Intervista a Dagoberto Bellucci |
Dagoberto Bellucci in Libano |
Dagoberto Bellucci, modenese di origine toscana, già militante in
diversi movimenti d'ispirazione rivoluzionaria, ed adesso giornalista inviato
speciale in Libano per il quotidiano Rinascita, esprime in questa intervista una
analisi molto approfondita e ragionata sul mondo politico neofascista, cui non
risparmia critiche. Bellucci, che è anche autore di volumi di dottrina islamica,
politica internazionale e analisi storiche,
illustra inoltre le importante sfaccettature del vivissimo mondo politico
libanese, le ragioni della propria adesione all'Islam sciita (sottolineando, tra
l'altro, l'importanza dell'equilibrio tra le esigenze terrene e spirituali
dell'uomo), il ruolo degli sciiti in Iraq, non certo tutti schiacciati sulle
posizioni degli invasori statunitensi.
1) Tu, fin da giovanissimo impegnato nel mondo
della destra radicale, hai aderito all'Islam sciita: puoi spiegare cosa ti abbia
spinto a ciò, e che ruolo abbiano avuto in tale scelta i tuoi ideali politici?
La mia militanza nell'area della cosiddetta "destra radicale" risale alla metà
degli anni ottanta. Ora iniziamo subito a dire che l'approdo all'Islam sciita è
successivo e maturato a seguito di diverse riflessioni sia personali che
politiche che sono la conseguenza, indiretta, proprio di questa militanza in
quella che definirei tranquillamente come un autentico sanatorio per malati,
alcuni piuttosto gravi a quanto mi risulta. Descrivere dieci anni di attività
politica non è mai semplice nè tantomeno può essere esaustivo. Prima di tutto
l'adesione all'Islam , alla sua "versione" sciita soprattutto, ha rappresentato
per il sottoscritto l'approdo naturale ad una visione del mondo che avvertivo la
sola che rappresentava realmente quella che, per dirla con Evola, era la mia
"equazione personale" verso il sacro. O per esser piu' chiari era nell'Islam
sciita che ravvisavo potessero esserci sia una dimensione trascendente corretta
- che equilibrava cioè la sfera spirituale a quella materiale senza imporre
alcunchè di straordinario - sia, per rimanere in ambito politico, la
manifestazione di un radicalismo che rifiutava tanto il conformismo occidentale
che l'american way of life. Era un mondo completamente diverso per il semplice
fatto che si rapportava alla modernità stabilendo il proprio baricentro attorno
ad altre "coordinate" ontologiche, ovvero privilegiando la dimensione spirituale
dell'individuo, esaltandone i valori essenziali e dando risposte coerenti alla
stragrande maggioranza dei problemi di cui soffre l'uomo moderno. L'Islam che
viene propagandato sui mass media occidentali non avrebbe neanche diritto di
cittadinanza nella mia visione del mondo: è un'aberrazione o per capirci una
specie di parodistica rappresentazione del puro Islam mohammadiano. Per esser
ancor più chiari, quest'Islam "fondamentalista" e "fanatico" che tutti conoscono
sotto la sigla dell'organizzazione "Al Qaeda" (un data-base della Cia!) [il
riferimento è a alle collusioni tra la politica di vari presidenti americani ed
il gruppo di Bin Laden, un tempo sostenuto in funzione antisovietica, n.d.r] e
che serve agli interessi dell'imperialismo e della superpotenza a stelle e
strisce (ma che più vastamente risponde ai clichè che l'Occidente ha costruito
attorno alla religione islamica) non è nient'altro che un mostro partorito
sapientemente dal ventre sempre fecondo della Grande Meretrice Usa. Ora diciamo
pure che se vogliamo parlare di Islam sarebbe più opportuno e anche corretto
parlare dei vari Islam che esistono: un miliardo e trecento milioni di musulmani
non rappresentano un corpo unico nè tantomeno sono quella minaccia all'Occidente
della quale continuano a blaterare i mass media mondialisti. E per capire che
l'Islam è eterogeneo possiamo semplicemente fare un esempio calzante: la
Repubblica Islamica dell'Iran, che appunto è uno Stato Islamico, non ha niente
da spartire con la laicissima e occidentale Turchia (islamica? io ne dubito),
con le altrettanto laiche e anti-islamiche Tunisia e Algeria [l'accenno è ai
governi di questi due Stati di religione musulmana, laici ed autoritari, anche
se formalmente si dichiarano di credenza musulmana, n.d.r.] o con il Regno
dell'Arabia Saudita retto da una monarchia (come la maggior parte dei paesi del
Golfo) che fonda il suo "diritto islamico" sulla lettura eretica del wahabismo
[una interpretazione ultrarigorista dell'Islam, propria del governo sunnita di
questo Paese, n.d.r.]. Parlare di un Islam monolitico che dovrebbe rappresentare
il nuovo "pericolo" per gli occidentali è falsare completamente la realtà di un
mondo che ha troppe sfumature e divisioni interne (sia dottrinali che di altra
natura) che costituiscono e hanno sempre rappresentato probabilmente i veri
limiti dei musulmani. I musulmani sono sempre stati divisi e storicamente la
minoranza sciita ha rappresentato una sorta di "eresia" maltollerata dalla
maggioranza sunnita che ancora oggi non ne tollera passivamente la presenza e
l'attività. L'Islam sciita rappresenta dunque per il sottoscritto un porto
d'attracco sia spirituale che politico perchè è al suo interno che ho ritrovato
quella carica rivoluzionaria che, un tempo, si pretendeva rappresentata dai
movimenti neofascisti. L'Islam sciita autentico è l'Islam della rivolta
permanente per la Verità. E' l'Islam di Asciurà e dell'Imam al Husayn (a.s.)
[abbreviazione per “alei salam”, in arabo “La pace su di lui”, n.d.r.], il
Signore dei Martiri che ha difeso a Karbala un'idea di giustizia e di libertà
negate dalla tirannia. Karbala è un simbolo di rivolta contro qualsiasi potere
dispotico e illegittimo; è il grido disperato dei diseredati del pianeta contro
le ingiustizie, la tirannia, le dittature che si sono manifestate nel corso dei
secoli. E' anche un esempio che ha contrassegnato l'evoluzione in senso
rivoluzionario della recente storia iraniana portando nel febbraio del 1979 le
forze islamiche alla conquista del potere. Ora il problema rappresentato dalla
cosiddetta "estrema destra" italiota è che - ieri come oggi - si presumeva che i
cosiddetti rivoluzionari neofascisti avessero realmente intenzione di abbattere
il Sistema. Troppa rabbia uscirebbe fuori se dovessimo ripercorrere sessant'anni
di parodia neofascista in Italia e nel resto d'Europa. Costoro, i dirigenti
neofascisti o di quella che oggi è tornata a chiamarsi stupidamente "destra
radicale" (cadendo nuovamente nell'anticomunismo senza il comunismo e finendo
per fare da stampella alle politiche neoliberiste del centro-destra
berlusconiano con il quale, non casualmente, son finiti per allearsi tutti i
vari movimentini e partitini d'"area") , hanno utilizzato , mandandoli spesso
incontro alla morte, i propri militanti per "opporsi al comunismo" ieri cosi'
come sarebbero pronti a mandarli, domani, allo sbaraglio contro il nuovo
"nemico" che hanno individuato nell'immigrazione specialmente in quella
islamica. Ora, premesso che l'anticomunismo e il nazionalismo erano i soli veri
valori che hanno contrassegnato sia la destra parlamentare che quella
extraparlamentare durante gli anni caldi della strategia della tensione,
dobbiamo esser chiari quando diciamo che costoro sono degli impostori che - sul
piano fattuale - hanno nè piu' nè meno reso un intera area, teoricamente
antagonista al liberalcapitalismo e al modello occidentale e che doveva essere
la nemica mortale degli Stati Uniti, servilmente funzionale proprio alle
strategie americane sul piano internazionale con l'opposizione all'Urss e al
blocco delle democrazie orientali e sul piano interno finendo per avere rapporti
poco chiari con l'eversione e le politiche di stabilizzazione democratica
americanocentriche.
Tanto per esser ancor più chiari la storia del neofascismo dalla fine del
conflitto ad oggi sarebbe tutta da riscrivere: avevano cominciato a farlo il
soldato-politico Vincenzo Vinciguerra (che in tre suoi libri fondamentali -
"Ergastolo per la libertà" , "La strategia del depistaggio" e "Camerati addio" -
ha disintegrato la favola di un neofascismo "rivoluzionario" in conflitto contro
il Sistema per descrivere invece un quadro a tinte fosche di puttaneggiamenti
vari tra dirigenti e militanti neofascisti e servizi segreti, arma dei
Carabinieri e polizia di Stato, ufficio affari riservati del Ministero degli
Interni e strutture atlantico-sioniste quali la rete paramilitare di Stay Behind
alias l'italica Gladio) e il Grande Guascone di Popoli alias Maurizio Lattanzio
al quale vanno invero immodificate tutta la nostra stima e solidarieta' anche a
distanza di anni. Giusto per dare un'equazione "matematica" possiamo dire che la
Repubblica Islamica dell'Iran sta all'Arabia Saudita come la nostra idea del
mondo sta al Neofascismo, ovvero l'uomo e la scimmia. Niente di più e niente di
meno. Una autentica parodia quella neofascista allo stesso modo in cui l'Islam
saudita rappresenta una oscena parodia in seno al mondo musulmano. In che modo
dunque gli ideali "appresi" durante la mia esperienza abbiano influito sulla
decisione di aderire alla Shi'a duodecimana e seguire la "linea" dell'Imam
Khomeini è presto detto: vedete, se fossi nato qualche anno prima probabilmente
avrei finito con lo scontrarmi con i "rossi" che rappresentavano il nemico
"visibile" e anche "preponderante" che si opponeva ai giovani neofascisti. A
parte qualche sano scontro boxistico in terra d'Emilia proprio a metà anni
ottanta direi che abbiamo evitato questo logica di contrapposizione degli
opposti estremismi perchè funzionale esclusivamente al potere ieri democristiano
oggi più vastamente neoliberista. Ed e' stato un bene aver compreso in tempo
questa menzogna. Troppi morti causati dalla stupidità destro-radicale e
dall'altrettanto stupidità dell'antifascismo militante di certe frange
dell'ultra-sinistra. Purtroppo vedo che la storia non ha insegnato proprio
granchè se , in una società svuotata di ideali e valori, i pochi che si occupano
di politica continuino a perseguire le medesime logiche "fratricide". I
neofascisti, che oggi hanno scoperto di chiamarsi "destra radicale" perche'
evidentemente c'è qualcuno al quale interessava che un'intera area ritornasse a
parole d'ordine che con il Fascismo Rivoluzionario e le Rivoluzioni Nazionali
europee poco hanno a che vedere, identificano nell'immigrazione un pericolo per
quella che chiamano civiltà occidentale! Complimenti: tanto valeva che costoro
aderissero alla Lega Nord o a qualcun'altro dei partiti della media-piccola
borghesia bottegaia pullulanti nel perimetro coloniale italiota. E l'estrema
sinistra , con la sua retorica pacifinta, terzomondista e internazionalista, non
si schioda dalle sue posizioni d'antifascismo militante e di difesa della
"democrazia". Ora se consideriamo che in Italia c'è assai poco da salvare vista
la deriva inquietante che ha assunto la politica e che, in fondo rispecchia
perfettamente il sovvertimento di tutti i valori intervenuto nella società
italiana, possiamo anche comprendere che questi ambienti siano estremamente
funzionali alle logiche del divide et impera atlantico-sioniste e pronte a dar
vita a una nuova stagione di violenza. Mi domando: in nome di chi e che cosa
questi signori - dirigenti dell'una e dell'altra fazione - stanno giocando sulla
pelle di ragazzini che poco e mal conoscono della recente storia italiana? Al di
là della nostra adesione spirituale e politica all'Islam rimaniamo italiani
affatto fieri di esserlo: l'Italia è un paese strano che per decenni e' stato
utilizzato quale laboratorio politico per tutti i tentativi di destabilizzazione
attuati dal potere democristiano che nient'altro era che l'espressione
provinciale del potere imperialista statunitense. Crollato l'impero del male del
socialismo reale (di cui parlavano i centri studi neoconservatori e
l'amministrazione Reagan ...si badi bene) e frantumatosi il blocco dell'Europa
Orientale la contrapposizione si e' spostata lungo il limes mediterraneo tra
Occidente e mondo arabo-musulmano. Chi riconosce che i nemici mortali del
Fascismo e del Nazionalsocialismo europei sono stati le demoplutocrazie
occidentali, l'America e la Gran Bretagna giudaizzate e sotto controllo
sionista, beh non potra' che schierarsi con l'Islam tradizionale e
rivoluzionario esemplarmente incarnato dalla Repubblica Islamica dell'Iran di
Mahmood Ahmadinejad e con il movimento Hizb'Allah di Sayeed Hassan Nasrallah.
Pensate che questa sia un'altra storia? Che non abbia niente a che vedere con i
fatti della politica italiana? Che sia necessario prima affrontare i problemi di
casa nostra? Mah...che volete che vi risponda: "uomini siate e non pecore matte,
si che di voi, tra voi lgiudeo non rida" scrisse il Grande Dante Alighieri.
Parola profetiche vista la kippizzazione della politica italiana.... Credete
casuale che preferisca vivere a Beirut rispetto ad una delle tante "sionne" [
neologismo che sta per "luoghi egemonizzati dal sionismo", n.d.r.] sparpagliate
per la penisola italiota? Mah... vedete voi. Almeno qua si combatte, sul serio.
A leggere la politica italiana da questa parte del mondo, al di qua del
Mediterraneo, pare proprio un autentico teatrino dell'assurdo dove ognuno -
anche l'estremismo radical-chic della Destra Radicale e della Sinistra piu' o
meno No Global - sono mere bazzecole....Siamo seri per favore: stiamo parlando
di cadaveri politicamente ibernati che son stati scongelati in funzione di
logiche atlantico-sioniste facilmente individuabili. Domani quando servirà la
mano d'opera dell'anti-islamismo militante ci sara' sempre qualcuno disponibile
alla caccia al musulmano e ad incendiare una moschea. Ciechi e stronzi. Mi si
permetta l'espressione: non si accorgono che il nemico principale, il nemico
mortale dell'Europa, dopo aver sodomizzato una classe politica priva di alcuna
dignità, sfrutterà questa xenofobia e quest'odio nazionalista per contrapporli
ai loro alleati naturali. L'aveva capito Adolf Hitler che il mondo islamico era
l'alleato naturale dell'Europa dell'Ordine Nuovo nazionalsocialista.
Evidentemente c'è qualcuno interessato a imbrogliare le nuove generazioni che,
praticamente a digiuno di informazioni, cadranno ancora nella ragnatela di
questi manipolatori di verità. E se il neofascismo è allo sbando si chiedano
lorsignori a chi ascriverne le responsabilità politiche dopo decenni di
abboccamenti con ambienti sbirreschi: la sola verità è che questi se potessero
entrerebbero mani e piedi nel palazzo a far da comparse nel circo mediatico del
parlamentarismo da salotto di Vespa; al fianco dei vari Berlusconi, Prodi, D'Alema
e Fini. Non mi sembra proprio che ci siano altre parole da aggiungere su un'area
in decomposizione permanente che ha perduto la propria bussola e si ritrova
prigioniera di stereotipi e parole d'ordine vecchie di venticinque o trent'anni.
E pensare che "La disintegrazione del Sistema", volume di Franco Freda,
rappresenterebbe ancora una possibilità' che - unitamente a "Stato e Sistema" di
Maurizio Lattanzio - non ha mai trovato recettibilità ne' trovato alcuno spazio
d'attuazione proprio per l'assoluta indisponibilità dimostrata da quest'ambiente
di contrapporsi al sistema dominante. Li capiamo, tutto sommato son pur sempre
italiani.
2) Quali sono stati i gruppi politici in cui hai
militato, e per cosa pensi si siano contraddistinti?
La storia personale di un militante non è mai interessante se non accompagnata da un'analisi politica relativa all'area neofascista. E' per questo che non credo importante sottolineare il mio percorso, che è umano e politico, attraverso le varie sigle del neofascismo italiano nel decennio a cavallo tra gli anni ottanta e novanta: dal Msi alla Comunità' Politica di "Avanguardia" passando per alcune frequentazioni personali ovvero senza alcuna adesione ideologica con l'area della Base Autonoma e il Fronte Nazionale di Freda. Niente di più ma niente di meno. Abbiamo "avvicinato" chi c'era e "frequentato" chi dovevamo anche per "capire" essenzialmente verso quale deriva stava andando un intero ambiente. Ed abbiamo fatto la nostra scelta. "Avanguardia" , almeno nel periodo compreso tra l'estate 1991 e la primavera 1997, ha cercato di rappresentare l'autentica anima del Fascismo Rivoluzionario anti-capitalista, anti-marxista, anti-sionista, socialista e nazionalista.
La geometrica strategia anti-sistemica elaborata dal camerata Maurizio Lattanzio e inquadrata nella forma di progetto politico rivoluzionario denominato "Eurasia-Islam" ha comportato una frattura in seno alle diverse anime del neofascismo italiano e obbligato i "camerati" dell'area a schierarsi con o contro l'Islam rivoluzionario e tradizionalista, pro o contro le strategie del Nuovo Ordine Mondiale. La nostra militanza nelle file della Comunità Politica di "Avanguardia" penso si caratterizzasse essenzialmente perche' quel mensile aveva posto al centro delle proprie analisi e strategie l'affrontamento della questione ebraica in tutti i suoi aspetti e forme nel solco dell'Anti-Giudaismo tradizionale cattolico, di quello anti-sionista islamico e dell'efficace attività di contro-informazione che per un trentennio venne portata avanti, pressochè in solitudine, da Giovanni Preziosi dalle pagine del suo mensile "La Vita Italiana"..
In sintesi difesa dell'esperienza politica del Fascismo italiano e del Nazionalsocialismo tedesco da qualsiasi tentativo di de-ideologizzazione o storicizzazione; questione ebraica, solidarietà e fratellanza d'armi con l'Islam rivoluzionario erano i cardini del progetto elaborato da Lattanzio unitamente a quell'opera di revisione critica dell'esperienza neofascista intervenuta a partire dal 1993 attraverso la collaborazione offerta al mensile dal soldato-politico Vincenzo Vinciguerra, probabilmente il solo fascista che abbia attaccato frontalmente manu militari lo Stato e le sue strutture.
Abbiamo avuto i nostri sani scazzi con un po' tutti e probabilmente sono in tanti che non hanno dimenticato. E' una pagina che appartiene ovviamente al nostro passato ma che ha rappresentato insieme un esperienza politica e ideologica formativa e interessante fino ad un determinato periodo: non rinnego niente del passato, non una riga non un'azione. Anche "Avanguardia" ha svolto il suo ruolo ed è stata, personalmente parlando, funzionale all' avvicinamento verso gli ambienti islamici sciiti italiani e in prospettiva internazionale.
3) Attualmente
sei il corrispondente dal Libano per il quotidiano Rinascita, e con una serie di
servizi speciali stai illustrando la situazione nel Paese dei Cedri, conoscendo
bene in particolare il movimento sciita degli Hezbollah, ad un tempo milizia e
partito accreditato in Parlamento. In estrema sintesi, puoi dare un quadro della
situazione attuale?
La situazione libanese è in continua quotidiana evoluzione. Inutile
nascondercelo: quaggiù potrebbe realmente scoppiare, in qualsiasi momento, una
nuova guerra civile. Abbiamo una situazione estremamente difficile da
rappresentare per chi non segue l'evoluzione della politica regionale del Vicino
Oriente e quella locale libanese. L'aggressione sionista dello scorso luglio ha
rimesso infatti in discussione i rapporti di forza interni tra le forze
politiche libanesi. Hizb'Allah e la Resistenza Nazionale hanno opposto uno scudo
di fuoco alle quotidiane incursioni terroristiche dell'aviazione israeliana
contro le banlieus meridionali della capitale, la Beka'a orientale e il sud a
maggioranza sciiti. Nel corso del conflitto scatenato dall'entità criminale
sionista contro il Libano sembrava che finalmente i libanesi avessero raggiunto
un'unità ed una solidarietà nazionale. Questa prospettiva si è dimostrata
fragilissima: un miraggio se consideriamo le polemiche scoppiate immediatamente
dopo il cessate il fuoco concordato e difficilmente imposto dalle Nazioni Unite
agli israeliani e all'esecutivo libanese.
Purtroppo il dopoguerra ha modificato totalmente i rapporti tra le diverse fazioni politiche libanesi. Il governo Siniora ha mostrato palesemente di aderire alle strategie americane e sioniste e sostenere i diktat della comunità internazionale per disarmare la Resistenza Nazionale. Hizb'Allah , fino a novembre scorso parte integrante dell'esecutivo, ha scelto di abbandonare la maggioranza perchè questo governo stava difendendo interessi stranieri e non ha praticamente mai avviato alcun programma per la ricostruzione..
Per capirci l'occasionale unità d'intenti tra maggioranza e opposizione è stata mandata in fumo dall'adesione pressoché corale delle forze del cosiddetto fronte del 14 Marzo alle strategie atlantico-sioniste: i vari Walid Jumblatt, Samir Geagea, Saad Hariri e l'intero esecutivo Siniora si sono rivelati quinte colonne americane nel Paese dei cedri [si tratta, rispettivamente, del leader libanese druso del partito socialista progressista, di un esponente falangista cristiano-maronita, del figlio dell’ex premier libanese sunnita Rafik, assassinato nel 2005 e del governo del'attuale premier sunnita libanese, n.d.r.]. Ora contro una simile svendita della dignità nazionale libanese e contro i tentativi di disarmo della Resistenza - che in ultima analisi rappresenta il principale problema per i potentati sionisti e per l'America - si è andata costituendo un'Opposizione Nazionalista formata da diversi partiti e movimenti politici che ha deciso, su indicazione del segretario generale di Hizb'Allah , Sayeed Hassan Nasrallah, di scendere in piazza e mobilitarsi per far cadere quest'esecutivo anti-nazionale che ha mostrato tutti i suoi limiti e le sue responsabilità prima, durante e dopo l'aggressione..
L'Opposizione Nazionale Libanese raggruppa i partiti sciiti di Hizb'Allah e Haraqat 'Amal, i due principali partiti alleati della comunità' maronita (Tayyar o Corrente Patriottica Libera del Generale Michel Aoun e Haraqat Marada di Souleiman Franje), i nazionalsociali siriani [si tratta di libanesi a tutti gli effetti, ma sono chiamati "nazionalsociali siriani" in quanto, all'epoca della formazione del partito, Libano e Siria costituivano ancora corpo unico, sotto la Francia coloniale, n.d.r.], i due partiti comunisti libanesi, Haraqat Shaab (Movimento del Popolo) laico e panarabista, i nasseriani, i drusi del Partito Nazionale Democratico di Talal Arslan e quelli della Corrente per l'Unificazione Nazionale di Wiam Wahab, i panarabisti, il Baath libanese, il Partito del Dialogo Nazionale laico diretto dal sunnita Fouad Makhzoumi e altri movimenti minori del panorama politico libanese. Un magma eterogeneo di sigle e volti che hanno dato vita ai sit-in di piazza e alle imponenti manifestazioni del dicembre scorso quando almeno due milioni di libanesi, forse due milioni e mezzo su una popolazione che a malapena arriva a quattro milioni, hanno preso festosamente d'assalto le piazze Riyad el Sohl e quella dei Martiri per chiedere tra canti patriottici e slogan, balli e bandiere al vento, le dimissioni di un Governo che non ha saputo far niente di meglio che trincerarsi dietro le sue posizioni filo-americane..
Abbiamo partecipato per tre settimane a tutte le manifestazioni della piazza, scambiato impressioni con i militanti della tendopoli che si è venuta a formare giorno dopo giorno tutt'attorno alle colline del Serail dove ha sede il palazzo del Governo e ottenuto numerose interviste dai principali dirigenti politici dei diversi partiti. Abbiamo vissuto quest'atmosfera festosa e sperato che Siniora mollasse quanto prima la presa e cedesse alle richieste invero modeste della piazza: un governo di unità nazionale, una nuova legge elettorale e nuove elezioni. Ma a quanto pare quest'esecutivo, pur se ridotto al minimo, non intende proprio dimettersi. E' incostituzionale e illegittimo ma in Occidente arriva quasi esclusivamente la propaganda pro-governativa. Devo ringraziare dunque la redazione di "Rinascita" per avermi dato la possibilità di spiegare giorno dopo giorno quanto stava succedendo in Libano e il Coordinamento Progetto Eurasia che ha accolto alcune interviste ad autorevoli esponenti di Hizb'Allah e dell'Opposizione Nazionale sulle pagine del suo trimestrale di geopolitica. Il lavoro da corrispondente, durante e dopo l'aggressione, non è altro che la prosecuzione di una militanza politica di vecchia data. Non è cambiato niente per il sottoscritto: in piazza; ieri come oggi. Con una sola differenza: qui si fa realmente sul serio ed i rischi che la polveriera libanese sia pronta a saltare per aria sono altissimi viste le continue provocazioni del fronte atlantico. Vedete al nostro rientro a Beirut , ventiquattr'ore prima degli incidenti scoppiati il 25 gennaio scorso all'Università Araba, abbiamo trovato tutt'altro clima rispetto a quello festoso lasciato a dicembre: ovunque c'è tensione, i libanesi si guardano sospettosi l'un l'altro. Qualcuno vorrebbe continuare a seminare discordia e sedizione in seno alla societa' libanese: ci sono quasi riusciti. Ma Hizb'Allah e l'Opposizione hanno dichiarato risolutamente che non intendono cadere in questo clima d'odio e di violenza; che non risponderanno alle violenze con altre violenze e che i loro obiettivi sono politici e non hanno assolutamente intenzione di fomentare un conflitto confessionale che vedrebbe il Libano precipitare in una nuova generalizzata guerra di tutti contro tutti. Non è un conflitto religioso nè etnico quello che oppone la maggioranza di governo ai partiti dell'opposizione: è un conflitto politico esclusivamente politico. Le forze della destabilizzazione atlantico-sionista stanno lavorando per favorire certi progetti americani. L'opposizione ha chiaramente denunciato questi complotti a cui non sono certo estranei alcuni protagonisti della scena politica locale: i Geagea e i Jumblatt sono "carte conosciute". Nessuna novità dunque trovarli al lato dell'America. L'opposizione chiede una riforma in senso laico dello Stato e delle sue Istituzioni, una quota di partecipazione maggiore ad un esecutivo allargato ai partiti che, come Tayyar, vantano rappresentanze parlamentari importanti ma non hanno voce in capitolo per decidere. Nessuno vuole lo scontro confessionale tra sunniti e sciiti anche se c'è chi sta soffiando sul fuoco di antiche rivalità e tensioni. In realtà quello che si sta cercando di esportare in Libano è il modello "iracheno" cioe' la strategia americana di seminare odio e discordia tra i musulmani. Hariri e la sua Corrente Futura finora non hanno capito che stanno facendo il gioco sporco di quelle forze che, come il Partito Socialprogressista di Jumblatt e le Forze Libanesi di Geagea, in caso di accordo con l'opposizione perderebbero tutta la loro influenza. Sono forze minoritarie ed estremiste ma al momento dirigono la politica del fronte del 14 Marzo. Tutti si aspettano delle novità entro la fine dell'inverno o all'inizio di aprile dopo il vertice della Lega Araba di Riyad: non credo si riuscirà a mutare però una situazione che rimane di assoluto gelo tra le due fazioni politiche libanese. L'America non lo permetterà e, se potrà, cercherà di fomentare ancora disordini e nuove divisioni. E nessuno si dimentica che a sud, al di là della frontiera meridionale, l'entità' criminale sionista è probabilmente pronta a quel "secondo round" che minaccia praticamente dall'estate scorsa.... "Israele" ha subito una sconfitta strategica, militare, diplomatica e politica umiliante. I sionisti non dimenticano niente: ecco perchè è quasi certo che primo o poi colpiranno nuovamente. I libanesi lo sanno e sono pronti. Tutto qui. Come vedete non c'è proprio un bel niente da stare allegri ma che volete farci ognuno è fatto a modo suo e personalmente noi al rischio cominciamo ad essere abituati.
4) I musulmani sciiti negli anni addietro sono stati spesso considerati all'avanguardia delle correnti antiimperialiste in politica estera: basti pensare ai pasdaran della rivoluzione khomeinista, agli stessi Hezbollah libanesi, ecc... Oggi però alcuni gruppi sciiti, in Iraq, sono stati usati dagli occupanti americani, sfruttando annose divisioni coi sunniti, per rendere meno difficile la loro presenza in terra mesopotamica. Quanto realmente è forte anche tra gli irakeni sciiti l'opposizione alla presenza militare U.S.A., a tuo avviso? La Resistenza irakena, che ha uno dei suo bastioni fondamentali tra i militanti del partito Ba'ath, soprattutto sunniti, è stata sostenuta anche dagli sciiti libanesi di Hezbollah, tra l'altro: puoi indicare quanto conti ciò tra gli sciiti locali?
La questione relativa al
ruolo degli sciiti iracheni nell'attuale situazione irachena e' molto piu'
complessa di quanto non si pensi. Se difatti è vero che esiste un esecutivo a
Baghdad composto da elementi scelti dall'amministrazione occupante americana tra
la comunità sciita è altrettanto vero che cooperanti sono molti rappresentanti
della borghesia sunnita e curda. La situazione geopolitica, strategica e
militare dell'Iraq è da quasi quattro anni quella di un enorme pantano nel quale
son finiti in primis gli americani. E caotica è pure la definizione di
"Resistenza" visto che contro le truppe mercenarie del Mondialismo a stelle e
strisce - ovvero la visione bellicistica dei circoli neocons che stanno al di
sopra e a lato dell'Amministrazione Bush e perseguono la loro strategia di "clash
of civilization" in tutto il Vicino Oriente - si sono schierati partiti,
movimenti ed organizzazioni eterogenee che vanno da ex appartenenti al passato
regime baathista ai nazionalisti passando per sinistra più o meno comunista,
sunniti, jihaidisti stile "Al Qaeda", per intenderci, e sciiti. Che poi la
Repubblica Islamica dell'Iran in Iraq stia perseguendo i propri obiettivi di
politica estera è tutt'altra questione rispetto alla solidarietà alla
Resistenza. Vedete esiste un "fronte" abbastanza vasto anche in Europa che crede
che Iran e Stati Uniti si stiano "spartendo" i dividendi dell'Iraq post-Saddam.
Premesso che la Repubblica Islamica dell'Iran è uno Stato sovrano e, come tale,
muove le proprie pedine sullo scacchiere geopolitico vicinorientale come meglio
crede noi affermiamo che la pretesa cooperazione irano-statunitense è una
menzogna che viene deliberatamente proposta da un determinato ambiente -
d'estrema destra come d'estrema sinistra - per evitare "pericolose" "derive"
filo-iraniane... Visto che a qualsiasi idiozia sembra essere affezionata quest'area
è un bene che non si occupino dell'Iran perchè, volgarmente parlando,non sono
cazzi loro. L'Iran è da quasi trent'anni un baluardo del fronte anti-mondialista
internazionale o, per esser piu' chiari, l'unico Stato sovrano che può
permettersi di organizzare una conferenza storica sul Revisionismo. E persegue
legittimamente i suoi programmi di ricerca nucleare e arricchimento dell'uranio
a scopi di sviluppo energetico. Ora a "lorsignori" del "dubbio" e delle
battaglie anti-immigratorie noi diciamo che anche qualora Teheran aspirasse a
dotarsi di armi nucleari questi sarebbero sempre affari che loro riguarderebbero
ben poco così come sarebbe una legittima aspirazione considerando che, nel
Vicino Oriente, c'è uno stato-pirata, cioè l'entità' criminale sionista, che ha
un intero arsenale nucleare da decenni puntato contro le principali capitali
dell'Europa e del mondo arabo-islamico.
Hizb'Allah è da venticinque anni che rappresenta un movimento rivoluzionario
anti-sionista puntato come una freccia al cuore del Sionismo e dell'Imperialismo
internazionali: non ha certo bisogno di dimostrare niente a chicchessia. E
l'Iran, se permettete, non deve certo misurarsi con le demenziali e astruse
"teorie" che qualche rappresentante nostrano della cosiddetta Destra Radicale
vorrebbe pure "discutere". Non c'è assolutamente niente da discutere: la
strategia dell'America è assolutamente chiara, è il classico "divide et impera"
imperialista che determina conflitti e scontri civili, divisioni etniche e
faziosismi confessionali. In Iraq come in Palestina, Libano e Siria. E così gli
sciiti cooperano con l'America in Iraq contro i sunniti così come la stessa
strategia vorrebbe che i sunniti pro-americani libanesi legati ad Hariri e alla
Corrente Futura, sostenuti da drusi di Jumblatt e maroniti di Geagea,
scatenassero un conflitto civile contro gli sciiti in particolare Hizb'Allah e 'Amal.
Niente di nuovo dunque nella strategia Usa: chi coopera con il Grande Satana è
un sodale del Nuovo Ordine Mondiale. E voi pensate davvero che l'Iran - primo
obiettivo delle mire egemoniche americane nella regione - non sia pronto a
controbattere ad ogni iniziativa "yankee"? Chi continua a raccontarvi la favola
della cooperazione irano-americana evidentemente o non capisce l'abc della
politica internazionale o più probabilmente è solo in malafede. Noi, chissà'
perchè, propendiamo per la seconda ipotesi. In ultima analisi i movimenti
islamici sono il vero obiettivo delle strategie mondialiste di asservire
l'umanità e creare l'One World, il mondo unipolare e unidimensionale, sotto la
spada di Damocle giudaica della Finanza mondiale: da Hamas alla Jihad
palestinesi a Hizb'Allah e al fronte nazionalpatriottico libanesi passando per
la Resistenza irachena e le nazioni sovrane d'Iran e Siria. Il resto sono solo
"chiacchiere" da serva. Appunto da "serva" del Mondialismo qual è' la cosiddetta
Destra Radicale italiana. E' quasi incomprensibile come che quest'ambiente abbia
partorito così tanta ignoranza politica se non alla luce delle analisi
storico-politiche e ideologiche sviluppate da Vinciguerra e Lattanzio nel
decennio scorso. L'Iran? Hizb'Allah? la Resistenza in Iraq e Palestina? Mah...che
volete che vi diciamo: non c'entrano con quest'ambiente... per loro fortuna.