Dialogo con Mario Merlino |
Ricciardi: “Tra il 1968 ed il 1969 lei ha aderito a correnti di pensiero anarchico, in particolare entrando a far parte dei circoli culturali "Bakunin" e "22 marzo"; tuttavia, la sua posizione è stata caratterizzata da particolare indipendenza di pensiero, in quanto, ad esempio, non ha rinnegato in blocco il suo passato nella destra di origine missina, e soprattutto la militanza in Avanguardia Nazionale, e l'amicizia con Stefano Delle Chiaie. Può esporre, in una sintesi organica, i motivi di cambiamento, ma anche di continuità ideale, che l'hanno portata a queste scelte, di natura particolarmente non conformista?”
Merlino: “Solo
gli imbecilli e in malafede suppongono, affermano, s'impongono nel dichiarare
come il fascismo sia stato rozzo blocco monolitico per bipedi inferiori.
Ignorano, va da sè, il concetto di complessità della storia. L'insulto
semplifica e paga. Ciò vale, in certa misura, per il marxismo e le componenti
libertarie del pensiero alternativo. Il '68 - vengo alla tua domanda - sembrò
far esplodere le contraddizioni del mondo capitalista, della pretesa egemonia
sovietica e satelliti, di certa destra becera e borghese. Forse fu l'utopia
della realtà, molte illusioni e qualche inganno di troppo. L'amico Adriano
Romualdi fin da subito lo ritenne il prodotto dell'uovo marcio della
borghesia... per breve data, lo vedemmo e lo vivemmo quale rivolta
generazionale, percepimmo, ignari e fragili, di respirare “aria di rivoluzione”
e, in suo nome, vi mettemmo mente, cuore, passione. Scrive lo scrittore Céline,
aristocratico ed anarchico, “al principio era l'emozione... l'emozione è
verità!”. Ed io, allora come oggi, condivido. Anarco-fascismo. Penso a Fiume
dannunziana a Berto Ricci al poeta francese Robert Brasillach. Solo pochi esempi
di storie e nomi che dicono poco ai molti, tanto però ad alcuni di noi. Ci
permisero di uscire dalla condizione di minorità intellettuale, dalla gabbia di
valori, maschera del mondo pavido e sciocco dei nostri padri, partito di
provenienza compreso. Tutto il resto ne consegue... '”pirito anticonformista per
eccellenza, antiborghese sempre, irriverente per vocazione”, sono parole di
Brasillach. Retorica? Forse o tentativo fallito di spezzare le catene di
contrapposizioni sterili e strumentali. Le sbarre e i chiavistelli conseguenti
non mi impediscono di pensare che quella era ed è la prima e unica linea di
lotta... “
Ricciardi: “Era stato coinvolto nel processo per la strage di Piazza Fontana,
ottenendo, dopo diversi anni, anche di carcere ingiusto preventivo,
l'assoluzione; in che modo ha vissuto quella drammatica esperienza? Ed ha avuto
modo di farsi un'idea particolare sulle teorie riguardo la "strategia della
tensione", cioè dell'idea che una parte del potere costituito potesse
rafforzarsi, attribuendo colpe ad "opposti estremismi"?”
Merlino: “Non ricordo chi abbia scritto come 'due uomini guardano dalle sbarre della medesima finestra: l'uno vede le stelle, l'altro il fango'. Andiamo oltre, nel concreto. Misurare per anni due metri per tre di una cella non rallegra, non esalta. Ti senti simile a un disco rotto, il mondo ti gira intorno e tu emetti solo note stonate. Sei dentro e ti fai consapevole che vi è del 'giusto' in tutto ciò. Ovvio non per i reati ascritti che appartengono a logiche a te estranee. Faccia al sole e in culo al mondo, il mio motto da sempre, non provocando indistinta e inerme 'macelleria messicana'. Gli anarchici ci mettevano la faccia; gli squadristi pure. Pavolini volle la camicia nera un partito 'di combattenti e credenti' a fare sì da “tiro al piccione” ma sempre fieri disperati con una canzone nell'animo e sulle labbra. Una piccola verità: tu da una parte; il potere dall'altra. Allora impari a non concedere soddisfazione, ti tieni dentro i momenti in cui il cuore trema, la mente oscilla, leggi, scrivi, sostieni gli ultimi esami dell'Università. Più tardi scopri che è più arduo vivere fuori che sopravvivere dentro... indifferenza per il superfluo, lezione non da poco. Interpretazioni, illazioni, sospetti, montagne di carta a spaccare la virgola, a imporre punti esclamativi, cerchietti rossi per i buoni,cerchietti neri per i cattivi. "Andare all'essenziale" scrive Max Stirner (caro a Mussolini che aveva copia dell''unico' sulla scrivania da redattore de "L'Avanti") 'io ho riposto la mia causa sul nulla'. Non può essere sezionato, distrutto, scheggiato, offeso. Il nulla è la tua vittoria, gli altri - chiunque essi siano - hanno perso.”
Ricciardi: “Lei ha animato ed anima attività culturali dense di fermenti: libri, opere teatrali, articoli in giornali, oltre ad avere svolto l'attività di insegnante di filosofia e storia; può accennare quali siano le tematiche che le stiano più a cuore e che, eventualmente, ricorrano in tali suoi percorsi di cultura ed artistici?”
Merlino: “Sì.
Sono stato un uomo fortunato. All'età di 16 anni, ascoltando il mio professore
di greco parlare della nascita della tragedia (difendeva con orgoglio essere
stato discepolo di Goffredo Coppola, studioso e rettore Università di Bologna,
assassinato a Dongo con Pavolini e Bombacci), ne uscii con la certezza di voler
essere in-segnante. E così è stato, nonostante la strada fosse erta di ostacoli
e di ostracismi. Idioti e vili. Ho mostrato come, dalla cattedra, si potesse
"tendere all'universale. Superare l'assurdo dramma che gli altri mi hanno
imposto adosso" (parole non mie, ma tratte dal testamento spirituale di Franz
Fanon). Risposta di Ezra Pound a Pasolini nella straordinaria intervista fine
anni '60: "Curiosità! Curiosità!". Suscitare nel libero gioco della mente,
appunto lasciare un segno come il vasaio che plasma senza premere sulla creta...
Poi vengono i libri - oramai hanno superato la decina - le conferenze gli
articoli esperimenti teatrali, le poesie dal carcere di Robert Brasillach, di
Mishima "La voce degli spiriti eroici", "La rosa fra i denti" - omaggio alla
XMAS. E sempre quella curiosità che non s'arrende, '"'eminente dignità del
provvisorio" sostenuta dalla fierezza e dalla speranza. E, ancora, la domanda -
la si ritrova in una canzone di Gino Paoli -, un po' sbruffona, "cosa farò da
grande?'"..
Ricciardi: “Ci sono particolari, nuovi progetti, cui stia lavorando, e nei quali, forse, potrebbe anche desiderare esprimere analisi, considerazioni, che finora non ha ancora avuto modo di comunicare interamente?”
Merlino: “Prospettive? Mi sembrerebbe presuntuoso farne - anagrafe salute situazioni varie -, ma mi torna a mente una affermazione di Drieu la Rochelle, tratta da “l'Uomo a cavallo”. Scrive: "La sua patria è amara per chi ha sognato un impero. Cos'è la patria se non una promessa d'impero?". Quindi "uno schianto non una lagna" - c'è chi accetta e si accetta nello spazio che s'è trovato e in esso la sua cuccia, vi è però chi avverte l'orizzonte, sempre e comunque, la premessa di un universo concentrazionario. Costui è il nomade, ricordato da Nietzsche in "Umano, troppo umano", l'esule di Plotino e degli gnostici, insomma eternamente in cammino eternamente contro... Forse gli rimangono - mi rimangono - la notte il silenzio le stelle, ma è un buon dono- Chiuso nella tenda, presa la tavoletta, lo stilo, scrivere come s'è trascorso il giorno, sono immagini di Giulio Cesare, e rispondersi se lo si è speso bene. Io credo di sì. E, poi, amore e coraggio non sono soggetti a processo', o sbaglio? Credo che qui si possa concludere
Antonella Ricciardi , Intervista ultimata il 13 luglio 2016