Seconda intervista ad Antonella Ricciardi alla radio iraniana I.R.I.B. |
ABBASI: “Tavola rotonda: in nome di Dio, salve gentili ascoltatori, benvenuti all'appuntamento di questa settimana, a questo dibattito in Studio. Oggi, dopo mesi, torniamo a parlare di un problema internazionale, che da anni sembra davvero senza fine: parliamo di Palestina... a fra poco. Allora, gentili ascoltatori, prima di iniziare nel vivo della discussione, come di consueto iniziamo con la presentazione dei gentili ospiti: abbiamo in collegamento telefonico con noi la dottoressa Monia Benini, presidente della lista "Per il Bene Comune": salve, dottoressa, e grazie per avere accettato il nostro invito.
BENINI: "Salve, e grazie a voi per avermi invitata".
ABBASI: "E' con noi anche la dottoressa Antonella Ricciardi, studiosa ed
autrice del libro "Palestina-una terra troppo promessa": salve e grazie per la
sua partecipazione".
RICCIARDI. "Salve, e grazie a voi, naturalmente".
ABBASI: "Da oltre 70 anni la parola Palestina è sinonimo di guerra, morti,
feriti... Il problema di questa terra contesa sembra davvero un dramma infinito,
e sono pochi, sempre minori, gli spiragli di speranza. Oggi vogliamo parlare un
po' degli ultimi fatti inerenti a questa terra e pure vogliamo fare un
riferimento alla storia sempre per poter comprendere meglio i fatti... intanto,
si potrebbe partire dallo stesso termine Palestina, che è ormai ambiguo: cosa
vuol dire "Palestina"? Quella del 1948? Le terre del 1967? Oppure quei due
pezzetti di terra divisi tra loro, cioè Gaza e Cisgiordania? Qual è la giusta
definizione? E iniziamo proprio da qui...: […] Dottoressa Ricciardi, da un punto
di vista storico, visto che lei se n'è occupata maggiormente, da un punto di
vista legale, quale sarebbe la vera Palestina?"
RICCIARDI: "Allora, questa è una domanda sicuramente molto, molto importante e
che sottolinea un nodo cruciale: la Palestina storica in realtà va oltre i
territori della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, e comprende anche
decisamente quello che attualmente è Israele, che è il 77% della Palestina
storica, che comprendeva appunto l'attuale Israele, la Striscia di Gaza, la
Cisgiordania e una piccola porzione di Golan, che perlopiù, però, è siriano...e
vediamo in effetti che questa terra aveva una stragrande maggioranza di
popolazione palestinese. I palestinesi erano la maggioranza della popolazione
all'epoca della spartizione: erano circa il 70% della popolazione...quindi, se
fosse stata data loro la parola, se avessero fatto scegliere a loro se ci
dovesse essere o no questa partizione, questi sicuramente avrebbero (secondo
quanto avevano poi anche espresso) voluto che la Palestina rimanesse unita.
Ricordiamo, inoltre, che i palestinesi erano oltre il 90% all'epoca della Prima
Guerra Mondiale...quindi, all'epoca dei primi insediamenti (spesso illegali) dei
coloni ebrei. Quindi, questa maggioranza del 70% che rimaneva sarebbe stata
ancora maggiore se non ci fosse stata questa colonizzazione abusiva di ebrei
provenienti perlopiù dall'Europa...per cui, certamente la Palestina va oltre
Cisgiordania e Striscia di Gaza: storicamente e geograficamente".
ABBASI: "Benissimo: quindi oggi dobbiamo dire, constatare che ai palestinesi
è stata tolta gran parte della loro terra. Ora, ci sono diverse opinioni: c'è
chi dice che i palestinesi dovrebbero riprendersi la loro terra attraverso il
dialogo, intrattenendo negoziati; c'è chi dice che i negoziati non servono, e
bisogna passare alle armi. Secondo lei, dottoressa, quindi, qual è la via
migliore che questo popolo può ricercare per riprendersi le terre perdute e per
tante altre cose: per recuperare i propri diritti, diritti perduti....sono
tanti, non sto qua ad elencarli...[…]; ora faccio la stessa domanda alla
dottoressa Ricciardi: considerati i 60 anni di crisi in Medio Oriente, oltre 60
anni, qual è la via di uscita migliore che i palestinesi possono intraprendere?"
RICCIARDI: "Mah, diciamo che purtroppo, effettivamente, i negoziati, almeno nel
modo in cui sono stati condotti, con una mediazione non certo sopra le parti
degli Stati Uniti (che poi erano i mediatori, diciamo così, determinanti), non
hanno portato assolutamente a risultati soddisfacenti, e quindi, in effetti, dei
negoziati condotti in questa maniera, ecco, io non li vedo assolutamente forieri
di sviluppi positivi. Insomma, ricordiamo che i palestinesi dei territori di
Cisgiordania e Striscia di Gaza stanno su circa un 23% di Palestina storica, e
di questo 23% sono arrivati a controllare direttamente circa un 20%: quindi si
tratta di una percentuale talmente bassa, talmente minima, talmente che ricorda
i Bantustan del Sudafrica (insomma, delle enclavi di territori circondati da una
potenza ostile). Insomma, non credo in questi tipi di negoziati. Sicuramente la
Resistenza armata è stata inevitabile, ed è stata un esempio di eroismo per
l'umanità. Poi, se ci potessero essere, se si potesse integrare tutto ciò anche
con dei negoziati (ma condotti in maniera più onesta), diciamo: ben vengano...ma
io ho i miei dubbi che ciò possa avvenire...spero possa avvenire, ma certamente,
attualmente, non ci siamo ancora. E secondo me c'è stato qualche errore anche da
parte di una certa leadership palestinese di Al Fatah, che ha ceduto troppo
facilmente su dei punti. Certo, era con le spalle al muro, però, comunque quando
si scende già al minimo di richiesta è chiaro che poi l'altra parte si trova già
facilitata, e tende a far scendere al di sotto del minimo le richieste, diciamo
così, di base. Infatti, vediamo che Israele non ha mai accettato l'idea di uno
Stato realmente indipendente, con una propria sovranità, con un controllo dei
confini, ecc..., nei territori di Striscia di Gaza e Cisgiordania, che pure
sarebbe stato comunque un qualcosa di assolutamente minimo per i palestinesi, e,
in fondo, di molto vantaggioso per Israele, che si è appropriato, in modo
contrario al diritto naturale, ripeto, di quasi l'80% del territorio
palestinese. Poi, se si applicasse, voglio sottolineare, una vera democrazia in
quei territori, e si permettesse il ritorno dei profughi palestinesi (peraltro
sancito dal diritto internazionale) vediamo che quei territori, democraticamente
e non con la violenza, tornerebbero a maggioranza palestinese, e quindi,
insomma, democraticamente e non con la violenza si sovvertirebbe lo Stato
sionista, che non esisterebbe più in quanto sionista. Quindi, ci sarebbero pure
dei modi per ripristinare una certa giustizia, però al momento, ovviamente,
questo è difficile: è molto difficile. Però, ripeto, i negoziati dovrebbero
essere condotti in maniera, in modo più equo: la giustizia stessa è equilibrio,
e finora di equilibrio non ce n'è stato quasi per niente."
ABBASI: "Allora, grazie. Facciamo una piccola pausa e poi torniamo in Studio.
I territori palestinesi, come abbiamo detto all'inizio, sono divisi: c'è la
Striscia di Gaza e c'è la Cisgiordania, ed è una divisione non solo sul
territorio, ma coincide anche con le fazioni politiche palestinesi: abbiamo
Hamas e abbiamo Al Fatah...questi due gruppi che non riescono più nemmeno a
trovare l'unità. Ci sono, come sempre, diverse opinioni su entrambi i gruppi:
c'è chi definisce, ad esempio, Al Fatah un gruppo serio, Hamas no, al contrario
c'è chi definisce quelli di Al Fatah un po' traditori nei confronti degli ideali
del popolo palestinese, invece ad Hamas dà dei difensori. […]
Allora, volevo fare qui solo una domanda alla dottoressa Ricciardi: se questa
cosa dell'embargo, in maniera davvero così asfissiante abbia dei precedenti
nella storia del conflitto israelo-palestinese...".
RICCIARDI: "Beh, sì, vediamo che comunque la strategia dell'assedio purtroppo è
stata utilizzata in parecchi casi, insomma, per quanto riguarda il conflitto con
i palestinesi: già le stesse città autogovernate della Cisgiordania venivano,
praticamente, diciamo, comunque strette nella morsa dell'assedio da parte delle
autorità israeliane, da parte delle stesse colonie, che alla fine sottraevano
acqua, per esempio: anche questo è un modo per creare, comunque, una stretta,
attorno a delle comunità: ricordiamo che gli israeliani controllano circa l'80%
dell'acqua della Cisgiordania; ricordiamo che anche all'estero i palestinesi
sono stati spesso assediati: per esempio, possiamo ricordare quanto avvenuto in
Libano nel 1982, dove, per distruggere le basi dei palestinesi, si è dato vita a
una terribile campagna, detta "Pace in Galilea", che ha portato all'uccisione,
da parte dell'esercito ebraico, di circa 20.000 civili, palestinesi e libanesi,
eccetera... Però, quest'ultimo embargo è particolarmente grave, perchè è stato,
diciamo così, innanzitutto istituzionalizzato...e poi è stato, insomma, voluto
da una serie di posizioni unilaterali non solo israeliane, ma anche americane ed
europee, appunto: con questo fatto di avere inserito Hamas tra le organizzazioni
terroristiche, nonostante che il gruppo di Hamas non si possa ridurre a
un'organizzazione terroristica, e senza guardare al terrorismo, che lì è anche e
soprattutto di Stato, israeliano. Quindi, voglio dire, io trovo, dal punto di
vista concettuale, simbolico, insomma, una maggiore gravità in un embargo che
non è soltanto un embargo israeliano ma che vede complici anche i governi
europei, americano... Un embargo che è stato attenuato per una serie di beni di
prima necessità, ecc..., ma che comunque permane, e che è assolutamente
criminale. Poi ricordiamo che, storicamente, spesso l'arma dell'embargo è stata
usata per indebolire un nemico, e poi per colpirlo: ricordiamo anche le varie
strategie americane in questo senso, ricordiamo l'embargo nei confronti
dell'Iraq; altri casi possono essere, per esempio, quello di Cuba, e così
via...ma comunque è sempre stata un'arma proprio per sfinire: per sfinire, e
poi, molte volte, per attaccare militarmente, tant'è che poi, anche se non si è
riusciti a rovesciare Hamas nella Striscia di Gaza, però in effetti l'operazione
"Piombo Fuso" avrebbe voluto dare il colpo di grazia ad Hamas. Oltretutto,
guarda caso (ma non è un caso) in realtà fatta propria mentre la presidenza
dell'Unione Europea andava alla Repubblica Ceca che era comunque desiderosa,
insomma, di avere un posto migliore nell'ambito dei Paesi appunto in contatto
con la NATO. Quindi, comunque poteva, in qualche modo, chiudere un occhio di
fronte a questi crimini. Sono cose, comunque, secondo me studiate anche a
tavolino: hanno dei fini molto precisi".
ABBASI: "Benissimo...una piccola pausa e torniamo in Studio. Al di là del
problema di molti Paesi che vogliono chiudere un occhio su questa amara realtà
della Palestina, e che preferiscono il silenzio, c'è anche il problema dei
media: uno dei temi che entra in più stretto contatto con il problema
palestinese. Le notizie serie sulla Palestina mancano, e, se ci sono, o non
raggiungono il pubblico (ad esempio, in Italia c'è un'ottima agenzia, che si
chiama Infopal, e diffonde notizie esatte, ma non ho visto mai che i
quotidiani riportino le notizie che porta), poi, oppure, ci sono sempre notizie
serie sulla Palestina, ma finisce che appunto i mass media che hanno scelto di
dare queste notizie vengano aggrediti. E lo abbiamo visto recentemente nel caso
del tabloid svedese "Akton Blad" [che aveva accusato Israele di traffico di
organi umani, n.d.R.]. Ora, volevo chiedere alla dottoressa Ricciardi: secondo
lei, perchè questo avviene?"
RICCIARDI: "Mah, è chiaro che, praticamente, l'informazione, purtroppo, ha dei
grossi problemi. Anzi, forse i problemi più visibili sono proprio quelli
dell'informazione, perchè chiaramente la lobby sionista è potentissima, e
quindi, in effetti, tende ad influenzare, a mettere il bavaglio, anche a causare
episodi di autocensura, possiamo dire, da parte dei giornalisti. Vediamo
moltissime notizie che non vengono date dai grossi mezzi d'informazione, e
invece chi le dà viene, perlopiù, ignorato, e relegato in piccoli giornali,
molte volte, e così via. Tanti punti chiave non vengono ricordati: ad esempio,
esistono tantissime dichiarazioni di sionisti che dichiarano i loro piani
criminali: ad esempio (per dirne una delle tantissime) lo stesso Sharon
dichiarava apertamente nel '98: "Non c'è sionismo, colonizzazione o Stato
ebraico senza lo sradicamento degli arabi e l'espropriazione delle loro terre".
Eppure queste notizie molte volte non vengono assolutamente ricordate,
nonostante che siano, poi, alla fine, numerosissime le dichiarazioni arroganti
di questa natura. Non vengono ricordati dei punti basilari sul conflitto: tipo
che, ad esempio, all'epoca della nascita dello Stato d'Israele, gli ebrei, in
realtà, erano proprietari soltanto del 6% delle terre, quindi questo vuol dire
che il 94% era in mano palestinese, a parte il fatto che comunque avere la
proprietà su delle terre non significa poterci avere la sovranità sopra, e
quindi, in effetti, viene ricordato, per esempio, sì, che i coloni ebrei avevano
comprato delle terre, ma senza ricordare la percentuale, che era solo il 6%,
senza ricordare che per il diritto, appunto, avere la proprietà di un terreno
non vuol dire averci la sovranità sopra, la sovranità statuale: la sovranità di
uno Stato. Quindi, secondo me, l'informazione, in un certo senso, è il primo
problema, e, ripeto, vedo anche molte forme di autocensura, anche, ma questo
secondo me è un circolo vizioso, perchè più ci si autocensura e più si ha
timore, insomma, di dire qualcosa in più. Se ci si facesse coraggio a vicenda, e
si cominciassero a dire insieme certe cose, io credo che le cose appunto
andrebbero meglio. Ripeto, della Palestina si parla molto, ma spesso molto male,
e quindi i punti essenziali del conflitto non vengono ricordati, per cui questo
appare, più o meno, caotico, incomprensibile, a molti che ascoltano. Le parti
vengono presentate come se fossero pari, ma non è così, nonostante che spesso
parlino da soli i numeri... cioè, ad esempio: nell'ultima operazione "Piombo
fuso" abbiamo visto la morte di oltre 1000 palestinesi, e dall'altra parte ci
sono stati circa 10 morti, alcuni dei quali, in realtà, erano anche arabi
colpiti per sbaglio: quindi, insomma, non c'è proprio paragone, non c'è
minimamente paragone. L'antico motto dell'occhio per occhio qua, insomma, è
diventato circa 100 occhi per occhio; basterebbe la matematica qui
addirittura...la stessa proporzione, anzi questa sproporzione parla chiaro, però
c'è un linguaggio mistificatorio che proprio, in effetti, nasconde queste cose:
i coloni abusivi sembrano soltanto dei civili, i resistenti palestinesi sembrano
dei foschi terroristi, e così via. Quindi sicuramente l'informazione (tranne
lodevoli eccezioni) perlopiù non aiuta. [...]ABBASI: "Benissimo, siamo già oltre
il tempo a nostra disposizione...io ringrazio infinitamente le gentili ospiti di
oggi: la dottoressa Monia Benini, presidente per il gruppo "Per il Bene
Comune"...grazie mille per la sua partecipazione, e speriamo di poterla
ritrovare in altri programmi...".
BENINI: "Grazie mille a voi per il gentilissimo invito."
ABBASI: "Ringraziamo anche la dottoressa Ricciardi: speriamo di poterla
ritrovare..."
RICCIARDI: "Grazie e saluti a tutti".
ABBASI: "Gentili ascoltatori, vi ringraziamo per essere stati con noi anche
questa settimana. Se Dio vorrà saremo con voi anche la prossima, seduti attorno
alla nostra virtuale tavola rotonda".
Intervista ad IRIB del 1° settembre 2009