Intervista ad Angelo D'Arcangeli |
Angelo D'Arcangeli |
"Affronto la prigione a testa alta": con queste parole
Angelo D'Arcangeli, studente di Scienze Politiche a Parigi, originario di
Priverno (Latina), aveva commentato il suo arresto, protrattosi dal luglio al
novembre dello scorso anno, in connessione ad un'inchiesta sulle attività del
(nuovo) Partito Comunista Italiano, condotta in coordinamento dalle autorità
francesi ed italiane. Ad Angelo d'Arcangeli, attualmente ventiduenne,
imprigionato perché simpatizzante del (nuovo) P.C.I., non veniva contestato
l'essere in contatto con un'organizzazione clandestina quale fatto in sè, dato
che la clandestinità senza scopi criminali non è espressamente vietata dalle
leggi italiane, quanto i suoi rapporti con le finalità del (n.) P.C.I.,
sospettato dagli inquirenti francesi di terrorismo. Per Angelo D'Arcangeli la
mobilitazione è stata sentita a livello internazionale, ed in Italia è andata
oltre la sua regione d'origine, il Lazio, con una intensa campagna a sua favore
condotta anche in diverse altre regioni, tra cui la Campania, dove in
particolare hanno organizzato attività a suo sostegno due organizzazioni vicine
al suo pensiero politico: il partito dei C.A.R.C. (Comitati di Appoggio alla
Resistenza-Per il Comunismo) e l'A.S.P. (Associazione di Solidarietà
Proletaria), vicina soprattutto ai prigionieri politici nel mondo.
In questa intervista, pubblicata sui giornali telematici Caserta24ore, Corriere di Aversa e Giugliano e Deasport, Angelo D'Arcangeli spiega le attività del (n.) P.C.I.,
orientate al raggiungimento della giustizia sociale ed al servizio dei popoli
(un esempio tra i tanti è dato dal suo sostegno ai popoli corso, basco, bretone,
che lottano per dei propri Stati del tutto indipendenti dalla Francia), oltre ad
illustrare in particolare il suo impegno politico attuale, nella Lista Comunista
in quanto candidato a sindaco di Roma, ed in altre attività militanti (con ad
esempio la sua partecipazione alla manifestazione del 18 marzo 2006 a Roma
contro l'occupazione militare in Iraq ed in Palestina).
D.) Dal luglio al novembre del 2005 sei stato imprigionato dalle autorità
francesi, accusato di essere parte di un'associazione sovversiva con finalità di
terrorismo, ossia il nuovo Partito Comunista Italiano. Quali erano, più in
dettaglio, le principali accuse rivolte al (n.) P.C.I. ed in che modo hai
replicato a quanto ti è stato contestato?
R.) Praticamente sono stato arrestato il 19 luglio con l'accusa di associazione
di malfattori con finalità di terrorismo, perchè sono un simpatizzante del
(nuovo) Partito Comunista Italiano, un collaboratore della Delegazione del (n.)
P.C.I., che è un collettivo pubblico che si occupa di propagandare a livello
internazionale le concezioni del partito: quindi sono stato imprigionato perchè
mi sono avvalso del diritto di avere un'idea politica, e perchè mi sono avvalso
del diritto di fare della propaganda politica.
D.) Dal settembre 2005 il nuovo P.C.I., in risposta agli arresti che tu ed
tuoi i compagni Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel avete subito, è entrato in
clandestinità. Questa decisione è scaturita anche dalla constatazione di un
accanimento giudiziario verso questa corrente di pensiero, in particolare dopo
le numerose inchieste per associazione sovversiva in connessione al terrorismo
che hanno coinvolto Maj, considerate pretestuose e finite con provvedimenti
decaduti per mancanza di consistenza. Ritieni sia possibile o auspicabile che il
nuovo P.C.I. esca dalla clandestinità?
R.) Il (nuovo) Partito Comunista Italiano in realtà non è entrato in
clandestinità nel settembre 2005, ma nel '99 è stata creata un'organizzazione
che si chiamava Commissione Preparatoria del Congresso di Fondazione del (nuovo)
P.C.I., che era clandestina: il lavoro di questa Commissione Preparatoria (C.P.)
nell'ottobre del 2004 ha raggiunto il suo obbiettivo, cioè ha fondato il (n.)
P.C.I., e lo ha fatto nella clandestinità. Noi pensiamo che la clandestinità sia
necessaria perchè ci siamo resi conto sulla nostra pelle che gli spazi che lo
Stato borghese dà ai comunisti per intraprendere e sviluppare, portare avanti
l'attività politica, si fanno sempre più ristretti, e riteniamo che un partito
rivoluzionario non possa sottostare ai capricci e alle minacce della classe
borghese. Utilizziamo la clandestinità come strumento per garantire la
continuità al nostro lavoro.
D.) Il fatto che siate clandestini potrebbe però essere usato quale pretesto
per darvi ancora problemi: che ne dici?
R.) E' una domanda molto interessante... Non esiste nessun articolo di legge che
vieti ad un'organizzazione di essere clandestina. Infatti al (n.)P.C.I mai è
stato contestato di essere clandestino, ma viene accusato di terrorismo.
D.) Quindi è possibile essere clandestini a patto che non si sia dediti al
terrorismo e ad attività di criminalità comune?
R.) Sì...
D.) Come ti spieghi che Maj e Czeppel non siano stati ancora scarcerati,
mentre tu sì?
R.) Maj e Czeppel non sono stati ancora scarcerati perchè il giudice Thiel sta
ricorrendo con tutti i suoi poteri giuridici ed a tutte le leggi esistenti per
la lotta contro il terrorismo per cercare di tenere il più lontano possibile i
due compagni dall'attività politica, nonostante che il loro dossier sia vuoto.
Anche con me Thiel voleva fare la stessa identica cosa, ma la forte
mobilitazione internazionale che si è sviluppata contro il mio arresto ha
obbligato il giudice a scarcerarmi, a mettermi in libertà vigilata.
D.) Precisamente, quale ruolo ricopri nel nuovo P.C.I.?
R.) Io non sono un membro del (n.) P.C.I., sono un simpatizzante ed un
collaboratore della Delegazione del nuovo Partito Comunista Italiano, che è,
come già detto, un collettivo pubblico che fa propaganda a livello
internazionale sulle concezioni del (n.) P.C.I., e sviluppa i rapporti con
partiti ed organizzazioni comuniste sulla scena internazionale.
D.) Sei stato sottoposto ad un regime carcerario molto duro, d'isolamento per
certi aspetti peggiore del 41 bis: a cosa pensi mirassero gli inquirenti con
questo trattamento?
R.) Il giudice è ricorso a questo trattamento per farmi pressione e per cercare
di estorcermi delle informazioni, per tentare anche di farmi abbandonare
l'attività politica: non è tuttavia riuscito nel suo intento.
D.) Puoi indicare i principali obbiettivi, in politica interna ed estera, ed i
metodi del (n.) P.C.I.?
R.) Il nostro programma si sintetizza nel volere fare dell'Italia un nuovo Paese
socialista e contribuire così alla nuova ondata della rivoluzione proletaria,
alla rinascita del movimento comunista internazionale. Il nostro fondamento
ideologico principale è il marxismo-leninismo-maoismo, perchè riteniamo che il
maoismo sia la sintesi più alta prodotta fino ad adesso dal pensiero, dal
movimento comunista.
D.) Supportate così anche i movimenti di liberazione, rivoluzionari, all'estero?
R.) Sì, certo.
D.) Collegandoci ancora al tema internazionale, a Fresnes, durante la tua
detenzione, sei riuscito a stabilire un contatto con prigionieri politici
indipendentisti baschi e corsi, aderendo anche ad uno sciopero della fame
promosso dai primi. Hai avuto così un'esperienza di prima mano sulla repressione
verso questi movimenti, affermando di avere assistito a non poche violazioni dei
diritti umani.... Quali sono le principali ingiustizie che hai visto lì, e di
quali azioni repressive sei venuto maggiormente a conoscenza, anche
indirettamente, verso movimenti indipendentisti ed antiimperialisti in terra
francese?
R.) Sì, lo Stato francese sviluppa una fortissima repressione contro il
movimento indipendentista basco, corso ed anche bretone. Le prigioni sono
affollate. Viene ostacolato anche il separatismo occitano, diffuso soprattutto
in Provenza. Le carceri francesi hanno prigionieri politici soprattutto tra i
compagni che provengono da lotte per l'autodeterminazione nazionale. Noi, come
(n.) P.C.I., sosteniamo le lotte per l'autodeterminazione nazionale: ciò ha
fatto sì che s'instaurasse da subito un ottimo rapporto con esponenti di questi
differenti movimenti. Per quanto concerne lo specifico della violazione dei
diritti umani, posso sintetizzare tutto dicendo che il carcere si è dimostrato
essere un luogo punitivo e non un luogo organizzato per un reinserimento nella
società delle persone. Nè l'attività culturale nè quella sociale sono presenti
in carcere, o sono presenti in una quantità e qualità miserabili. Oltre a
questo, i detenuti politici sono sottoposti a misure restrittive molto molto
forti, come il blocco della posta, come le perquisizioni settimanali della
cella, come il fatto che il sorvegliante nell'ora d'aria scriva le cose che
vengono dette, con chi si parli...
D.) Anche a te bloccarono la posta, vero?
R.) A me bloccarono la posta per due mesi, dopodichè cominciarono a darmi la
posta una volta al mese.
D.) Quindi con un ritardo cronico?
R.) Sì, veniva tradotta dal giudice e poi veniva selezionata. Le lettere
venivano così sempre prima lette dall'autorità giudiziaria.
D.) Era presente anche un timbro a segnalare la censura?
R.) Sì, sì, ci mettevano una spilla e poi me le davano....
D.) In febbraio c'è stato un nuovo blitz (il quinto in sette anni) contro i
C.A.R.C., organizzazione ideologicamente affine, anche se non clandestina, al (n.)
P.C.I., ordinato dalla Procura di Bologna, per disposizione di Paolo Giovagnoli,
che ha contestato loro l'accusa di associazione sovversiva con finalità di
terrorismo, secondo l'articolo 270 bis del codice penale. Ciò ha portato a
decine di perquisizioni a Milano, Modena, Firenze, Massa, Roma e Napoli. A circa
due mesi dalle elezioni, sono così stati sequestrati computer ed altro materiale
utile: ritieni che ciò possa servire a qualcuno anche per ostacolare i lavori
della Lista Comunista, la coalizione di sinistra radicale che si presenta al di
fuori dei due grossi Poli e della quale i C.A.R.C. sono una importante
componente?
R.) Assolutamente sì. Penso che questa operazione sia stata condotta esattamente
per ostacolare la partecipazione delle liste comuniste alle elezioni: siamo
davanti all'ennesima violazione dei più elementari diritti politici... Io sono
stato arrestato perchè sono comunista, i C.A.R.C. e la Lista Comunista sono
perseguitati perchè sono comunisti. Quindi, io mi pongo con sempre maggiore
forza ed insistenza la domanda: esiste ancora il diritto dei comunisti di fare
dell'attività politica?
D.) Della Lista Comunista sei parte anche tu, essendoti candidato per la carica
di sindaco di Roma: consideri che il vostro impegno nella politica attiva possa
portare frutti positivi contro i tentativi di danneggiare i C.A.R.C.? Penso
anche all'ultima provocazione di un gruppo di esponenti di Alleanza Nazionale,
che a Massa Carrara hanno esposto uno striscione contro tale partito,
addirittura arrivando a scrivere al presidente della Repubblica Ciampi chiedendo
lo scioglimento di questo movimento...
R.) Sì, la Lista Comunista partecipa alle elezioni perchè, dal momento che lo
Stato, la classe borghese, cerca sempre di più di restringere gli spazi politici
per i comunisti, noi pensiamo che sia necessario difendere i diritti
praticandoli, quindi utilizzare tutti gli spazi politici intervenendo con
determinazione, forza, con una giusta concezione per affermare, fare conoscere
il nostro progetto politico, e certamente anche per lottare contro la
persecuzione, per denunciare la persecuzione contro tutti i comunisti.
D.) Reagite quindi con maggiore energia?
R.) Noi pensiamo che si avanza resistendo: se si resiste, si avanza... Dal
15 al 31 marzo sono appunto in Italia, dato che hanno dovuto darmi la
possibilità di partecipare con la mia presenza fisica alla campagna elettorale:
continuo così a portare avanti questa attività politica...
[Questo articolo è stato pubblicato sui seguenti giornali: Caserta24ore, Corriere di Aversa e Giugliano, Deasport]