Ancora una volta, convegno a Pollena Trocchia contro la violenza alle donne
A ncora una volta, momenti ricchi di autenticità, e senza retorica, nel nuovo convegno, organizzato nel comune vesuviano di Pollena Trocchia, per focalizzare meglio l’attenzione e fare il punto sul contrasto alla violenza alle donne. Organizzato il 24 novembre 2022, nella sala consiliare “Falcone e Borsellino” del comune, alla vigilia della Giornata Mondiale contro la violenza alle donne, è stato occasione per analisi originali e non scontate. Erano presenti, tra il pubblico, anche alunne ed alunni del locale “Istituto Comprensivo Donizetti”. D’altra parte, quanto avviene nella fascia scolastica è come una semina, germoglia con il tempo, ed è un investimento etico per il futuro, per l’interiorizzazione di valori di non violenza. L’incontro si è aperto con i saluti istituzionali del sindaco, Carlo Esposito. Sono intervenute la prof.ssa Carmen Filosa, insegnante dell’Istituto Comprensivo “Donizetti” di Pollena Trocchia, poiché la scuola educa e forma; la prof.ssa Imma Guariniello dell’IC-“Foscolo-Oberdan” di Napoli, sull’educare fin da piccoli cosa voglia dire violenza alle donne; l’ispettore Francesco Garofalo, sulla realtà dei maltrattamenti dal punto di vista giuridico; la maestra Miriam Grossi e Raffaele Velotta, della compagnia teatrale “Stramoody’s”, in “Mi chiamo Valentina e credo nell’amore”; la presidente del Graffito d’Argento, Annamaria Romano, che ha presentato un nuovo opuscolo; inoltre, vi sono state declamazione dei poeti del Graffito e declamazioni di pensieri e cartelloni dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Donizetti”. Un ruolo fondamentale lo ha avuto la preside, dott.ssa Angela Rosauro, dell’Istituto Comprensivo “Donizetti”, ed ha moderato la dott.ssa Maria Flocco… Tornando al contrasto alla violenza, è emersa la consapevolezza che in questo compito educativo, prima di tutto, abbiano un ruolo le famiglie, con un compito non facile, poiché certamente nessun manuale potrà istruire in che modo essere genitori; eppure, sta proprio ai genitori il compito più avvincente, quello di educare al bello, al sentimento, al rispetto. Era presente, inoltre, una foto ricordo di Mahsa Amini, la ragazza curda colpita violentemente dalla polizia morale iraniana, una specie di “buoncostume”, perché non portava in modo integrale il velo… eppure, non devono essere gli integralisti religiosi, né i libertini, né altri, a decidere al posto delle donne. E ricordando che il Corano e l’Islam in generale non c’entrano di per sé; peraltro, anche qualche donna con il velo islamico ha partecipato all’incontro, affiancandosi agli altri partecipanti, in una sala in cui campeggiava un crocifisso, in un clima di tranquilla tolleranza. il problema è invece la visione oscurantista e deformata con cui la mentalità patriarcale e prevaricatrice cerca di sopraffare la libertà femminile; tanto che, al riguardo, sono state ricordate varie figure di donne delle epoche più diverse, perseguitate in modo trasversale per la propria indipendenza: tra queste, la grande filosofa neo-platonica Ipazia, inventrice dell’astrolabio (uno strumento astronomico, per localizzare la posizione del Sole e di altre stelle, legata al giorno ed all’ora, per una determinata latitudine), che fu anche matematica, accusata di stregoneria ed assassinata barbaramente da una folla di fanatici, in epoca tardo-antica; la pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi, violentata dal brutale Agostino Tassi e torturata alle dita delle mani: una “prova”, per dimostrare che avesse detto la verità, non rinnegata neanche di fronte alla violenza fisica; anche il caso di Indira Gandhi era stato ricordato: donna premier dell’India, in prima fila contro i matrimoni combinati imposti in modo forzato, assassinata dalle sue guardie del corpo nel 1984. Anche il caso emblematico di Malala Yousufzai, la giovanissima pakistana impegnata a favore delle donne in aree rurali, tra Pakistan ed Afghanistan, ferita in un attentato talebano, e poi premio Nobel per la pace è stato ricordato… Tutte storie esemplari, tenendo presente che chi faccia violenza contro una donna sia un uomo fallito, ignorante di cuore, che non sappia usare il linguaggio delle parole. Tra i simboli, erano presenti diverse paia di scarpette rosse, a rappresentare, assieme a qualsiasi posto vuoto, una donna che fosse stata vittima. Sono stati fatte ulteriormente presenti, naturalmente, le misure per difendere le donne dalla violenza, tra cui il 112, numero europeo, che accetta anche denunce anonime, oltre al 1522, pure specifico contro le violenze. Inoltre, è stato ricordato anche l’ammonimento del questore e la circostanza per cui solo in un caso su diverse migliaia di ammoniti fosse degenerato in femminicidio. Sono stati ricordati anche i protocolli da codice rosso, per urgenza differenti dalle normali denunce. In tale incontro quindi, che è molto più di un rituale, si alza il sipario su delle situazioni, in modo non asettico, anche con la forza espressiva del teatro… Una performance teatrale di particolare impatto e forza espressiva, infatti, era stata appunto interpretata durante la serata, con un’anticipazione di alcuni momenti dell’opera: “Mi chiamo Valentina e credo nell’amore”, che successivamente verrà messa in scena interamente. In tali intensi momenti, si è rappresentata la vicenda di una romantica ragazza “innamorata dell’amore”, che aveva creduto a “Candy Candy ed a Julia Roberts”, e si chiedeva se avesse sbagliato a farlo, dopo essersi innamorata di un uomo che all’inizio poteva apparire un appiglio per darle sicurezza, per poi rivelare tratti narcisistici e lati ombra, a tratti molto prevalenti. Un uomo che forse aveva interiorizzato un “sistema di vita” di prevaricazione (si ricorda che a sua volta era solito prendere schiaffi dal padre), ma che, invece di prendere le distanze da certi atteggiamenti, li riproponeva, ponendosi al centro di tutto, ai danni di Valentina… Un uomo che si rivela autocentrato, regalandole un abbonamento allo stadio, che in realtà interessava a lui, ostacolando il suo ingresso nel lavoro, che diventa brutale nella sua malsana gelosia, senso del possesso, che si manifestava in violenze psicologiche e fisiche. Un uomo, che, alla fine, viene lasciato, perché l’amore non fa sentire sbagliati, non fa stare male gratuitamente…altrimenti, appunto, la persona è da lasciare. Era seguita una canzone in tema, su una donna che non si è persa, di fronte a un fare da padrone, e non era troppo tardi per arrivare a una soluzione. Questi incontri, del resto, aiutano a far emergere uno stato di coscienza più profondo, tenendo presente, chiaramente, notava in particolare la dirigente scolastica Rosauro, che il cambiare la mentalità è un processo lentissimo, spesso si attua nelle generazioni; in questo senso, la scuola ha un ruolo importantissimo, per quanto possa molto poco da sola, ma debba interagire con altre componenti fondamentali della società. Del resto, le libertà si conquistano, le cose gratuite non si trovano facilmente, si rifletteva ancora in proposito…. Emerge la consapevolezza che ci sono donne vittime anche perché di tempra forte, in quanto debbono dimostrare di essere sempre all’altezza, e nello stesso tempo non rinunciano ad essere dolci e tenere… Del resto, donne che hanno subito abusi, ma sono sopravvissute, si possono definire addirittura fortunate, rispetto alle tante che, come in un bollettino di guerra, sono state uccise in femminicidi. Sono seguite spontanee e toccanti poesie scritte da bambine e bambini della scuola, che esprimevano l’esigenza di uno stop alla violenza, per fare la differenza; erano presenti anche ragazzine più grandi dell’Istituto Comprensivo, truccate come se avessero subito violenze, per esprimere in modo più vivido e realistico la drammaticità di determinate situazioni. Vi sono stati pensieri dai toni poetici anche in napoletano, che in modo espressivo hanno comunicato un ripudio della violenza. Ancora una volta, inoltre, è stato presentato un opuscolo davvero bello ed incisivo, scritto dalla presidente dell’associazione “Graffito d’Argento”, Annamaria Romano, e dal socio Vincenzo Pisano, “L’urlo silenzioso”, che mette sotto i riflettori il buio quotidiano di madri, figli e sorelle, per invitare a dire basta ad inaudite violenze: un testo illustrato in modo molto espressivo ed artistico da disegni che richiamano i fumetti, che rendono il tutto molto più vivido ed espressivo. L’opuscolo era completato da un originale segnalibro, contrassegnato da un fiocco rosso, con pensieri rivolti alla battaglia segreta combattuta contro la violenza da tante donne, a volte anche rispetto alle cicatrici su dolorose ferite dell’anima: pensieri di verità, della prof.ssa Imma Guariniello. Ancora una volta, quindi, il comune di Pollena Trocchia si è distinto per varietà di iniziative contro la violenza alle donne, che è una delle forme più allarmanti che può assumere la sopraffazione: già nel 2020 era stata posata una panchina rossa in memoria di vittime di violenza, per iniziativa soprattutto di Annamaria Romano; così nel 2022, il 25 novembre (il giorno dopo il convegno) è stata posta una ulteriore panchina rossa, dedicata in particolare alla sorelle Mirabal, giovani dominicane, vittime di violenza, dal cui ricordo è partita la giornata contro questa piaga mondiale della violenza alle donne. Con il patrocinio della dott.ssa Zeneida Isidra Sierra, dominicana, presidente del Centro per la Famiglia e l’Infanzia SS. Giovanni e Paolo, è stato così posto, in piazza Ottocalli, un nuovo emblema simbolico contro una vile violenza, attuata da uomini deboli: una barbarie che va combattuta soprattutto con la forza non violenta dell’elevazione verso i sentimenti migliori. [Questo articolo è stato pubblicato sulla versione digitale del giornale "Dea Notizie" e sul giornale on line "Caserta24ore"]