzare il potere di apparati deviati, addetti, appunto, alla repressione del dissenso. Novità, quindi, di sapore tristemente antico e ricorrente, nella storia italiana; del tutto positiva, però, è stato, rispetto ad abusi in nome di un concetto sbagliato di ragion di Stato, il tornare ad affermarsi del rispetto dello Stato di Diritto, oltre che del rispetto dei fatti. [Questo articolo è stato pubblicato sul giornale telamatico "Caserta24ore-Il Mezzogiorno e su "Giustizia Giusta", giornale a cadenza mensile, in carta stampata ed on line]