Intervista ad Amadio Bianchi |
Amadio Bianchi |
RICCIARDI: “Il “Comitato del Festival dell'India”, nel quale lei ha un ruolo fondamentale, promuove la conoscenza della cultura dell'India e dei Paesi affini, in particolare attraverso lo studio e la divulgazione di due antichissime e prestigiose dottrine indiane: quella dell'Ayurveda, nella quale medicina, filosofia e religione s'intrecciano, e quella della disciplina psico-fisica dello Yoga... Tenendo presente che, nell'ambito di questa intervista, non ci può essere lo spazio sufficiente per una descrizione esauriente dei principi di Ayurveda e Yoga, può però, per i lettori, mettere in risalto soltanto alcuni degli aspetti di queste dottrine che preferirebbe fossero meglio conosciuti in Occidente?”
BIANCHI: “Allora, certamente un ruolo importante che hanno queste discipline in Occidente è quello di farci ritornare la memoria relativa alla nostra reale costituzione, che non è una costituzione di tipo materiale, ma è una costituzione che prevede la presenza di una parte fisica e di una parte non fisica nel nostro essere… E già questo direi che non è poco. Poiché noi, vivendo immersi, identificati in certi aspetti parziali dell’esistenza (e con la crisi che ancora di più che ci ha rimessi a contatto con i problemi della sopravvivenza), siamo concentrati soprattutto sulla realizzazione di cose pratiche: per pratiche intendo il successo dal punto di vista materiale, di una nostra realizzazione dal punto di vista economico. E ci stiamo completamente dimenticando di una parte fondamentale, che è la parte nostra della vita interiore e dell’altro 50% della nostra costituzione, che è quella che in questi momenti sta causando gravissimi problemi, gravissime indisposizioni: perché se ci fate caso i nomi delle indisposizioni odierne sono appunto lo stress, il panico, lo stato d’ansia, che sono sicuramente non di derivazione fisica, materiale…”
RICCIARDI: “ Certo…”
BIANCHI: “Siamo oggi a dei livelli veramente forti, perché sette persone su dieci soffrono di questi disturbi. E questi disturbi sono causati dalla mancanza di contatto, e quindi di conoscenza, della gestione della nostra parte non fisica, materiale. Spero con questo di farmi capire…”
RICCIARDI: “Certo, del resto l’ambito della mente umana è ancora poco conosciuto…”
BIANCHI: “E’ ancora poco conosciuto dagli occidentali perché la praticano poco, però è profondamente conosciuto da migliaia di anni, invece, da un pubblico, da un popolo, l’indiano, che si è molto dedicato a questo tipo di ricerca, e quindi ha imparato e insegna come gestire questa parte che è proprio quella che, per mancanza di conoscenza, ci sta causando grossi problemi.”
RICCIARDI: “Rimanendo su Yoga ed Ayurveda, vediamo che queste discipline, pur legate concettualmente al mondo spirituale induista, vengono a volte praticate, però, anche da persone che non professano questa religione: insomma, ne vengono presi degli aspetti; lei, in particolare, ha scelto di aderire anche all'Induismo oppure è rimasto della sua tradizione religiosa originaria? Insomma, le chiedo fino a che punto è immerso in questo tipo di mondo…”
BIANCHI: “Innanzitutto ci tengo a dirle che è una domanda molto bella”.
RICCIARDI: “Mi fa piacere, grazie. Forse è un po’ personale, ma pensavo che in fin dei conti potesse essere interessante”.
BIANCHI: “Allora, prima di tutto intendo precisare che Yoga ed Ayurveda sono sorte molto prima di certe religioni, e quindi sono scienze assolutamente laiche”.
RICCIARDI: “Legate, credo, agli scritti dei Veda [libri filosofico-religiosi indiani, molto antichi]: a qualcosa di ancora precedente, e che poi è stato inglobato, in parte…”
BIANCHI: “Forse risalgono ad anche prima dei Veda: sono stati reperiti anche nei vari scavi di Mohenjo Daro [località un tempo parte dell’India, attualmente compresa politicamente nel Pakistan, n.d.R.], del Nord dell’India, delle statuette che sono datate a molte migliaia di anni prima di Cristo, con la rappresentazione, per esempio, di una persona seduta in meditazione, ecc… Allora, il mio punto di vista è questo: queste sono discipline che sono nate prime delle religioni, quindi dovrebbero essere assolutamente laiche e praticate come tali. Sono due scienze, se vogliamo. Poi, per quanto riguarda la scelta personale di un maestro, che non ha nulla a che vedere con una scelta dei suoi discepoli, dei suoi allievi (quindi sto parlando di me), io, per esempio, ho scelto di rimanere e anche di riconoscere, di continuare ad abbracciare la mia cultura, che è quella cristiana, perché il mio nome stesso vi dà un messaggio, direi, abbastanza importante…”
RICCIARDI: “Amadio?”
BIANCHI: “Esatto!”
RICCIARDI: “Nomen est omen: il nome è tutto, in questo caso, diciamo…”
BIANCHI: “Quindi ho un atteggiamento abbastanza spirituale nella mia vita, forse anche un poco influenzato da questo nome importante che porto. Non rinuncio e non ho rinunciato né alla mia cultura né alla mia religione, ne ho abbracciato però anche un’altra, che è proprio quella dell’Induismo.”
RICCIARDI: “Quindi ha una visione per certi aspetti sincretica, se posso definirla così?”
BIANCHI: “Sì, sì, da certi punti di vista appunto è così. Ritengo che l’Induismo abbia una sua visione che mi permetta di essere anche cristiano, perché se vado a vedere come si fa a essere hindu, si vede che per essere tale si deve seguire il dharma…”
RICCIARDI: “La legge…”
BIANCHI: “Ossia posizioni eticamente corrette, credere nella legge del karma, cioè nella legge della causa ed effetto, alla quale non ho nessunissimo problema come studioso a credere, e riconoscere una certa autorità anche nei testi antichi indiani”.
RICCIARDI: “Quindi lei comunque vede una buona conciliabilità tra le due tradizioni spirituali.”
BIANCHI: “Assolutamente, e l’una non esclude l’altra. Io ho accettato anche quella induista, nella quale sono iniziato, ma proprio perché la sento: è una mia scelta, sono iniziato ormai da quasi diciotto anni o diciannove. Sento molto forte tutte e due, e riconosco in tutte e due una certa mia appartenenza”.
RICCIARDI: “Insomma, una cosa non esclude l’altra e ci si arricchisce con entrambe.”
BIANCHI: “Ci tengo a precisare che la scelta di un insegnante o comunque di un maestro, rispettosamente, non deve essere quella degli allievi…cioè questo riguarda la mia storia personale.”
RICCIARDI: “ Certo…Infatti io solo a lei chiedevo”.
BIANCHI: “Io mai influenzerei un mio allievo per dirgli che cosa deve fare, che cosa deve diventare. Fa parte del rispetto verso gli altri.”
RICCIARDI: “Poi, tornando a Yoga ed Ayurveda, sono a volte praticate anche da medici, sono state anche affiancate alla medicina occidentale, vengono appunto anche attuate da esperti in medicina europei, e così via, e vengono considerate comunque come qualcosa che può arricchire ed ampliare le conoscenze dello stesso medico, e ciò vale anche in psicologia…”
BIANCHI: “Assolutamente, assolutamente: se una persona è aperta ed evoluta, accetta dei suggerimenti da qualunque parte del mondo dovessero arrivare; l’importante è crescere e lavorare per certi fini. Se uno si occupa di salute, e alcuni consigli gli vengono dall’Ayurveda perché non inglobarli, perché non proporli, perché non accettarli?”
RICCIARDI: “Bene… Con la vostra associazione celebrate, anche in memoria del Mahatma Gandhi, una “Giornata della Non Violenza” (il 2 ottobre, giorno della sua nascita), ed un Simposio Spirituale denominato: "Raggi di un'Unica Luce", giunto alla sua seconda edizione: può fornire più dettagli su queste iniziative?
BIANCHI: “Allora,
innanzitutto queste due discipline che lei ha citato, lo Yoga e l’Ayurveda, sono
sicuramente discipline di pace: si occupano di salute, e la pace è anche
conseguenza di uno stato di salute…”
RICCIARDI: “Pace anche interiore, penso, oltre che pace esteriore: può generare anche quella esteriore questa pace interiore…”
BIANCHI: “Direi che se non trova un risvolto pratico tutto quello che è teorico rimane fine a se stesso, e quindi può interessare e non interessare, voglio dire…e questa è una cosa. Poi mi ha chiesto di "Raggi di un'Unica Luce": come dice la parola, il titolo stesso, è il pensare che, dato che nel mondo esiste la diversità di approccio, ci sia poi magari, alla fine, un’unica realtà…”
RICCIARDI: “Sì… Varie vie per arrivare ad un’unica meta?”
BIANCHI: “Quindi questo vuol essere un approccio volto a trovare un dialogo, se vuole, interreligioso: cioè cercare di trasformare un dialogo religioso in un dialogo spirituale… lo spirito è una cosa comune a tutte le forme di pensiero anche religiose, perciò questo vuole essere il tentativo di trovare questo dialogo che va oltre la chiusura di magari qualche parte di una mentalità che possa ancora essere un po’ stretta, ristretta”.
RICCIARDI: “ So che promuovete la divulgazione anche di diverse arti tradizionali dell'India: danza, canto, musica anche con valenze storiche, di valore storico, artigianato, cucina, folklore in generale... Può darci qualche dettaglio in più su alcune di queste attività?”
BIANCHI: “Allora, musica, danza e canto portano dei messaggi dall’antichità molto interessanti, specialmente lo sono quelli indiani, e noi facciamo delle proposte e qualche volta ricostruiamo anche pezzi di storia…le dò un esempio: la danza del flamenco, come i maestri di flamenco sanno, è di derivazione indiana… In che senso? La cosa risale all’epoca di un’invasione musulmana, con un capo che si chiamava Tamerlano, che se la prese un poco con i gypsies, cioè con gli zingari, con i nomadi…”
RICCIARDI: “Che poi sono migrati dall’India?”
BIANCHI: “Sono migrati dall’India”.
RICCIARDI: “Ah, è molto interessante questa cosa.”
BIANCHI: “Certo, ma molto. Guardi, sono partiti dall’India, sono passati al Sudafrica, hanno risalito l’Africa, e, giunti in Egitto, si sono divisi in due tronconi: uno ha continuato per la Turchia, è risalito fino alla Romania: dove oggi troviamo gli zigani; e l’altro, invece, ha attraversato l’Africa del Nord, tramite lo stretto di Gibilterra è passato alla Spagna e si è insediato nella zona dell’Andalusia, dove questa danza (della quale troviamo le radici in India, nella danza katak), la ritroviamo in alcuni passi del flamenco, che però ha avuto anche una sua evoluzione propria. Quindi oggi il flamenco si presenta come un’espressione abbastanza autonoma, però i maestri di flamenco sanno troppo bene che è di derivazione, che discende da questa danza katak indiana che hanno portato le persone che fuggivano da questa terribile persecuzione discriminante: i nomadi, che erano fuggiti di là e sono arrivati fino a lì”.
RICCIARDI: “Comunque leggevo, sapevo, che ci sono certi nomadi in India che sono di origine proprio zingara: i banjara…quindi questo retaggio tuttora è vivo, questa derivazione culturale dall’India delle popolazioni zingare…è molto interessante, ed è un collegamento anche con l’Europa, visto che oggi molti zingari sono europei, sia pur di origine asiatica.”
BIANCHI: “Certo, certo”.
RICCIARDI: “Da
quanto tempo esiste il vostro Comitato e quali altri programmi avete realizzato
ed avete intenzione di portare avanti?
BIANCHI: “Mah, guardi, adesso stiamo operando con un’espressione del governo in India per cercare di creare una settimana (a questo proposito fra poco riceverà un’informativa, un’e-mail collegata a me), una prima “Surya Notizie” ” [“Surya” vuol dire “Sole” in sanscrito, antichissima lingua letteraria indiana, n.d.R.] dove leggerà che ci sarà ad ottobre 2010, con il governo che collaborerà, il governo della zona che comprende la città di Bhopal …”
RICCIARDI: “Quella della tragedia causata della fabbrica americana”.
BIANCHI: “Brava, brava: che memoria..."
RICCIARDI: “Del 1984; purtroppo è un fatto che lì c’è stato, per cui giustamente va ricordato.”
BIANCHI: “E’ storia: è successa questa grande tragedia. Ora la zona e la regionesono totalmente risanate, e a 14 km da Bhopal è nato Maarish Patanjali, che è una figura di riferimento storico per lo Yoga perché è il codificatore, è il monaco che scrive e descrive per la prima volta che cos’è lo Yoga e come lo si deve praticare. Ora noi abbiamo pensato di dar vita, in occasione del “Patanjali Jayanti”, che era il compleanno di questo personaggio, che trova spazio intorno a 2000, circa, anni fa, e creare una “Patanjali Week”, cioè una settimana, per la prima volta, al mondo, tutta dedicata a questo Patanjali. Stiamo lavorando all’interno del Madhya Pradesh, appunto…”
RICCIARDI: “E’ il nome di questo Stato federato dell’India…”
BIANCHI: “ Sì. Siamo già stati ospiti del governo per due giorni: abbiamo discusso di questa cosa, l’abbiamo in un certo senso presa a cuore, e stiamo lavorando e operando per creare (proprio in India sarà) questa settimana meravigliosa. Poi ci si dedicherà a Yoga e Ayurveda durante la settimana, ma soprattutto sarà dedicata a Patanjali.”
RICCIARDI: “Veniamo all’ultima domanda: siete parte di una rete culturale che appunto va oltre l'Italia: in quanti Paesi del mondo è diffusa la vostra organizzazione?”
BIANCHI: “Allora, noi oggi ci presentiamo con questo slogan: “United in diversity” e la nostra associazione è composta da quattro grandi o più associazioni internazionali, e siamo presenti in sessantadue Paesi: allora, queste grandi associazioni sono la “World Community” (ciascuno di noi ha un suo sito), il “World Movement for Yoga and Ayurveda”, l’ ”International Yog Confederation”, che ha sede a Delhi, e “European Yoga Federation”, ele varie federazioni ed associazioni collegate a noi, di carattere europeo o nazionale. Tra le più grandi vi sono, glielo ripeto, la “World Comunity for Indian Culture International Disciplines” (denominazione completa), la “World Movement for Yoga and Ayurveda”, “European Yoga Federation”, ”International Yog Confederation” (“Yog”, vuol dire Yoga: è scritto in hindi). Queste sono le quattro più grosse, che si muovono “united in diversity”, che significa unite nella diversità, con lo scopo di, sotto il proprio ombrello, raccogliere un po’ tutta l’espressione mondiale di affezionati a queste discipline”.
Intervista del 14 dicembre 2009; [Questo servizio è stato pubblicato sulla versione on line delgiornale Dea Notizie, sui giornali temematici Caserta24ore, Corriere di Aversa e Giugliano, Il Mezzogiorno Libri News, Italia Sociale, Qui Calabria, sulla testata giornalistica in carta stampata L'Altra Voce] introduzione e interventi di