Intervista a Paolo Signorelli |
Paolo Signorelli |
In questa intervista, l'ideologo Paolo Signorelli illustra alcune delle ultime vicende e questioni politiche che lo hanno visto protagonista, sempre in posizione di avanguardia e non conforme. Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche, Paolo Signorelli è stato insegnante di alcune lingue straniere, e poi di storia e filosofia, oltre che giornalista e scrittore di opere politico-giudiziarie e di poesie. Già militante del M.S.I., poi di Ordine Nuovo, e del Fronte sociale Nazionale, ha spesso pagato di persona lo scotto per le sue posizioni controcorrente, in particolare avendo trascorso ingiustamente 10 anni in prigione a causa dell'accusa infondata di avere avuto un ruolo nella carneficina alla stazione di Bologna del 1980. Ultimamente, Paolo Signorelli è uscito dal Fronte in dissenso con gli ultimi accadimenti in quel partito: non è stato certo l'unico, dato che l'ha seguito l'intera componente dei socialisti nazionali di quella formazione (che conferivano l'aggettivo "sociale" al gruppo), tra cui in particolare Ernesto Ferrante, di Cesa, in Campania, che ricopriva la carica di coordinatore regionale, oltre ad essere membro della direzione nazionale del Fronte. Paolo Signorelli rimane, coi suoi militanti, sempre teso nell'evitare l'inferno e la palude conformistica cui conducono posizioni pienamente assoggettate al potere dominante di turno, e continua il suo impegno, anche all'insegna del garantismo giudiziario, nella comunità politica Fronte di Liberazione per un Socialismo Nazionale, oltre che nel trasversale Movimento Zero di Massimo Fini. Questo sodalizio è particolarmente significativo, anche a causa della diversità di origini tra i due: Massimo Fini, già noto giornalista e scrittore, ha un'origine politica di sinistra... inoltre, pur avendo alcune ascendenze ebraiche da parte di madre, ha dichiarato di non considerarsi ebreo, non essendo stato in alcun momento della sua vita seguace dell'Ebraismo, e non condividendone diversi tratti, oltre ad avere assunto posizioni non conformiste a favore della libertà di Erich Priebke, in nome del diritto (ricordiamo che di Priebke è stata anche molto criticata la recente vacanza vissuta sul lago di Como, che comunque per legge gli spettava).
D.) Da quando hai lasciato il Fronte sociale Nazionale, in dissenso con la
propensione mostrata da Alternativa Sociale, la coalizione di cui è parte, a
venire a patti con la Casa delle Libertà, hai aderito a due movimenti politici:
il Fronte di Liberazione per un Socialismo Nazionale, che s'ispira all'ala
sinistra del fascismo, ed il Movimento Zero, di natura trasversale, fondato dal
giornalista e scrittore Massimo Fini. Entrambe le associazioni considerano
superati i concetti, di origine ottocentesca, di destra e sinistra. Del resto,
il fascismo stesso è sempre stato definito una terza via tra marxismo e
capitalismo... Puoi spiegare in modo più esteso in cosa consista questa idea di
essere al di là della destra e della sinistra, in riferimento soprattutto al
contesto attuale?
R.) La mia decisione di abbandonare il FsN non è stata conseguente ad un
dissenso con Alternativa Sociale per la sua propensione a venire a patti con
la CdL: il mio distacco dal Fronte è antecedente. Le motivazioni sono state
altre. Sono state di carattere essenzialmente politico e, quindi, organizzativo.
Intendendo con questo termine i modi di concepire la Forma-Partito e di
conseguenza le strutture dirette a realizzare su posizioni vincenti la lotta nei
confronti del sistema di potere nazionale e sopranazionale. Ho insomma, ed
esiste una vasta documentazione in tal senso, cercato in ogni modo di fare del
Fronte il Partito di orientamento e di riferimento per l’Area vasta che conta
eccezionali potenzialità antagoniste. Un’Area che va ben oltre le asfissie della
sedicente Area nazional-popolare d’ispirazione neofascista o, se più piace, di
destra radicale. I termini dello scontro epocale non possono essere concepiti
come contrapposizione tra destra e sinistra (espressioni concettuali prive di
significato reale) ma come riaffermazione di Idee Forza capaci di creare forme
autentiche di resistenza al dominio mondialista e globalizzante. Idee che
possono rinvenirsi soltanto nel comunitarismo, con la riaffermazione delle
Comunità di Popolo e, quindi, della riscoperta delle identità e delle culture
negate.
Mi si chiede cosa significhi essere al di là della destra e della sinistra. La
risposta è nelle cose già dette. Ma per essere ancora più puntuali e sgombrare,
quindi, il campo da fraintendimenti spostiamoci per analogia sullo scenario
internazionale. Oggi all’artificiosa dialettica Occidente-Oriente si è
sostituito il rapporto reale – politico e non geografico - Nord-Sud. Bisogna
sapersi collocare al Sud di un’Idea, contro l’idea del Nord industrializzato e
“progressista”, che coincide come topos con l’Occidente, ed in collegamento,
non soltanto ideale ma anche operativo, con i Popoli che si battono per la loro
autodeterminazione e per la loro indipendenza contro il disegno mondialista
delle centrali di Superfinanza. Dall’Irlanda, alla Palestina, all’Irak, alla
Siria, all’Iran, a tutto il cosiddetto Terzo Mondo ovunque nel Sud c’è chi
ancora si ribella e combatte creando antagonismi contro l’arroganza
mercantilistica .
Questo, anche questo, avrebbe dovuto rappresentare il Fronte. Mirando alla
ri-conquista del Territorio (non solo geograficamente ma anche concettualmente
inteso) occupato dalle cosche partitiche, giudiziarie e sindacali al servizio
delle Banche. Ed invece il FsN ha per anni esaurito le sue energie e usurato la
sua militanza giovanile in una serie di inutili tornate elettorali
nell’illusione di acquistare visibilità politica. Dimenticandosi della sua
funzione sociale e lasciando ai new-global l’iniziativa antagonistica. Falsa,
oltretutto, perché integrata (e foraggiata) nel sistema di potere.
Alternativa Sociale è altra cosa. Nasce dall’innaturale coalizione con
formazioni politiche, non organiche al nostro progetto, quali Forza Nuova e
Libertà di Azione della signora Floriani. Allora intervennero la mia presa di
posizione contro la Segreteria del Fronte e le mie dimissioni dalla Direzione
Nazionale. Che divenne dopo il Congresso di Montesilvano rottura definitiva. Non
accettai la coalizione con i papisti e con la soubrette, ancora prima che
Alternativa Sociale si ponesse al rimorchio della CdL, suggellando così, con il
mercimonio delle idee, il tradimento della militanza.
D.) La nuova legge proporzionale, per quanto spesso considerata meno iniqua
della precedente legge maggioritaria con quota proporzionale, ha comunque
sbarramenti troppo alti per formazioni ancora di piccole dimensioni. Infatti,
ottengono seggi alla Camera le liste che superano il 2% se facenti parte di una
coalizione che ha ottenuto almeno il 10%, mentre per le liste non coalizzate lo
sbarramento è al 4%, come nella quota proporzionale, appunto. Al Senato, su base
regionale e non nazionale, è ancora peggio: sono previste soglie del 3% per i
facenti parte di una coalizione, al 20% per le coalizioni, all'8% per i non
coalizzati. Inoltre, il premio di maggioranza garantisce ai vincitori un premio
di maggioranza del 54% alla Camera, al Senato del 55%. In questa situazioni, ci
sono speranze che questi due movimenti o almeno uno di essi possa diventare
partito? E se sì, in che modo pensate di procedere?
R.) Sullo scenario esistente e nella dimensione attuale caratterizzata
dall’appiattimento omologo di tutte le formazioni politiche sulle posizioni di
servaggio nei confronti delle centrali usurocratiche sopranazionali, è per noi
impensabile attardarsi a considerare le “forme del politico” in termini
elettorali. Quale importanza può avere la nuova legge elettorale per chi rifiuta
la democrazia rappresentativa? Personalmente se avessi nutrito ambizioni
elettorali avrei in altro tempo potuto senza sforzo accomodarmi su qualche
poltrona dell’angiporto parlamentare. Le mie scelte sono state altre. E
rimangono “altre”. Indirizzate, se mai, verso un radicamento sul territorio
anche con il ricorso a liste trasversali, in una sorta di “localismo” in linea
con il progetto comunitario e mirato come “funzione di servizio” per i
cittadini. Comunque noi non guardiamo al partito ma al progetto politico
alternativo. Nelle prossime elezioni il Movimento Zero è per “Zero Voto”.
Quanto alle Comunità, opereranno attivamente per spingere il Popolo verso
l’astensionismo.
D.) Quali sono i principali aspetti programmatici, riguardo la politica
estera e sociale, che accomunano il Fronte di Liberazione per un Socialismo
Nazionale e Movimento Zero?
R.) I militanti usciti dal Fronte si sono, per lo più, riconosciuti nelle
Comunità di Socialismo Nazionale, ormai radicate su tutto il territorio
nazionale. Le Comunità non sono strutturate come Movimento: costituiscono un
momento di aggregazione e fanno laboratorio politico. Cercando di dettare le
giuste cadenze per la creazione del Movimento di Liberazione Nazionale,
utilizzando strumenti di comunicazione dinamica e d’intervento sociale sul
territorio.
Per quanto riguarda la mia adesione al Movimento Zero essa è stata determinata
dalla condivisione del Manifesto contro la modernità e la democrazia di Massimo
Fini. Un manifesto condiviso in cui si parla di rifiuto della destra e della
sinistra e della democrazia rappresentativa e di lotta contro la globalizzazione,
di difesa delle “piccole patrie” e di un‘Europa svincolata dalle centrali del
mondialismo. Un progetto in nuce che per la sua forza suggestiva e propositiva
potrebbe condurre a costituire un movimento trasversale di popolo proiettato
anche – ed è scritto – verso la disobbedienza civile globale per la
realizzazione di un Fronte di liberazione. E’ facile vedere la coincidenza tra
talune formulazioni dottrinarie e di lotta del Movimento Zero e quanto sostenuto
dalle Comunità di Socialismo Nazionale.
D.) C'è una relazione particolare tra M.Z. ed il F.L.S.N.? E potrebbe
nascere, sulla base di questi movimenti, una confederazione di gruppi politici
che si rifacciano a prospettive ed ideali condivisi?
R.) Comunque tra i due movimenti non c’è al momento alcuna relazione
particolare, anche se moltissimi militanti provenienti dall’esperienza frontista
hanno aderito all’iniziativa di Massimo Fini. Staremo a vedere cosa potrà
accadere in termini di progettualità operativa.
Siamo all’Anno Zero. Di lì noi intendiamo partire. Non dimenticando che sono in
cantiere altri progetti movimentisti intesi alla creazione di una federazione
delle forze concorrenti e non-conformi che hanno come fine comune la creazione
di un articolato Fronte di Liberazione.
D.) Sei sempre stato molto attento alla situazione della giustizia italiana
che, dopo le vicende processuali che ti hanno ingiustamente coinvolto, hai anche
seguito attraverso la collaborazione con il giornale Giustizia Giusta, noto per
il suo impegno garantista e per il diritto. Quali sono le tue principali
proposte su questa tematica, ed in che relazione sono con le due sopra citate
associazioni politiche?
R.) Rifiuto il riferimento alle mie vicende processuali come momento di
presa di coscienza dell’esistenza di una “giustizia ingiusta”. Nel tempo della
desacralizzazione del Diritto, non la sola giustizia italiana merita di essere
puntualmente e spietatamente analizzata. Viviamo la dimensione, ormai, della
giustizia globalizzata con cui si perseguono – fuori di ogni confine e di ogni
regola – i non-conformi. All’Aja e a Bagdad si processano (nella logica di
Norimberga) i vinti e dalle tante Guantanamo giungono gli echi dell’orrore. In
un’Europa dominata dalla Banca centrale, politici “illuminati” hanno ratificato
l’ignominia giuridica di un mandato di cattura che consente il sequestro e la
deportazione di un cittadino nelle carceri di un Paese non suo per fatti che nel
suo Paese non costituiscono reato. E lo psicoreato non appartiene più ad una
previsione orwelliana ma alla realtà di un tempo in cui la repressione degli
eretici e dei ribelli è di applicazione continua.
Per quanto riguarda lo stato della Giustizia in Italia a tutti è consentito
constatare – solo che lo voglia - come la magistratura sia andata nel tempo
esercitando un potere a dir poco “anomalo”. Grazie all’inerzia ed alla viltà
dei politici il Partito dei Giudici ha storicamente realizzato la via
giudiziaria al potere. Le lamentazioni berlusconiane contro la persecuzione
delle “toghe rosse” sono strumentali. Intanto perché le toghe non hanno colore ma
sono casta; e quindi perché in cinque anni di governo non una sola riforma (se
non d’interesse “privato”) è stata fatta. Sarebbe bastata una legge sulla
separazione delle carriere a mitigare l’arroganza dei professionisti
dell’antimafia e dei magistrati teorematici. Nulla. In realtà i magistrati sono
divenuti “camerieri dei banchieri”, spesso più affidabili dei politici. Il caso
Antonveneta e l’Operazione “mani pulite” ne sono la dimostrazione. In una tale
situazione non vale più attardarsi su improbabili progetti di riforma. La
Giustizia non va riformata ma liberata. Per restituire ai cittadini le garanzie
ed i diritti di cui vengono quotidianamente rapinati. Checché ne dicano i
forcaioli di professione e i “girotondini” di complemento.