Intervista a Giuseppe Martorana |
Giuseppe Martorana |
Giuseppe Martorana, alla dirigenza del Nuovo Ordine Nazionale (N.O.N), partito per certi aspetti vicino al movimento di Alessandra Mussolini, ma fuori dai Poli, esprime in questa intervista diverse posizioni del suo gruppo. Martorana analizza così la storia italiana, soprattutto quella del fascismo storico e del secondo dopoguerra, i concetti di destra e sinistra, entro i quali la sua idea politica non può essere racchiusa, oltre ad esprimere un ideale di politica interna ed estera di tipo sociale, ostile ai poteri forti, che valorizzi la Patria senza essere razzisti con quelle degli altri.
1) Il suo partito, denominato Nuovo Ordine Nazionale (N.O.N.), esiste da tre anni, e si ispira ad alcuni ideali particolarmente propugnati durante il Ventennio fascista, soprattutto ai temi più sociali e legati al periodo della Repubblica Sociale. Può indicare quali siano le posizioni che più vi distinguono da altri partiti di area?
Il nostro movimento, in realtà esiste da 5 anni. Abbiamo, per così dire, esordito con un due convegni tenutisi a Trieste basati sul revisionismo storico ai quali hanno partecipato diversi studiosi stranieri. La eco che ne è derivata è stata tale e tanta che, ancora oggi, è possibile trovare una vasta traccia in internet nelle pagine di diversi siti italiani e stranieri.
Le idee che il nostro movimento intende promuovere sono legate indissolubilmente alle idee politiche già scritte nel periodo della Repubblica Sociale Italiana, periodo in cui il fascismo conobbe una evoluzione propositiva tale da emanare leggi che, a tutt’oggi, risultano essere all’avanguardia rispetto a quelle promulgate dai governi post bellici.
Crediamo fermamente che i principi emanati con i 18 punti di Verona, dai quali si evince la nascita della socializzazione, siano ancora oggi auspicabili per il nostro Paese, ovviamente rivisti e corretti a tal punto da poter essere applicati con successo alle problematiche odierne che affliggono l’Italia.
Ciò che ci distingue dagli altri movimenti e/o partiti d’area è, innanzi tutto, la volontà di voler dialogare con tutti i movimenti politici che si ispirano alla politica fascista della R.S.I.
Quello che ricerchiamo è un filo conduttore comune tra tutti i movimenti esistenti che ci porti, tutti uniti, a lottare per il raggiungimento degli obiettivi politici e sociali cari a tutti coloro che credono nei nostri ideali. In sintesi cerchiamo collaborazione politica su tutto il territorio nazionale senza alcuna pretesa di essere i migliori. Cerchiamo coalizione, collaborazione, unità d’intenti, forza politica. Ma è bene precisare che qualora non dovessimo trovare nulla di tutto questo siamo intenzionati, comunque, a percorrere la strada che ci siamo prefissi perché le idee in cui crediamo sono fortemente radicate in noi, tanto da non farci desistere dal nostro desiderio di lottare per una società migliore.
Crediamo, inoltre, di essere uno dei pochissimi movimenti che intende proporre fattivamente la socializzazione promulgata nel ’43 – ’45. Riteniamo, infatti, che solo attraverso di essa si potranno abolire le differenze di classe senza, per questo, cancellarne alcune a vantaggio di altre. Riteniamo che tutte le classi lavorative, da quelle operaie a quelle imprenditoriali, servano alla nazione perché possa progredire e svilupparsi. Aborriamo e rigettiamo il concetto di lotta di classe messa in pratica dall’ottusa ideologia comunista, mentre promuoviamo e auspichiamo una cooperazione tra di esse. Queste sono le basi della socializzazione.
Infine, intendiamo rivalutare, attraverso il nostro lavoro politico e la nostra presenza sulla piazza, una storia vilipesa e manipolata dalle forze politiche vincitrici della Seconda Guerra Mondiale.
Siamo fermamente convinti che se gli italiani sapessero la verità sulla storia del fascismo e sulle malefatte compiute dai partigiani comunisti, i cui discendenti siedono oggi al governo, molti di coloro che oggi si ritengono antifascisti o di sinistra, ritratterebbero le loro posizioni e, probabilmente, si schiererebbero con noi.
2) Anche dal punto di vista legale, giudiziario, sottolineate che la vostra
situazione è pienamente legittima. Vi riferite in particolare all'uso del
simbolo del fascio littorio? E c'è un particolare legame con la battaglia
condotta dal partito Fascismo e Libertà? Questo movimento, infatti, ancora
esistente e del quale lei fu segretario nazionale, riuscì ad usare
ufficialmente la denominazione "fascismo", sostenendo che non violava la
disposizione transitoria della Costituzione che vieta la ricostituzione del
Partito Nazionale Fascista, in quanto Fascismo e Libertà si rifaceva ad alcuni
punti fermi dell'epoca fascista, ma era altra cosa rispetto al P.N.F. ...
Dal punto di vista legale il nostro movimento è lontano anni di luce da qualsiasi tentativo di voler rifondare il disciolto Partito Nazionale Fascista.
Anche se all’interno del nostro simbolo capeggia un fascio repubblicano, (e non Littorio in quanto tale simbolo, grazie alla legge Scelba, basterebbe per essere condannati per apologia), il Nuovo Ordine Nazionale ha mire ben diverse e più importanti.
Anche volendo, è impossibile rifondare il partito di Mussolini. Esso era stato creato in condizioni sociali e da presenze politiche oggi inesistenti. Per di più era composto da Uomini degni di essere ritenuti tali. Pertanto crediamo sia impossibile ritornare alle origini del nostro cammino storico e politico. Per avvalorare quanto appena asserito basta pensare che non esiste più quella monarchia compiacente che permise la marcia su Roma senza neanche un morto; non c’è più la volontà delle due massonerie che manipolarono (e manipolano) persone e istituzioni tanto da avallare e aiutare la salita del P.N.F.; non esiste più neanche un esercito di arditi che infoltì le schiere dei fascisti e ne dette una facciata militare. Ciò che è resistito al tempo sono solo l’arroganza e la falsità della sinistra estrema, del comunismo becero e ignorante. Per il resto, gli elementi che formarono quel cocktail che permise la nascita del “prodotto politico” chiamato fascismo, non esistono più. Ecco perchè ogni tipo di fascismo oggi esistente non può avere alcuna omonimia ideologica con il passato, né può avere attinenze pratiche con i metodi usati all’epoca, (anche sa andrebbe precisato che certi metodi vennero applicati più per difesa dai socialisti e dagli anarchici che per attacco nei loro confronti).
La storia del Movimento di Giorgio Pisanò (Fascismo e Libertà), è estranea a distante dal nostro movimento. Anche se il sottoscritto è stato segretario nazionale di quel gruppo politico, oggi ne ha preso le distanze volutamente ritenendo quella organizzazione ormai allo sbando visto che è capeggiata da una dirigenza che ha collezionato una numero impressionante di denunce e querele presentate da più persone per essersi sentite diffamate ed ingiuriate dagli epiteti scritti senza alcun freno nei forum che popolano il mondo di internet.
A parte la squallida situazione in cui è caduto e sopravvive uno dei primi movimenti fascisti che vide ben altri giorni di gloria, va detto che Fascismo e Libertà riuscì a superare i problemi legali causati del suo simbolo e del nome che Pisanò scelse. Alla fine, tra sentenze del TAR e Consigli di Stato, si ebbe la risoluzione del conflitto legale. Il movimento poteva continuare a vivere a patto che il fascio mazziniano fosse presente all’interno del simbolo politico senza la parola “fascismo” che completava il nome del movimento.
Una sentenza che faceva vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno a seconda dell’angolazione di lettura. Ma, nonostante questa sentenza, il movimento riuscì ugualmente a presentarsi con il simbolo completo in diverse campagne elettorali locali.
Oggi, il discorso è cambiato. Alla presentazione del simbolo per le ultime elezioni politiche, Fascismo e Libertà è stato censurato oltre misura, o meglio, oltre sentenza. Oltre alla parola “fascismo", infatti, il Ministero dell’Interno ha censurato anche il fascio repubblicano. Per cui l’organizzazione politica si è dovuta presentare con due triangoli grigi che coprivano la parola e il simbolo. Quello che si poteva leggere era solo la parola “libertà”. Il movimento di Pisanò, insomma, invece di andare avanti, è tornato indietro nel tempo quando il reato di apologia era una sorta di spada di Damocle che dondolava sotto il collo del senatore missino.
Il motivo del salto all’indietro va ricercato nella gestione dell’attuale dirigenza la quale, grazie ai metodi applicati e prima elencati, è riuscita a far riaprire l’occhio censorio dell’antifascismo.
E’ una cosa che a noi non tocca, visto che al massimo potrebbero censurarci il fascio mazziniano ma non il nostro nome che rimarrebbe integro e riconoscibile sulle schede elettorali.
Certo è che il comportamento di certi individui potrebbe risultare deleterio a tutta la comunità fascista. Per questo motivo, Fascismo e Libertà, viene da noi considerato una mina vagante dalla quale è bene tenersi distanti. Almeno fin quando ci saranno certi personaggi a dirigerla.
3) Vi collocate al di fuori di Unione e CdL, ma che rapporti avete con
Alessandra Mussolini, che ha recentemente concluso un accordo con la seconda
coalizione? Tra l'altro, ultimamente sul vostro sito l'avete anche difesa
riguardo le liti con Vittorio Sgarbi, affermano che dietro quegli episodi c'era
un clima esasperato dal rifiuto esplicito della Mussolini di candidare Sgarbi
con Alternativa Sociale: può spiegare anche questa vicenda?
Ci collochiamo al di fuori delle due formazioni politiche in quanto la sinistra è da sempre la nostra antagonista politica. Nei decenni trascorsi, in più, essa è stata la fautrice di una propaganda antifascista tra le più feroci ed esasperanti il cui fine è stato quello di infangare la nostra storia e la memoria di coloro che sono morti per la causa in hanno creduto. Con la sinistra, con questa sinistra, riteniamo che il dialogo sia inesistente, anzi, sia improponibile. Con la destra il nostro movimento non ha nulla a che fare. Si sbaglia, e di molto, quando veniamo definiti di destra o di estrema destra. La destra politicamente intesa è votata a liberalismo, al capitalismo. Va a braccetto con gli americani invasori di nazioni sovrane dove impone le sue regole che eufemisticamente chiama “democratiche” mentre sono il prototipo della dittatura più nefasta con l’aggravante di nascondere tale dittatura sotto il falso perbenismo democratico. Questa destra inoltre è antifascista tanto quanto lo è la sinistra. E’ ormai di moda esserlo. E la destra, in questo campo, ha dimostrato di essere ottusa quanto la sua controparte. Nessuno dei componenti delle due fazioni, però, ha mai avuto il coraggio di ammettere che dal fascismo ne hanno tratto giovamento non solo politicamente, ma anche materialmente. Politicamente perché questa democrazia, che tanto ha odiato, ed odia, il fascismo ritenendolo violento e distruttivo sotto ogni punto di vista, non ha esitato a far proprie diverse leggi emanate durante il ventennio; materialmente, perché dal fascismo ha ereditato una serie di istituzioni statali inesistenti prima dell’avvento di Mussolini, senza contare le strutture immobiliari fasciste all’interno delle quali molte giunte comunali bivaccano discutendo su come riconfermare i posti di comando locali. Ritornando alla parte politica va detto che la Costituzione repubblicana, la cui paternità è stata subdolamente concessa ad alcuni esponenti partigiani, è piena di decreti legge coniati sotto la “tirannia” di Mussolini. Basta citare, uno per tutti, l’art. 46 della costituzione, ma ce ne sono molte altre ancora. Essa è la copia esatta delle leggi promulgate in favore della classe lavoratrice.
Per quanto concerne la difesa che abbiamo voluto mettere in atto a favore della Mussolini, questa non deve essere valutata sotto l’aspetto politico, bensì sotto l’aspetto umano.
Avremmo difeso chiunque si fosse trovato sotto la sequela di insulti e di offese che l’assessore alla cultura, (e che cultura!), ha sbraitato non solo contro l’onorevole ma anche verso gli astanti presenti nello studio televisivo.
Una personaggio con un frasario così “colorito” dovrebbe essere radiato da ogni trasmissione radiotelevisiva, dovrebbe essere cancellato da ogni tipo di carica pubblica. Invece, Vittorio Sgarbi, dopo essere stato condannato per falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, ovvero di noi cittadini, ha continuato il suo mandato e adesso fa l’assessore a Milano, promuovendo i graffiti che infestano e degradano i muri di diverse città italiane. Ci sarebbe da chiedergli con quale morale e coraggio continua a detenere una funzione pubblica nonostante sia stato condannato definitivamente per dei reati commessi proprio grazie alla carica a cui era stato nominato. Forse quella dei soldi, l’unica cosa che davvero conta per quest’individuo.
La diatriba tra Sgarbi e la Mussolini ha, però, fatto venire a galla un lato interessante. Sgarbi aveva chiesto alla Mussolini di essere candidato tra le sue liste nelle ultime elezioni. La nipote del Duce non aveva accettato. Ha fatto bene l’onorevole a mettere in luce, in quel frangente, il carattere subdolo dell’assessore milanese che, pur di rimanere a galla, è stato capace di chiedere asilo politico all’estrema destra. Le grida isteriche di Sgarbi nei confronti della Mussolini, alla quale ha più volte dato della “fascista”, usando il termine nel senso più dispregiativo ed offensivo possibile, ha solo messo in luce l’ipocrisia di un uomo votato al dio denaro. La politica, per lui, è strumento di guadagno, non di sviluppo sociale. Ed anche per questo non dovrebbe ricoprire alcun ruolo istituzionale.
4) In politica estera criticate certi atteggiamenti del sionismo ebraico,
considerati illibertari e tendenti a creare una ingiusta confusione tra
antisionismo, antisemitismo e razzismo: può accennare a cosa si riferisce?
Quando ci definiamo antisionisti veniamo tacciati per razzisti. Ovviamente
questa confusione di termini fa comodo ai nostri antagonisti i quali di certo
non si sgolano nel tentativo di far comprendere che essere antisionisti non
equivale ad essere antisemiti.
Se poi abbiamo “l’ardire” di sostenere i palestinesi nella loro lotta di sopravvivenza contro lo stato di Israele che bombarda le case dei civili ed invade un territorio straniero con i suoi carri armati, diventiamo subito razzisti, xenofobi, sterminatori di ebrei.
Ma se la stessa linea da noi perseguita viene portata avanti dalla sinistra, allora tutto si trasforma in lotta per la libertà del popolo palestinese oppresso. Ecco il modo in cui la sinistra cambia a proprio piacimento i termini e la visione delle cose.
Il sionismo è un movimento politico – religioso che segue, per certi versi, la politica portata avanti in casa nostra da Silvio Berlusconi. La prima, però, ha dalla sua un potere economico e politico enorme, tanto é vero che riesce a tenere in scacco l’America di Bush, la quale viene condizionata nelle scelte politiche e militari in base agli interessi e dalle brame sioniste. La politica italiana invece è succube di quella americana. Di conseguenza l’Italia è, attraverso l’America, condizionata anch’essa dalla volontà sionista. D’altronde basta guardare i quotidiani nazionali per rendersene conto. Ogni giorno c’è un portavoce israeliano o di una comunità ebraica residente in Italia che fa sentire con autorità la propria voce su qualsiasi questione, nessuna esclusa.
Noi lottiamo contro questa ingerenza, cerchiamo di far comprendere che occorre difendersi da chi persegue altri interessi politici non comuni ai nostri, anzi, spesso dannosi per la politica italiana. La politica invasiva sionista ha condizionato le scelte di molte nazioni fino a portare alcune di esse, (Italia compresa), a presenziare militarmente i territori ostili ad Israele e giustificando la presenza in armi come tentativo di tutelare la “pace”. Mentre, in realtà, lo stato ebraico cerca solo di tutelare se stesso, possibilmente con la vita dei soldati delle altre nazioni.
L’Iraq, giusto per fare un esempio, è stato attaccato con la banale scusa delle armi biologiche che Saddam Hussein avrebbe usato in caso di guerra contro Israele. Quando gli americani si sono impadroniti di quella nazione hanno trovato di tutto tranne che armi di distruzione di massa. E, nonostante tutto, sono ancora là a dettare legge ad un popolo sovrano.
Il Nuovo Ordine Nazionale non è un movimento razzista. E’ antisionista, ma ciò non sta a significare che è antisemita. Se così fosse, solo per il fatto di essere anticomunisti potremmo essere tacciati di essere anche anti italiani. E così non è. Tutt’altro!!
Il sionismo va combattuto politicamente perché non solo non ha nulla a che fare con il nostro modo di concepire la politica italiana ma, oltre a questo, esso cerca di dettare legge in casa d’altri arrogandosi diritti che non ha e pretendendo di avere voce in capitolo sulla politica italiana. Ha, inoltre, dalla sua poteri forti, gestisce e controlla giornali e televisioni, promuove o boccia disegni politici a secondo i propri interessi, indirizza ed influenza, (economicamente e politicamente), le decisioni di governo. E’, insomma, una sorta di massoneria ebraica dalla quale sarebbe bene guardarsi.
5) Al momento ci sono gruppi politici coi quali ci potrebbero essere possibilità di alleanza, per quanto vi riguarda?
Come è stato già detto, non escludiamo nessuno dal dialogo. Siamo disposti benevolmente verso tutte le forze politiche fasciste che intendono portare avanti l’idea comune. Vorremmo che tra i vari movimenti esistesse quel cameratismo che si sta perdendo e che sta lasciando sempre di più il posto all’invida, ai rancori, alle diatribe, alle critiche e agli insulti fini a se stessi.
Dovremmo essere uniti e siamo disgregati come granelli di sabbia nel vento.
Molti di noi ancora non si sono resi conto che i granelli di sabbia, se si uniscono, possono formare dune enormi e le dune possono creare enormi spazi.
Invece ogni movimento, ovvero ogni granello di sabbia, pensa di essere il più grande, il migliore. Crede di non aver bisogno degli altri granelli di sabbia. Ed è così che è iniziato il gioco al massacro (politicamente inteso), di cui hanno beneficiato antifascisti, comunisti, destra, sionisti, massoni, liberali, socialisti e compagnia varia.
Il nostro cosiddetto ambiente è pregno di facinorosi, di rancorosi e di arroganti.
Abbiamo incontrato diverse entità politiche ed anche diverse singole persone. Ma ogni volta, invece di trovare la strada comune sulla quale camminare insieme, invece di individuare i punti politici e sociali principali sui quali lavorare, la discussione è caduta sul nome del movimento che doveva essere cambiato o sul simbolo che doveva essere sostituito con un altro.
Sciocchezze prive di importanza che non hanno mai portato a fatti concreti.
Pare che tutti coloro che vorrebbero fare qualcosa per questa nostra povera Patria, (mai caduta così tanto in basso), abbiamo come argomento di primaria importanza quello del simbolo e del nome da sostituire. Ogni persona o movimento sente l’obbligo, il diritto ed il dovere di imporre la propria idea sul nome e simbolo da promuovere, (ovviamente il proprio!), senza capire che la collaborazione e la coalizione non deve essere basata sulla ricerca dei “grafici pubblicitari” ma su punti comuni da portare avanti attraverso una lotta politica di piazza, nelle fabbriche, nelle scuole, nella società in genere.
Fin quando coloro che si presentano agli incontri cercheranno di imporre stupidamente i loro colori ed i loro simboli, (ed ognuno ne ha uno diverso di cui ne pretende l’accettazione incondizionata), minacciando la chiusura di ogni dialogo alla collaborazione qualora non vengano accettati, non andremo da nessuna parte. Si rimarrà ognuno nelle proprie abitazioni a contemplare, con sguardo beota, l’invenzione del proprio logo politico.
6) Lei dirige lo storico giornale Il Popolo d'Italia, già organo del movimento Fascismo e Libertà: che relazione c'è tra questa testata ed il N.O.N., oltre che con lo stesso gruppo Fascismo e Libertà?
Il Popolo d’Italia non è mai stato organo del movimento Fascismo e Libertà. E’ sempre stata una testata indipendente sulle cui pagine hanno potuto scrivere tutti coloro che avevano qualcosa da dire, Fascismo e Libertà compreso.
Ad oggi la testata è ancora indipendente. E’ una scelta, questa, dettata da una volontà che, siamo certi, avrebbe apprezzato lo stesso fondatore il quale, nonostante la sua indiscussa carica di Primo Ministro del governo italiano, non ha mai ritenuto opportuno rendere il “Popolo d’Italia” un organo del P.N.F.
Volendo rispettare la tradizione e, crediamo, anche il volere di Benito Mussolini, la testata continua a rimanere indipendente dai partiti.
Per cui l’unica relazione esistente tra la testata e il nostro movimento è semplicemente quella giornalistica. Chi vuole scrivere proposte, idee, critiche, progetti è libero di farlo a patto che rispetti le idee degli altre e le leggi vigenti.
Il Popolo d’Italia è un giornale politico ma non partitico. Riteniamo che, se usato nel giusto modo, potrebbe diventare la voce ufficiale di tutti i fascisti, indipendentemente dalla loro militanza in questo o in quel movimento.
Basterebbe essere d’accordo almeno su questo, avere un luogo comune dove poter pubblicare i propri pareri. Ma anche nel campo giornalistico, così come per i simboli ed i nomi dei movimenti, esistono una miriade di testate lette giusto da chi le scrive e dai loro parenti. E guai a dir loro di scrivere su una testata diversa da quella che si sono inventati. E’ un sacrilegio al quale si risponde con una sorta di anatema, di scomunica politica.
Il vero problema che ci affligge ormai da anni non sono le leggi antifasciste e antidemocratiche di cui Scelba e Mancino sono stati i promulgatori, ma è il frastagliamento, l’atomizzazione delle nostre forze, delle nostre risorse.
Fin quando rimarremo ancorati ognuno al proprio pezzo di carta o al simbolo inventato al momento faremo il gioco di coloro che non si sprecano neanche a prenderci in considerazione sul piano legale. Fin quando ci esautoreremo da soli, nessun governo, nessun politico ci prenderà in seria considerazione. Ma quel che è peggio, nessun cittadino ci darà mai un segno di fiducia.
L’unione, il cameratismo, l’umiltà, il coraggio e la presenza militante sono cose che ormai mancano da decenni nelle nostre fila. E’ inutile rivangare i tempi trascorsi nel tentativo di ricercarne le cause o i colpevoli. Non è questo l’obiettivo che dobbiamo prefiggerci.
Dobbiamo, piuttosto, ricercare motivi diversi e validi che tendano a ricompattarci, ad essere una sola forza politica anche se, tale forza, può avere mille simboli e mille colori. L’importante è avere UNA sola idea, UNA sola meta, UN solo scopo.
Il Nuovo Ordine Nazionale si è sempre fatto promulgatore di incontri e di tentativi atti ad avvicinare le varie realtà politiche. Non sempre ha fallito, ma spesso ha trovato porte chiuse allo stesso modo in cui sono risultati i cervelli di certe persone.
Ma una cosa è certa. Noi crediamo fermamente che questa società, questa politica, deve essere cambiata e crediamo, altrettanto fermamente, che i principi politici lasciati da nostri predecessori siano quelli da adottare al fine di risollevare questo Paese dal baratro in cui è caduto.
Riteniamo che per raggiungere lo scopo che ci siamo prefissi, ovvero quello di dirottare il cammino di tutti i cittadini italiani verso sentieri meno aridi e meno immorali, sia quello di eliminare le numerose, troppe, identità politiche, spesso considerate una il doppione dell’altra.
E con esse occorre togliere dal Parlamento i troppi onorevoli molti dei quali, o compiono danni irreparabili all’immagine e alle strutture dello stato, o bivaccano in attesa di ricevere i lauti stipendi che continuano ad aumentare mentre diminuisce il potere d’acquisto del denaro e si alzano gli anni per ottenere il pensionamento.
Con questo non auspichiamo uno stato totalitario ma certamente oligarchico, all’interno del quale siano concentrati i vari modi di vedere e di valutare i problemi sociali e civili del nostro paese.
Non più quindi un movimento per ogni visione dei problemi, ma pochi movimenti all’interno dei quali coesistere e dove trovare una soluzione che vada a beneficio dei cittadini italiani e non alle caste privilegiati dei pochi eletti.
E’ una strada lunga, tortuosa e piena di rischi di ogni genere, ma è quella che ci siamo prefissi e che intendiamo perseguire a qualunque costo, con o senza l’appoggio degli altri camerati.
Il Nuovo Ordine Nazionale non è solo il nome di un movimento ma è anche ciò in cui crediamo e per il quale lotteremo a denti stretti difendendo le nostre idee allo stesso modo in cui saranno attaccate.
Chi crede in un possibile cambiamento può essere un valido militante o un valido collaboratore, al di la di schemi, colori e simboli.
Chi invece crede che le matite colorate siano più importanti dei problemi sociali, rimanga pure a casa.
La nostra è una battaglia lunga e dispendiosa per la quale, più dei disegnatori, occorrono uomini disposti a lottare. Alcuni li abbiamo trovati, sono tra le nostre fila. Questo già è sufficiente per iniziare a combattere politicamente.
[Questo articolo è stato pubblicato sui giornali Deasport, Corriere di Aversa e Giugliano, Caserta24ore, Italia Sociale, Qui Calabria]