Intervista a Mauro Bertini |
Mauro Bertini riceve in premio la Mezzaluna d'Oro da dall'imam Jabbarin Feras (sullo sfondo, Dacia Valent) |
Fortunatamente non è frequentissimo che i toni della polemica politica diventino pesanti come quelli raggiunti recentemente nei confronti dell'attuale sindaco di Marano di Napoli, Mauro Bertini, esponente dei Comunisti Italiani, il quale è stato fatto bersaglio di diverse accuse infondate, essendo stato definito "pazzo", "nazicomunista", per alcune sue prese di posizione riguardo soprattutto le attuali drammatiche vicende in Iraq ed in Palestina. Comunista convinto, noto anche comunque per la sua apertura mentale, Mauro Bertini è noto pure per il suo impegno a favore della legalità sul terreno di Marano: risultato del tutto estraneo ad alcune presunte infiltrazioni camorristiche nella sua amministrazione, è al terzo mandato nella sua funzione di governo in questo importante centro del napoletano. Premiato inoltre per il suo impegno a favore dei diritti civili da un'associazione islamica, Mauro Bertini esprime in questa intervista i suoi punti di vista sulle principali vicende che di recente lo hanno coinvolto.
D.) Sindaco Bertini, lei si è recentemente espresso a favore dell'annullamento della deliberazione con cui il commissario prefettizio aveva stabilito d'intitolare una via ai soldati italiani morti nell'attentato di Nassiriya, definendo invece come un vero martire della pace il leader palestinese Yasser Arafat. Soprattutto da ambienti politici di destra, le sono giunte diverse critiche. Può spiegare precisamente la sua idea sulla missione a Nassiriya, sui motivi per cui la ritiene sbagliata, ed il senso specifico del paragone con Arafat?
R.) Io ci provo: è il caso comunque anche di precisare un pochettino la
genesi di questa storia. Io non mi ero certo dichiarato favorevole, anzi ho
ritirato assieme alla mia giunta tutte le delibere fatte dalla Commissione
Straordinaria, mandata dopo lo scioglimento del consiglio comunale, prima di
tutto per un’affermazione di ripristino della democrazia, siccome quelli erano
corpi estranei alla realtà democratica di Marano, abbiamo ritirato tutti gli
atti che avevano prodotto. Infatti, si trattava dei commissari straordinari,
mandati dal prefetto dopo lo scioglimento del consiglio comunale per una
presunta infiltrazione della camorra sull'amministrazione. Tra questi atti
ritirati c'era appunto quello di dedicare una strada ai caduti di Nassiriya: non
ai martiri, perchè questa parola non fu usata. Noi ritirammo quindi tutte le
delibere, compresa questa: non c'era nessun particolare problema, perchè la
decisione fu presa all'unanimità da parte della giunta comunale.
D.) Questa decisione doveva essere collegiale, a livello comunale?
R.) Poteva anche non esserlo, ma lo fu. Quindi questa via <<Caduti di Nassiriya>>
fu annullata dalla giunta all'epoca del nostro rientro alla guida del comune di
Marano dopo che il T.A.R. aveva ripristinato l'agibilità democratica, le giuste
condizioni democratiche di governo di Marano. Successivamente ci fu
l'inaugurazione di via Yasser Arafat.
D.) Erano una scelta indipendentemente dall'altra? Intendo nel senso che non
fosse stata scelta l'una al posto dell'altra: è così?
R.) Assolutamente sì. Al posto della strada che i commissari avevano
destinato ai caduti di Nassiriya fu scelto un altro nome, ma dal consiglio
comunale, successivamente, su richiesta di un comitato di cittadini: il nome era
quello di Mario Mosella, che è un cantante degli showmen di Marano, nato a
Marano...che fu ritenuto un personaggio illustre cui dedicare una strada: tutto
ciò, appunto, molto prima che noi dedicassimo una strada a Yasser Arafat.
Durante la cerimonia per l'inaugurazione della strada io feci questo paragone,
che in ogni caso continuo a fare senza problemi: affermo che Yasser Arafat è
un'importante figura di persona che ha sacrificato la esistenza per tenere unito
il suo popolo, e per la libertà del suo popolo, e niente ha a che vedere con
altri episodi, tipo quelli di Nassiriya, dove quelli che sono morti non è che
sono da considerare eroi, perchè comunque usai la frase: "sono morti a
pagamento". Naturalmente la frase suscitò scandalo, per cui ho dovuto precisare
che intendevo che sono morti per fare un lavoro pagato...
D.) Era presente anche Giovanni Russo Spena di Rifondazione Comunista all'inaugurazione di via Arafat, giusto?
R.) Sì, Russo Spena era presente all'inaugurazione di via Arafat...
D.) C'era anche il vescovo di Antiochia, Hilarion Capucci, il quale è di
nazionalità palestinese: quindi è stato un momento molto partecipato?
R.) Sì, e' stato un grande momento. Dicevi poi che alcune forze di destra
avevano protestato... Il problema è che non sono state solo quelle, ma ce
n’erano anche di sinistra. Non è solo una certa destra che si è risentita....
Anche Russo Spena, subito dopo, quando i suoi gli hanno detto: "Ma come, tu eri
presente, glielo hai lasciato dire?", ha preso le sue brave distanze, e tutti
questi miei cari compagni dopo, quando li ho reincontrati in incontri personali,
hanno tutti affermato che quello che io ho detto era quello che loro pensavano,
ma che non ritenevano opportuno dirlo. E allora, fra una persona che dice cose
che non pensa, ma che sono opportune, ed uno che dice le cose che pensa, e
magari inopportune, io sono per il secondo.
D.) Tornando più specificamente ai morti italiani a Nassiriya, voleva
sottolineare che il loro ruolo è diverso da quei soldati resi tali dalla leva
obbligatoria?
R.) In effetti è un lavoro quello che hanno fatto, e che certi loro colleghi
stanno continuando a fare...
D.) Qualcuno aveva paragonato i morti di Nassiriya a quelli della Prima
Guerra Mondiale, eppure c'è appunto la differenza della volontarietà della
partecipazione ad alcune situazioni: che ne pensa?
R.) Io non considererei eroi neppure quelli della Prima Guerra Mondiale, perchè
nessuno di loro è morto per fare l'eroe… li hanno mandati per forza, e li hanno
mandati casomai a combattere ben impasticcati, in situazioni per le quali
vincessero la paura: sono comunque stati vittime.
D.) Quindi lei sottolinea che a Nassiriya ci fu invece una scelta, oltretutto
in una missione sbagliata perchè al servizio degli americani, cioè degli
occupanti, già autori della guerra di aggressione illegale all'Iraq?
R.) Certo che è stata una guerra sbagliata... Se si vogliono chiamare
eroiche le persone cadute a Nassiriya, li si può chiamare "eroi
dell'attaccamento familiare", nel senso che loro per garantire un futuro alla
famiglia, magari per necessità familiari che gli si erano create, hanno
accettato di andare a lavorare in una zona a rischio, perchè in quella zona si
lavorava ad un prezzo superiore, quindi potevano così dare una risposta migliore
alle esigenze della famiglia. I caduti di Nassiriya sono quindi persone morte
sul lavoro, facendo i carabinieri, facendo i soldati, e sono morti perché erano
a risolvere le necessità della famiglia in una zona dove morire era una delle
cose possibili, cioè una zona ad alto rischio, dove c'era di conseguenza un alto
ritorno economico. Vorrei fare a questo proposito un esempio: noi abbiamo a
Marano una strada intitolata a Salvatore Nuvoletta… a parte il cognome molto
scomodo in comune con l'omonimo clan camorristico, si tratta di un carabiniere
morto a 28 anni, ammazzato dalla camorra, fratello di un nostro attuale
assessore. Per la morte di questo carabiniere, la famiglia riceve un vitalizio
di 1000 euro al mese: allora se si fa il carabiniere e si muore facendo il
carabiniere in Italia, se tutto va bene la propria famiglia ha questa somma al
mese, se si muore andando a Nassiriya, in circostanze drammatiche, si portano in
casa risultati economici assolutamente non confrontabili. Gli italiani hanno un
ruolo di aggressori, impegnati a difendere le raffinerie, i serbatoi dell'Agip.
Non abbiamo assolutamente missioni realmente umanitarie. Ancora a proposito
della situazione in Iraq, abbiamo visto recentemente, dai servizi di Rainews24 i
crimini col fosforo bianco a Falluja, ed i "nostri eroi" che sparano ai feriti
irakeni che stanno a terra, urlando di gioia se li colpiscono, mostrando di
essere veramente poco eroi e poco umanitari: insomma, non si tratta certo
assolutamente di eroi...
D.) Lei ha partecipato alla manifestazione del 18 febbraio 2006 a Roma a
favore della libertà e dell'indipendenza del popolo palestinese: da parte dei
suoi avversari si è utilizzata anche questa circostanza per demonizzarla.
Eppure, si trattava di una manifestazione con intenti meritori: in che modo si
spiega che i suoi avversari non abbiano trovato altri argomenti nei suoi
confronti?
R.) Non hanno trovato di meglio non tanto nei miei confronti, non hanno
trovato argomenti più interessanti per tentare di creare un pendent a quello che
era capitato in casa della destra, quando Calderoli, un irresponsabile diventato
ministro, si è comportato come lo scemo del villaggio, facendosi responsabile di
un certo carico di morti. Lui dette le dimissioni, ed era normale, per salvarsi
la faccia: certo però non ero in qualche maniera confrontabile al problema di
Calderoli, però c'è stato chiaramente il tentativo di far succedere a sinistra
qualcosa di simile. Hanno scelto un soggetto più debole, perchè io sono un
sindaco, non sono un ministro, sono una figura istituzionale in quanto locale,
ed anche per questo, di conseguenza, non c'era proprio paragone tra i due
soggetti. Hanno sparato su un soggetto di calibro molto più piccolo, pensando di
fare una "calderolata", ma non è andata così... Naturalmente il fatto che alcuni
abbiano bruciato le bandiere e che io abbia detto che capisco la rabbia di uno
che, avendo visto come vengono trattati i palestinesi, possa aver perso il
controllo e possa anche aver bruciato una bandiera, è stato strumentalizzato: ma
tra il capire la rabbia e il dire "hanno fatto bene a bruciare la bandiera" c'è
una distanza come quella tra la notte e il giorno.
D.) Tra i non pochi che hanno condiviso invece le sue posizioni c'è stata la
Islamic Anti-Defamation-League (IADL), organizzazione impegnata a favore del
dialogo e dei diritti civili, che in dicembre l'ha premiata a Firenze con la
Mezzaluna D'Oro, assieme ad altre persone impegnate contro la criminalizzazione
dell'Islam, tra cui la gip Clementina Forleo, nota per la sua sentenza che ha
sancito la differenza tra terrorismo e Resistenza in Iraq. E' fiducioso sulla
possibilità che iniziative del genere si diffondano maggiormente?
R.) Beh, io credo che iniziative del genere possano diffondersi
maggiormente. Finchè non si diffonde una coscienza sociale e una coscienza
civile maggiore non si risolvono certamente i problemi. A me naturalmente
l'attribuzione di questo riconoscimento ha commosso in maniera superiore alle
aspettative, a quello che ci si immagina: prima di tutto perchè non ho mai avuto
in vita mia nemmeno un diploma, insomma, non sono avvezzo a queste cose...secondo,
perchè io sono un estimatore accanito della cultura islamica, una cultura che
affonda le radici anche tra gli assiri ed i babilonesi, che sono poi la culla
della nostra cultura, e in più sento il bisogno che qualcuno corregga le
posizioni abbastanza idiote espresse dal geometra Berlusconi, il quale si è
permesso di dire, in un momento in cui sarebbe stato bene fosse stato zitto, che
la nostra cultura occidentale è superiore a quella orientale, a quella del Medio
Oriente, ecc…. Ora, lui faceva il geometra e si può anche capire, avrà saputo
ragionare da geometra, ma non è detto che sappia di cultura in senso più ampio.
E mi sembra necessario che ci sia un atteggiamento più saggio, più intelligente,
più ragionevole, nei confronti di una cultura che è appunto tale, non è una
sottocultura: quindi a me il fatto che gli islamici mi abbiano accettato fra di
loro, riconoscendomi la Mezzaluna d'Oro, mi ha gratificato in una maniera
assolutamente fuori dal comune...
D.) Lei viene dal P.C.I., e da Rif. Comunista ha aderito ai Comunisti
Italiani: cosa l'ha spinta a preferire questo partito rispetto ad altri? Ed ha
sentito solidali i suoi compagni di partito dopo le vicende che l'hanno
coinvolta?
R.) Sì, ogni partito è una realtà composita, quindi ci sono le cosiddette
varie sensibilità, che poi spesso e volentieri si chiamano correnti: io
fortunatamente ne vivo al di sopra e al di fuori, seguo le mie opzioni e vado
avanti. Nel mio partito ci sono state molte posizioni a mio sostegno, tra cui
quella del segretario generale Diliberto, e questa ovviamente è una cosa che
riconcilia con la vita. Naturalmente il fatto che ci possano essere state anche
posizioni diverse non è che modifichi granchè nel mio rapporto generale col
partito. Il mio passare dal P.C.I. a Rifondazione Comunista ai Comunisti
Italiani esprime la mia continua ricerca verso un comunismo autentico: sono
comunista dentro, sono un comunista convinto, sono un comunista...tutto il
resto, i vari aggettivi che ci si possano mettere dietro, mi risultano
assolutamente accessorii. Allora, nell'evoluzione che si sta avendo nella
politica italiana, sto cercando una sponda di comunismo autentico: sono
approdato ai Comunisti Italiani dopo aver visto il viraggio verso destra di
Bertinotti e di Rifondazione Comunista: quando ormai, con la ricusazione del
Novecento, si è considerato come non illuminato quel secolo, comunque da non
apprezzare più, assieme a ciò che il comunismo del Novecento ha fatto, ivi
inclusa la Resistenza, ivi inclusi i morti per la difesa della giustizia, a
questo punto, a mio parere, Bertinotti ha abbandonato la sponda ideale nella
quale era nato, e si sta trasferendo nella sponda dell'opportunismo politico...
D.) Quindi lei vede più a sinistra i Comunisti Italiani, ormai, rispetto a
Rif. Comunista...in effetti lo hanno notato in molti, anche a proposito spesso
dei rapporti con il Campo Antiimperialista. In che modo lo spiega?
R.) E' così, ma non tanto perchè noi ci siamo spostati più a sinistra, è
Bertinotti che si è spostato al centro: Bertinotti in questo momento è un
signore dei salotti buoni che è come se mettesse con tanta compassione e
passione la mano sulla spalla dello stuprato, dimostrando una solidarietà che
porta consensi, però poi è come se andasse a braccetto con lo stupratore, perchè
è lui che ti apre i salotti buoni, è lui che ti dà potere, è lui, casomai, che
ti fa presidente della Camera.
D.) Passando alla situazione interna del suo comune, Marano di Napoli, il 28
luglio 2004 la sua giunta fu sciolta dal presidente della Repubblica Ciampi per
infiltrazioni camorristiche, in particolare legate al clan dei Nuvoletta,
originario di questa città del napoletano. In seguito, è stato dimostrato che
lei fosse assolutamente estraneo a legami con la camorra. Inoltre, il suo
impegno a favore della legalità era noto anche prima di quella data, e lo scorso
anno ha anche guidato la marcia per la legalità. All'epoca dello scioglimento,
lei fu particolarmente difeso anche dal segretario nazionale del suo partito
Oliviero Diliberto, che parlò di complotto politico ai suoi danni. A distanza di
quasi due anni da questi fatti, ritiene ciò plausibile?
R.) Sul fatto che ci fu un complotto non ci sono dubbi. Questo complotto sul
mio caso ha visto coinvolta Marano, ma è un complotto vasto, organizzato da
alcune forze del centrodestra con l'aiuto del prefetto per mandare a casa le
amministrazioni di centrosinistra, ed è un complotto specifico nei miei
confronti, che dura da quando io sono diventato sindaco la seconda volta, perchè
non riuscendo a battermi, o a battere, diciamo, la democrazia maranese sul piano
elettorale, hanno provato con tutt'altri sistemi. Lo scioglimento del consiglio
comunale è semplicemente l'ultimo anello di una catena molto continua, molto
destabilizzante, molto deprimente. Io ho avuto anche un'imputazione, la più
grave imputazione che prevede il codice penale: sono stato accusato di
associazione a delinquere di stampa camorristico.
D. ) Forse nel senso di concorso esterno in associazione camorristica?
R.) No, ho avuto proprio un'imputazione per l'articolo 416bis. Quindi una
mattina ho trovato i carabinieri... C'è stato un pentito che ha affermato la mia
funzionalità ai clan camorristici maranesi, e quindi qui è scattato il 416 bis,
che è, lo ripeto, il più grave capo d'imputazione che prevede il codice penale
italiano. Fortunatamente il giudice che ha preso in mano l'indagine ha fatto
delle profonde verifiche prima di arrestarmi, perchè altrimenti Poggioreale
sarebbe stata senz'altro un'esperienza che avrei dovuto fare... Quando il
giudice si è accorto che era tutto inventato, fortunatamente, ha archiviato il
caso in istruttoria. Dopodichè, c'è stata un'accusa per corruzione aggravata,
per cui ho dovuto subire un processo: due anni di processi, per alla fine sentir
dire che il fatto non sussiste, e alla fine ho avuto così il proscioglimento.
Nelle intenzioni dei miei calunniatori, quindi, bisognava cancellare l'anomalia
che rappresentavo secondo loro a Marano.
D.) Lei tra l'altro è stato anche riconfermato quale sindaco di Marano, vero?
R.) Sì, sono al terzo mandato.
D.) Quali sono i punti principali del suo programma politico che ha attuato e
vuole attuare per Marano, ed eventualmente in altri ambiti?
R.) Posso indicare solo alcuni dei punti, i principali, perchè sono molti:
in questi giorni stiamo distribuendo tra le famiglie il resoconto dell'attività
amministrativa… sono 84 pagine di cose fatte, non è quindi una piccola cosa. Io
ho cercato di creare, se ci fossi riuscito, e penso mi sia venuto bene, un
rapporto fra le istituzioni e la città che fosse immediato, spontaneo e
semplice, per cui oggi, praticamente, nella mia stanza entra chiunque, senza
trovare nemmeno l'usciere. E questo riporta nelle stanze del potere i titolari
del potere, cioè i cittadini, quando prima invece nelle stanze del potere
potevano intervenire solo i politici ed i camorristi. Questa è la cosa in cui mi
sono impegnato di più, anche perchè spero, adesso che siamo alla fine del
mandato, che questa esperienza i cittadini in qualche maniera la vogliano
salvare e salvaguardare, e quindi evitare di ritornare alle condizioni
precedenti. Questo è sicuramente uno degli elementi politicamente più
significativi...Dopodichè c'è stata la “costruzione” di una città: quindi il
cercare di portare a misura d'uomo una città che era nata esclusivamente a
misura di camorrista, con quindi palazzi, palazzoni, e niente servizi.
D.) Tra l'altro Marano ne aveva particolarmente bisogno, dato che è molto
grande, avendo circa 70.000 abitanti...
R.) Sì, ed ho visto in questi giorni che è la quarta città più importante della
provincia di Napoli, anche a livello di dichiarazione dei redditi: il comune di
Marano versa allo Stato tramite i suoi cittadini 57 milioni di euro all'anno,
sotto forma di Irpef. Marano, in questo ambito, è immediatamente dopo Napoli,
dopo Castellammare, dopo Giugliano.
D.) Quindi è una città particolarmente produttiva?
R.) E' una città importantissima, secondo me.