Intervista con Ivanoe Santoro |
Ivanoe Santoro |
Per un’analisi del caso di
Carlo Parlanti il più possibile approfondita, obiettiva e scientifica sono
fondamentali gli studi degli esperti in materia di medicina.
Tali rapporti medici possono contribuire a rendere il caso più chiaro,
circostanza particolarmente importante in questo periodo, nel quale Carlo
Parlanti si sta battendo per ottenere un processo di appello: il secondo grado
nei processi, infatti, negli Stati Uniti non è scontato (tranne che
per i condannati a morte), e, per legge, può esservi solo in presenza di
rilevanti elementi a favore di chi sia stato già condannato, tramite una
petizione di “habeas corpus”. In pratica, negli Stati Uniti ottenere un secondo
grado di giudizio è come in Italia il riuscire ad ottenere la revisione del
processo dopo i tre gradi di giudizio… Un’altra questione cruciale riguarda poi
il tentativo, da parte di Carlo Parlanti e di chi lo sostiene, di ottenere un
appello a livello federale e non di contea, per avere maggiori garanzie di
obiettività di valutazione, date le numerose incongruenze, ormai dimostrate,
nel modo di condurre le indagini, che si sono verificate da parte della contea
di Ventura.
Sono molteplici, infatti, gli elementi che non tornano nel caso Parlanti: dai
quattro litri di vino che secondo la White questi aveva bevuto prima
d’infliggerle una serie di violenze sessuali e non solo (che per gli esperti in
materia, portano dal coma etilico alla morte, oltre a inibire la possibilità di
atti violenti ed anche, in tale stato, di avere rapporti sessuali), al
raccapricciante dettaglio di un capezzolo che, secondo la White, Parlanti le
aveva quasi staccato a morsi, ma che non è stato
riscontrato dai medici, a molto altro ancora. Dato che la parte specificamente
ginecologica è la più importante nel caso di Carlo Parlanti e di Rebecca Mckay
White, in questa sede si propone un’intervista a un medico, specialista in
ginecologia: il dottor Ivanoe Santoro, già autore di un rapporto molto curato e
dettagliatissimo sull’argomento.
Il dialogo con lo specialista ha soprattutto il fine di sintetizzare, per
renderli più facilmente fruibili ad un pubblico vasto, alcune argomentazioni
sul caso, elaborate dallo stesso dottor Santoro. Bisogna, tuttavia, anticipare
alcune considerazioni di ordine generale che costituiscono la premessa
indispensabile alle argomentazioni in esame e che costituiscono parte integrante
ed imprescindibile della relazione stessa del Dr. Ivanoe Santoro sul caso e che
si riportano quali necessarie introduzioni
alla stessa nostra intervista. In particolare occorre premettere che le
possibilità che ha un Medico di
esporre un proprio parere sul caso, dovrebbero sempre e comunque derivare
da: a) una raccolta di dati anamnestici quanto più completa possibile e b) una
visita clinica, condotta di persona sul/la paziente.
Nel caso specifico, il Dr. Santoro non ha intervistato e visitato personalmente
la sig.ra White; egli, pertanto, esprime delle considerazioni di massima, il cui
valore, ovviamente, è da provare da parte di terzi, direttamente, se
tecnicamente possibile, sulla paziente.
Solo, infatti, dopo un’adeguata anamnesi familiare, personale fisiologica e
patologica, nonché ostetrico-ginecologica, dopo una visita generale e
ginecologica,avvalendosi, peraltro, dei risultati di esami specifici, sarebbe
stato possibile, per il Dr. Santoro come per chiunque altro, specie in
concomitanza temporale stretta con i fatti di cui al dibattimento, rilasciare
dichiarazioni di assoluta valenza medico-legale in ambito specialistico.
La relazione e le risposte del Dr. Santoro appaiono, quindi, incentrate solo e
soltanto sulle risultanze degli atti e sugli aspetti, per così dire,
“ginecologici” dell’accusa a carico del sig. Parlanti. Le parti riguardanti,
infatti, sia le presunte violenze a livello anale sia il presunto stato di
bbrezza/intossicazione etilica, esulano dalla specifiche competenze di questo
Specialista.
Quanto di seguito si illustra, emerge, quindi, solo da una disamina dei fatti
sul piano squisitamente dottrinale, logico ed ideativo, sulla base della
descrizione fatta dell’accaduto con risultanze che presentano, ovviamente, il
limite di scaturire solo e solamente,appunto, da un processo
razional/speculativo, senza alcuna rispondenza dimostrabile, dal Dr.
Santoro, sul piano puramente clinico nel caso in esame.
All’epoca dei fatti di cui si parla, il Dr. Santoro ignora se la sig.ra White
fosse in semplice menostasi (assenza dei flussi mestruali per assenza
dell’organo da cui i flussi mestruali si originano – utero) o anche in menopausa
(situazione contraddistinta dall’assenza della funzionalità ovarica – nel caso
specifico per asportazione chirurgica associata a quella dell'utero come
nell'Isterectomia totale con annessiectomia bilaterale). La Dr.ssa Agnesina
Pozzi, a sua volta autrice di un rapporto medico basato
sugli atti del processo, ed il cui lavoro è stato portato a conoscenza del Dr.
Santoro, riferisce che la sig.ra White si trovava in post-menopausa precoce dopo
un intervento da lei subito in precedenza e classificato genericamente quale
“isterectomia”. Un’altra premessa fondamentale riguarda le modalità di approccio
clinico e di laboratorio cui si dovrebbe sottoporre una presunta vittima di
violenza
sessuale, modalità di cui non si rinviene traccia nella relazione della Dr.ssa
Pozzi, che è la base principale delle informazioni del Dr. Santoro sul tema.
Anche se, infatti, “ricordata o riportata” a distanza di tempo, una presunta
violenza sessuale dovrebbe sempre condurre ad una serie di
accertamenti sul piano ginecologico oltre che biochimico che sono stati, a dire
della Collega del Dr. Santoro, del tutto mancati in questo caso. Ecco il
documento con le domande al Dr. Ivanoe Santoro e le sue risposte al proposito.
RICCIARDI: “Rebecca Mckay White, nel suo atto di accusa contro Carlo Parlanti,
aveva dichiarato, tra le altre cose, di avere subito una violenza sessuale
consistente nell'introduzione forzosa del pugno chiuso di questi nella vagina.
Tuttavia, la donna aveva subito anni prima, quando era trentenne, una
isterectomia totale: può spiegare, in sintesi, lei che è persona senz’altro
qualificata in materia, essendo Specialista in Ostetricia e Ginecologia e
Dirigente Medico Ospedaliero nella stessa disciplina, oltre
ad essersi occupato, per conto dell’ASL, anche di relazioni congressuali aventi
per tema l’assistenza alla donna presunta vittima di violenza sessuale in ambito
Ospedaliero, perchè tale dato rende non attendibile la possibilità di una tale,
efferata violenza?”
Dr. SANTORO: “Non è che tale violenza non sia possibile. L'introduzione di una
mano chiusa a pugno in una vagina è un atto che può essere eseguito. Occorre,
però, una preparazione particolare fatta di una dilatazione progressiva specie
dell'anello vulvare, di una lubrificazione enorme, oltre che di una posizione
ben definita (meglio se “ginecologica”) da parte della "ricevente", che,
ovviamente dev’essere consenziente per evitare seri danni. Le situazioni in cui,
secondo il racconto della White, invece, ciò sarebbe avvenuto, sarebbero, però,
molto diverse. L'introduzione della mano e non solo del Sig. Parlanti sarebbe,
infatti, avvenuta con forza, d'impulso o d'impeto, mentre costui era sotto
effetto di enormi quantità di alcoolici, senza alcuna preparazione o
lubrificazione preventiva, peraltro in una vagina di donna non consenziente,
resa senz'altro meno elastica e distensibile dalle modificazioni indotte sia
dalla presumibile menopausa sia dall'intervento ablativo eseguito decenni
prima.”
RICCIARDI: “Ancora secondo la White, Carlo Parlanti sarebbe andato avanti,
penetrandola non solo con la mano ma arrivando fino all'avambraccio dentro la
sua vagina: è possibile? E quali danni può provocare ciò?”
Dr. SANTORO: “E' stato elaborato un fotomontaggio che ritengo molto veritiero
per ciò che concerne le dimensioni della mano atteggiata a pugno del Sig.
Parlanti, del suo polso e del III inferiore del suo avambraccio, da parte della
Sig.ra Anedda [la findanzata italiana di Carlo Parlanti, n.d.R.]. In questo fotomontaggio si sovrapponeva l'immagine di cui sopra a
quella di un apparato genitale interno femminile, rispettandone le proporzioni e
le dimensioni relative. Già da questo fotomontaggio ci si può rendere conto
immediatamente e già solo sul piano puramente visivo, di quali danni potenziali
questa eventualità può essere foriera.
Come ho già spiegato nella relazione che ho inviato alla Sig.ra Anedda il
fotomontaggio costituiva, peraltro, un artifizio, per così dire, "migliorativo"
della reale situazione della Sig.ra White, dal momento che ilcollo dell'utero ed
il corpo dell'organo, nel suo caso, erano assenti per gli esiti dell'intervento
ablativo, all’epoca dei fatti in esame. Così, sempre con riferimento al
fotomontaggio, l'immagine di relazione a quella del pugno, del polso e del III
inferiore dell'avambraccio del Sig. Parlanti avrebbe dovuto essere limitata alla
sola vagina, resa, peraltro, ancora meno profonda (in senso longitudinale)
dall'asportazione del cosiddetto "collaretto vaginale" che inevitabilmente viene
asportato insieme al collo dell'utero in caso di isterectomia totale.
Ciò avrebbe, in estrema sintesi, potuto comportare:
a) danni all'area di sutura vaginale superiore (area della cosiddetta "cupola
vaginale") consistenti, essenzialmente, in un vero e proprio "sfondamento" della
stessa, con possibile irruzione del corpo penetrante nello scavo pelvico, a
contatto, quindi, con strutture interne quali peritoneo, vasi sanguigni
arteriosi e/o venosi dell’area addominale inferiore e pelvica, anse intestinali
ileo-coliche, mesentere, omento e vescica, potenzialmente a rischio di
contusioni, lacerazioni e/o lesioni da strappo;
b) danni vascolari per lesioni prevalentemente a carico delle pareti laterali
della vagina e dell'area dell'introito vulvo-vaginale, comportanti emorragie sia
venose sia arteriose, alcune delle quali, se a carico di vasi di calibro
maggiore, potenzialmente pericolose in maniera immediata per la vita stessa;
c) esiti a distanza facilmente comprovabili quali: squarcio della cupola
vaginale con guarigione a distanza parziale e non netta, come per “seconda
intenzione” con tessuto di granulazione bene evidente, irritazione peritoneale,
possibile “evisceratio” di anse intestinali all'interno del lume vaginale
attraverso la soluzione di continuità già nominata della parete vaginale
superiore;
d) danni legati ad una patologia flogistico/irritativa
(peritonismo/peritonite) qual è quella conseguente al contatto fra realtà
anatomiche normalmente sterili quali sono gli organi intraperitoneali e
strutture portatrici di una carica inquinante fisiologica quali quelle a
contatto con l'esterno quali una mano, un polso ed un III inferiore di un
avambraccio di una persona in caso di sfondamento traumatico di una cupola
vaginale residua ad un intervento d'isterectomia totale, oltre che per risalita
di germi normalmente colonizzanti l’ambiente vaginale in un cavo peritoneale
senza più una barriera anatomica quale la porzione superiore di una vagina
suturata o richiusa per seconda intenzione su taglio netto, previa disinfezione,
come in corso di intervento chirurgico ablativo. Si tratta, quindi, di danni
molto evidenti e gravi sul piano della morbosità e della morbilità del soggetto
ricevente, alcuni dei quali addirittura potenzialmente letali.”
RICCIARDI: “C’è la possibilità, per una donna, di uscire viva dalle violenze
descritte dalla White ed attribuite all'opera del Parlanti? E se pure ci fossero
delle possibilità, in che modo, dal punto di vista fisico, risulterebbe?”
Dr. SANTORO: “Ci sarebbero possibilità in caso di:
a) mancato sfondamento della cupola vaginale
b) assenza di complicanze emorragiche di grado elevato
c) assenza di lesioni organiche, vascolari ed infettive secondarie a
penetrazione/sfondamento nell’area interessata Sul piano puramente teorico e
dottrinale, le possibilità che non si fossero potute verificare il primo o le
seconde sono alquanto scarse, stando alle modalità con cui la presunta violenza
si sarebbe svolta. Non dimentichiamo, infatti, le condizioni in cui questo
stupro sarebbe avvenuto:
a) in maniera aggressiva, forzata e certamente non progressiva o altro
b) in donna non consenziente
c) in donna non rilasciata o (meglio ancora) anestetizzata
d) da parte di un uomo di corporatura robusta in preda ad ubriachezza (se non a
delirio alcoolico, viste le quantità riportate come assunte dal Sig. Parlanti
secondo l'accusa della Sig.ra White e contenute nella relazione della Dr.ssa
Pozzi) RICCIARDI: “Quali sono gli accertamenti che normalmente si effettuano in
casi di presunto stupro? Tali analisi sono mancate, del tutto o in parte, nel
caso di Rebecca Mckay White? Glielo chiedo sapendo che lei ha avuto visione
della relazione, in materia, di un’altra esperta in campo medico, la dottoressa
Agnesina Pozzi, la quale ha avuto presenti i vari sviluppi del processo
attraverso i suoi atti.”
Dr. SANTORO: “Nella mia relazione sul caso Parlanti-White sono contenuti le
prove e gli esami di Laboratorio nonché i controlli clinici che dovrebbero
essere eseguiti in sede di accertamento medico-legale in casi come quello in
questione. Mi sembra che questi accertamenti siano stati del tutto assenti o
quasi in questo caso, prendendo come punto di partenza la relazione elaborata
dalla Dr.ssa Pozzi.
Dai rilievi eseguiti dagli esperti sulla scena del presunto crimine e riportati
dalla Dr.ssa Pozzi, peraltro, non sono stati rilevati segni “ambientali” legati
a questo stupro. Mancano anche “tracce” cliniche generiche e ginecologiche delle
violenze e dell’aggressione denunciate, sulla stessa Sig.ra White.
Pertanto, riprendendo quanto dichiarato in questa intervista e quanto riportato
più ampiamente nella mia relazione, l’intera descrizione della vicenda, a me
relazionata, contrasta in maniera alquanto evidente e stridente con quanto io
possa sapere in tema di Anatomia Descrittiva, Topografica, Chirurgica e
Patologica dell'Apparato Genitale femminile o in tema di Clinica Ginecologica e
di Medicina Legale”.
Intervista dell’11 dicembre 2009; introduzione e domande di Antonella Ricciardi