Intervista a Massimo Amore |
Massimo Amore |
In questa intervista, pubblicata in esclusiva su il Quotidiano di Caserta, parla Massimo Amore, esponente napoletano del partito dei C.A.R.C., formazione della sinistra extraparlamentare. I C.A.R.C. hanno un proprio giornale, Resistenza, particolarmente attivo nell'opposizione alle politiche di guerre e sopraffazioni, soprattutto ad opera dell'amministrazione Bush. I C.A.R.C. sono attivi comunque a favore di ogni movimento di autodeterminazione di popolo, da quello palestinese, per cui sostengono l'affermazione di un unico Stato non monoetnico su tutta la Palestina storica, in sintonia coi più validi intellettuali studiosi della questione (a questo proposito si può consultare l'attuale numero di Resistenza del settembre 2005, la cui e-mail è resistenza@carc.it), a quelli europei, ed oltre. Inoltre, Massimo Amore illustra anche l'attività dell'Associazione Solidarietà Proletaria (la cui e-mail è aspibollettino@virgilio.it ) di cui è parte integrante, particolarmente attiva nel sostegno ai detenuti politici nel mondo: si è occupata infatti di prigionieri italiani, tra cui il giovane Angelo D'Arcangeli, turchi, peruviani, e non solo.
D.) E' in atto una significativa mobilitazione in settori della sinistra
radicale per ottenere la liberazione degli attivisti del Nuovo Partito Comunista
Italiano, Angelo D'Arcangeli, Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, detenuti in
Francia. Si va infatti da alcuni settori di Rifondazione Comunista, che vedono
l'impegno anche di Giovanni Russo Spena, al partito dei C.A.R.C. (Comitati di
Appoggio alla Resistenza per il Comunismo), all'A.S.P. (Associazione di
Solidarietà Proletaria), a settori ambientalisti, comprendenti anche il verde
Paolo Cento, ad altre realtà ancora. Di cosa sono accusati questi militanti e
per quale motivo ritiene che sia in atto una ingiusta repressione politica nei
loro confronti?
R.) Dunque, il compagno Angelo D'Arcangeli è stato arrestato il 19 luglio
scorso, ed è un giovane studente in Francia, simpatizzante e collaboratore della
delegazione del (n.) P.C.I. in quel Paese. L'accusa consiste proprio nel
contestare i suoi rapporti col (n) P.C.I. . Membri del ( n) P.C.I. sono Giuseppe
Maj e Giuseppe Czeppel, che sono stati a loro volta arrestati nel maggio scorso,
dopo un periodo di clandestinità durato sei mesi. Inoltre, questi due membri del
(n.) P.C.I erano stati arrestati già nel 2003 con l'operazione repressiva del 23
giugno di quell'anno. Si trattò di un'operazione a carattere internazionale,
perchè coinvolgeva i governi francese e svizzero, nella quale vennero effettuate
centinaia di perquisizioni e vennero coinvolti centinaia di appartenenti al
movimento comunista rivoluzionario, sia in Italia che in Francia ed in Svizzera.
Questa operazione era partita da una inchiesta aperta dalla procura di Napoli,
in particolare dal sostituto procuratore, la dottoressa Stefania Gastaldi, la
quale accusa una dozzina di compagni italiani di associazione sovversiva con
finalità di terrorismo, perchè a suo giudizio, in base ad un'inchiesta fatta dai
carabinieri, dai Ros, queste persone, per loro aderenti al Nuovo P.C.I.. erano
in collegamento con un'altra organizzazione definita terroristica, che era la
Cellula Comunista per la Ricostruzione del Partito Comunista Combattente. In
realtà i militanti e i simpatizzanti del (n.) P.C.I. erano perseguitati da anni,
da decenni: possiamo in particolare accennare a tutta una serie d'inchieste
persecutorie che sono state soprattutto fatte contro il membro della Commissione
provvisoria del Comitato Centrale del (n.) P.C.I Giuseppe Maj, il quale, da
solo, dal 1981 ha subito ben otto inchieste giudiziarie: si è trattato di vere e
proprie persecuzioni e arresti, in più di un'occasione. Tutte queste inchieste
sono in seguito risultate vuote di consistenza; le accuse erano le solite, di
associazione sovversiva: e tutti i provvedimenti sono così decaduti per mancanza
di fondamento. Tutte queste inchieste sono riportate in sintesi nell'appello che
ha fatto l'avvocato Giuseppe Pelazza, uno dei difensori di questi compagni, ed
in particolare di Giuseppe Maj. Questo elenco è stato compilato per dimostrare
che esiste in Italia una vera e propria persecuzione contro i comunisti. Questo
appello è stato messo a punto contro la messa fuori legge del comunismo, contro
la persecuzione dei suoi attivisti. Nel caso di D'Arcangeli poi si è visto come
la magistratura francese collabori attivamente con quella italiana, e quindi
esiste un patto tra il governo italiano di Berlusconi ed il governo francese per
continuare l'opera di persecuzione. Il giovane D'Arcangeli è stato peraltro
arrestato in modo abbastanza duro, violento, alle 5 del mattino, in una casa di
compagni che lo ospitavano a Saint Denis, in Francia, vicino Parigi: è stato
condotto in carcere dai corpi speciali della polizia francese antiterrorista.
L'hanno tenuto per diversi giorni quasi come un desaparecido, cioè nessuno
sapeva che fine aveva fatto, ecc... Tutt'oggi questo compagno è detenuto in
isolamento, viene perquisito più volte al giorno nella sua cella, non riceve
posta dall'Italia, eppure sappiamo bene che gli sono state inviate molte
lettere, molte cartoline...
D.) E' in qualche modo peggio del 41 bis, quindi?
R.) Sì, sono misure veramente particolari, che denotano accanimento.
D.) A qualcuno di questi inquisiti è stata anche contestata la pubblicazione di documenti delle Brigate Rosse, da alcuni considerata illecita. Ci sono però coloro che sostengono che tale pubblicazione sia parte del diritto di cronaca: d'altra parte di solito non si pensa certo di censurare i discorsi di Bin Laden, di Bush, qualunque cosa se ne pensi. Cosa ne dice?
R.) Questo accanimento contro militanti e sostenitori del (n.) P.C.I. vede anche un intervento della procura di Trani, che ha aperto un procedimento penale sempre contro Giuseppe Maj, in quanto direttore de Il Bollettino, pubblicazione dell'Associazione Solidarietà Proletaria: lui ne era infatti titolare, direttore responsabile, nonostante abbia lasciato sia l'A.S.P. sia i C.A.R.C. nel '99, ed è così stato appunto inquisito per la pubblicazione di un documento delle B.R. riportato appunto su un numero de Il Bollettino. Questo documento brigatista era già stato messo agli atti in uno dei processi riguardanti le stesse B.R.. Il Bollettino ha sempre pubblicato questi documenti, essendo parte della libertà di espressione, di parola, di stampa, ecc... Eppure, questo procedimento penale ha già portato ad una condanna a due anni e sei mesi per Giuseppe Maj: quindi questo dimostra la presenza di un tentativo di chiudere la bocca ai rivoluzionari, peraltro violando le stesse leggi democratiche, cosiddette democratiche, dello Stato italiano. L'articolo 21 della Costituzione dice appunto di libertà di parola, di espressione, di opinione, di associazione, e così via. |
Da destra a sinistra, Massimo Amore con Sammi Alaà a Ponticelli (Napoli) |
D.) In che modo pensate di portare avanti la campagna per informare
l'opinione pubblica su queste vicende?
R.) Noi abbiamo avviato, specialmente dall'arresto di Angelo D'Arcangeli, ma già
prima, con gli arresti di Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, una vera e propria
campagna di mobilitazione, d'informazione su questa questione, su questa
persecuzione da parte del governo di Berlusconi, della magistratura italiana,
del governo francese. E' stata una campagna che ha chiamato all'appello tutte le
forze democratiche, del movimento antagonista, perchè questa questione non
riguarda solo strettamente gli inquisiti, riguarda appunto le libertà
democratiche, che sono state conquistate dalla classe operaia, dal movimento dei
lavoratori, da lotte per cui si è versato anche molto sangue, a partire dalla
Resistenza contro il nazifascismo. Noi abbiamo fatto un paragone tra questo
episodio ed il vecchio P.C.I. con Antonio Gramsci, che nel '26, assieme a tanti
altri comunisti ed antifascisti, fu arrestato. Molti di questi dissidenti
politici ci rimisero la vita, in lunghi anni di carcerazione. Lo stesso Gramsci
morì a seguito di lunghi anni di prigione, trascorsi anche da ammalato.
Ricordiamo la frase del pubblico ministero al processo contro Gramsci, che
affermava apertamente e platealmente che bisognava fermare questo cervello, che
era un grosso problema per il regime di allora. Oggi, sotto altre sembianze, c'è
un tentativo di bloccare il rafforzamento del (n.) P.C.I., che si è costituito
il 3 ottobre dell'anno scorso, in clandestinità perchè oggettivamente è
dimostrato, con tutte le cose che abbiamo finora enumerato, che è in atto una
persecuzione verso un certo tipo di pensiero.
D.) Pensa ci siano buone prospettive per una conclusione felice per gli
imputati di questo caso giudiziario?
Giuseppe Maj |
R.) La mobilitazione che è in atto sta portando all'insuccesso i tentativi di demonizzazione del (n.) P.C.I. . Si sono impegnati, come dicevi, Russo Spena, Paolo Cento, parlamentari anche francesi. C'è stata una mobilitazione di lavoratori, di studenti, che è culminata nella manifestazione di Roma del 16 settembre in Piazza Farnese, sotto l'ambasciata di Francia: questa manifestazione rivendicava la libertà dei prigionieri politici. Peraltro, la Francia è un Paese che viene riconosciuto tra i più democratici, dove le libertà sono difese: in realtà è un Paese che, coi suoi 200 prigionieri politici, dimostra che di democrazia evidentemente ce n'è poca. Ci sono prigionieri politici indipendentisti provenienti dalla nazione corsa, che lottano per uno Stato di Corsica del tutto indipendente, sono presenti prigionieri politici baschi, prigionieri politici bretoni, poi prigionieri islamici, arabi, poi membri del Partito comunista spagnolo ricostituito, pure arrestati in Francia, per ordine ed in collaborazione col governo spagnolo.
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D.) Quindi c'è un numero più alto di ciò che si possa pensare di prigionieri
per motivi legati a lotte di autodeterminazione e di opinione?
R.) Sì, soprattutto si tratta di movimenti che rivendicano l'indipendenza,
l'autodeterminazione di popoli oppressi dallo Stato francese, come i corsi, i
baschi, i bretoni. Noi auspichiamo comunque a breve la liberazione dei militanti
del (n.) P.C.I. perchè la mobilitazione delle masse, per cui l'A.S.P. continuerà
a prodigarsi, assieme ai C.A.R.C., proseguirà in questo senso.
D.) In che modo valuta il ruolo svolto dal mondo giornalistico in questa
occasione? Ritiene che stiate ottenendo un'attenzione sufficiente ed adeguata o
per lo più considera che le cose non stiano andando in questo modo?
R.) A livello dei mass media c'è una chiara censura: la stampa, la
televisione ufficiale, in mano ai centri di potere della borghesia, dei padroni,
parla di questi argomenti soltanto quando c'è l'operazione repressiva, facendo
titoloni di prima pagina, parlando di lotta al terrorismo...poi quando la parola
viene presa da tutte quelle forze sociali e politiche in difesa di questi
perseguitati prigionieri, scatta la censura, per impedire che la verità venga
fuori, che si scopra che operazioni etichettate di lotta al terrorismo sono
invece fasulle, e servono soltanto ad alimentare un clima favorevole alla
politica dei governi borghesi, che è antipopolare, tende alla cancellazione
delle conquiste economiche e sociali della classe operaia, dei lavoratori.
D.) Lei è politicamente impegnato sia nei Carc sia nell'A.S.P., movimenti
intensamente attivi contro l'imperialismo ed il neocolonialismo. Può indicare
quali siano le principali cause che sostenete, a livello internazionale?
R.) Sì, sono membro dei C.A.R.C. e dell'A.S.P., che è nata come organismo di massa dai C.A.R.C. , che è stata proposta dai C.A.R.C. : non tutti membri dell'A.S.P. sono però membri dei C.A.R.C.. Noi siamo impegnati da anni nella solidarietà verso i prigionieri politici e anche siamo a favore delle lotte antiimperialiste, c'impegniamo contro l'oppressione degli Stati imperialisti verso popoli oppressi. Ho citato appunto le popolazioni basche, corse, bretoni. Abbiamo fatto varie iniziative in passato, per fare conoscere alle masse popolari, ai lavoratori, quali siano gli obbiettivi di organizzazioni politiche che lottano per l'indipendenza di propri futuri Stati. Abbiamo fatto campagne di solidarietà ai prigionieri politici peruviani, del Partito comunista peruviano, che nel 1986 furono gravemente repressi nelle carceri, dove persero la vita 300 prigionieri politici. |
Angelo D'Arcangeli |
D.) Erano forse collegati al Movimento Tupac Amaru o di Sendero Luminoso?
R.) Erano in particolare del partito comunista peruviano, appunto, più
conosciuto dalla stampa borghese col nome di Sendero Luminoso. Nell''86 vi fu
appunto un grave assalto nelle carceri peruviane, dove furono massacrati 300
detenuti, che lottavano per i diritti nelle carceri, per l'aggregazione e contro
la dispersione dei prigionieri politici nelle prigioni peruviane. Poi abbiamo
fatto delle battaglie morali di solidarietà coi prigionieri politici turchi, che
lottano dagli ultimi anni contro le carceri di tipo <<F>>, che sono le prigioni
dell'isolamento, le carceri della morte. Sosteniamo l'associazione Tayad, che è
dei familiari dei prigionieri politici turchi: abbiamo partecipato, con il
nostro contributo, ai vari simposi che ogni anno organizzano. La Tayad ha
organizzato due anni fa un simposio a Firenze, l'anno scorso a Berlino, e quest'anno
probabilmente si farà a Parigi. Di recente, in quanto A.S.P., abbiamo fatto
anche un comunicato: lo abbiamo diffuso attraverso il sito Internet Indymedia.
Abbiamo sottolineato che alla regione Campania la giunta regionale ha ricevuto
il primo ministro turco Erdogan: abbiamo così evidenziato che qui una giunta di
sinistra ha ricevuto un vero e proprio sanguinario, uno sciovinista, uno che
tiene rinchiusi nelle carceri turche oltre 4000 prigionieri politici. Quindi una
giunta quale quella di Bassolino non avrebbe dovuto assolutamente, in difesa dei
diritti democratici, ricevere una delegazione di questo tipo. Abbiamo promosso
di recente delle iniziative in sostegno della Resistenza irakena, contro la
guerra e l'occupazione militare in Irak da parte degli imperialisti U.S.A.,
appoggiati dal governo Berlusconi. Abbiamo ospitato l'iniziativa di una
Conferenza con Sammi Alaà, che è un rappresentante dell'Alleanza Patriottica
Irakena, appunto per fare conoscere la verità attuale sulla Resistenza irakena
nella sua Patria: è proprio ciò che la stampa borghese cerca di non far
conoscere.
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