Intervista a Desbele Mehari |
Desbele Mehari, terzo da sinistra nella foto, con altri eritrei e degli italiani |
"Isayas Afworki potrebbe
anche essere stato un valoroso combattente [...] Il problema dell'Eritrea in
questo momento, è, però, che Isayas ne ha trasformato il governo in una
dittatura molto feroce. [...] Lui è quindi il presidente del governo eritreo, il
presidente del partito attualmente al potere, il presidente del Parlamento, e
l'unica persona nel Paese che decide su tutto". Le frasi appena precedenti sono
solo alcune delle significative affermazioni di Desbele Mehari, oppositore
politico eritreo e rappresentante della comunità di suoi connazionali residente
a Milano, riguardo l'attuale presidente del suo Paese, Isayas Afeworki. Di tutto
ciò sarebbe positivo che si conoscesse di più in Italia, che peraltro è stata
storicamente molto legata all'Eritrea, che fu suo possedimento coloniale dal
1890 al 1941 (anno in cui quella terra fu occupata dagli inglesi): il periodo
coloniale italiano non presentò i traumi propri di molte altre situazioni del
genere. Federata all'Impero etiope nel 1952, per volere dell'ONU (e su pressione
del Negus Hailè Selassiè), che affermava di basarsi su antichi legami storici
tra le due terre, ma contro il parere della popolazione locale, l'Eritrea fu in
seguito prima ridotta a semplice provincia amministrativa dell'Etiopia (nel
1960), poi addirittura annessa a quest'ultima nel 1962. Già dal 1961 si era però
organizzato un fortissimo movimento per fare dell'Eritrea uno Stato del tutto
indipendente, che vide anche molte donne tra i suoi combattenti. Uno dei momenti
più gravi si visse nel 1970: vi fu infatti una guerra civile tra gli stessi
guerriglieri eritrei, per contrasti su obbiettivi e strategie da adottare. Nel
1991, con la caduta del regime del dittatore etiope Menghistu Hailè Mariam, cui
avevano concorso combattenti eritrei e dell'opposizione etiope, l'Eritrea era
riuscita a liberarsi militarmente dell'occupazione del governo di Addis Abeba.
Nel 1993, un referendum indetto dalle Nazioni Unite sull'indipendenza, vide il
99% dei cittadini eritrei, in Patria e rifugiatasi all'estero, votare a favore
di questa opzione. Da allora, l'Eritrea era rifiorita, ma nel giro di pochi anni
ha visto il sorgere al suo interno di un regime molto autoritario, che ha
causato il formarsi di una sentita opposizione. Sotto il governo di Isayas
Afworki, in Eritrea sono state calpestate diverse libertà e diritti
fondamentali, ed inoltre quella nazione è stata coinvolta in diverse altre
guerre, compresa una ancora contro l'Etiopia, tra 1998 e 2000, che ha causato
circa 40.000 morti tra le due parti. Questi conflitti sono particolarmente
significativi anche perchè l'Eritrea, che ha circa tre milioni e mezzo di
abitanti, è uno Stato strategicamente e culturalmente importante: è abitato per
circa una metà da cristiani e per l'altra da musulmani (questi ultimi
soprattutto lungo la costa dancala), ed è una terra multilinguistica, in cui si
parlano lingue semitiche (tra le principali ricordiamo il tigrino e il tigrè) e
camitiche (delle quali è particolarmente nota il dancalo, detta anche afar). Pur
appartenendo a etnie differenti, gli eritrei si sono sempre sentiti, in maniera
molto intensa, un unico popolo: anche per la presenza di questo spirito
nazionale, c'è da sperare che le popolazioni eritree riescano ancora una volta
ad uscire da questa nuova, drammatica situazione.
1) Lei è alla direzione del Partito Democratico Eritreo, una delle principali
forze di opposizione al regime di Isayas Afworki: può specificare le principali
accuse che muovete al governo del suo Paese ed in particolare alla presidenza di
Afworki, che un tempo fu un combattente anche di valore per l'indipendenza
dall'Etiopia, ma che, attualmente, in molti accusano di avere instaurato una
brutale dittatura?
Isayas Afworki potrebbe anche essere stato un valoroso combattente, uno dei valorosi combattenti: nel senso che, lui, insieme ad altri, ha diretto il Fronte Popolare per la Liberazione dell'Eritrea, contro quello che noi chiamiamo il colonialismo etiopico. Però questa è la storia passata. Oggi Isayas è uno dei più feroci dittatori nel mondo. Con l’appoggio dei militari e dell’apparato di sicurezza ha instaurato un clima di terrore nel paese. L’Eritrea oggi è uno dei pochissimi Paesi nel mondo dove non esiste nessun tipo di libertà d’espressione. Da settembre 2001 tutta la stampa libera è stata bandita. I giornalisti e gli editori sono a tutt’oggi in prigione senza nessun accusa formulata e comunicata. Non si sa se sono vivi o morti. Questo vale anche per gli ex-ministri e alti ufficiali che sono stati arrestati il 18 settembre del 2001 per aver chiesto una seduta dell’Assemblea Nazionale per discutere la situazione del dopo guerra e l’implementazione della Costituzione Eritrea. Badi bene: queste persone fino a poche settimane prima ricoprivano quasi tutti incarichi ministeriali e altri posti chiavi nel governo. Soprattutto erano suoi compagni di lotta da più di 30 anni. Con questo atto criminale, Isayas Afeworki ha tradito non solo i suoi compagni, ma ha cancellato la speranza e la fiducia del popolo eritreo. Ha cancellato gli ideali e le aspirazioni per cui tanti eritrei hanno dato la loro vita. Ha instaurato un sistema militaresco in tutto il paese. In sintesi ha trasformato il paese in una prigione ignorando la Costituzione approvata dopo tre anni di discussione da un Assemblea Nazionale rappresentativa di tutti gli eritrei residenti sia in Eritrea e che all’estero.
2) Mi scusi: questa Assemblea comprendeva proprio tutti i cittadini eritrei
con diritto di voto, non solo quelli all'estero ma pure quelli in Patria?
Sì, tutti quei cittadini eritrei che vivono all'estero e all'interno
dell'Eritrea, che avevano mandato dei rappresentanti che si erano riuniti in
Eritrea, ad Asmara, nel mese di maggio del 1997, avevano approvato la
Costituzione eritrea.
3) Quindi, nonostante si sia cercato di dare la più ampia partecipazione
possibile alla stesura di questo documento, purtroppo poi tale Costituzione non
è stata attuata...
Non è stata attuata, appunto... Quindi, fino ad oggi, non c'è stata nessuna
elezione in Eritrea, mentre le elezioni erano state programmate, all'inizio, per
il dicembre 2000, e poi erano state rimandate al 2001, ma fino ad oggi non c'è
stata nessuna elezione. Il Paese è amministrato da una persona sola; l'Assemblea
Nazionale, dal 2001 fino ad oggi non si è mai riunita. C'è, è come se fosse
un'Assemblea sulla carta esistente, ma non ha nessun potere: non si riunisce e
non decide niente. Tuttora, tutte le decisioni, in Eritrea, sono prese dal
presidente. Questi è appoggiato da alcuni generali che sono direzione delle 4
zone amministrative, e non c'è nessun altro potere, nè legislativo, nè
giudiziario, in Eritrea. Quindi, è un sistema dittatoriale militaresco che è
stato instaurato da Isayas Afworki.
4) Per cui i poteri sono accentrati nelle sue mani e in quelle dei suoi
fedelissimi...
Esatto.
5) Senta, ancora su Afeworki: questi sta conducendo una politica estera per
certi aspetti ambigua, poco chiara: da una parte poco critica nei confronti di
Bush in Iraq, dall'altra di sostegno a movimenti radicali musulmani in Sudan ed
alle Corti Islamiche che c'erano in Somalia: lei cosa ne pensa di questa
politica, almeno apparentemente poco coerente, e che interpretazione fornisce di
questa situazione?
Mah, la politica del governo eritreo di Isayas Afworki, in questi momenti, è
una politica che non ha nessuna consistenza, che non ha nessuna linea direttiva:
si basa solo sulle convenienze del momento. E' quindi una politica estera che è
entrata in conflitto da tanti anni con i vari Paesi vicini: cominciando dal
Sudan, a partire dal '94-'95, poi entrando in guerra con lo Yemen, con il Gibuti,
e con l'Etiopia, nel '98. Ultimamente, lui sta guidando una guerra diplomatica
contro gli Stati Uniti, ai quali però, prima di iniziare la guerra contro
l'Iraq, aveva dato la base di Assab, dichiarando che era disponibile a ospitare
i militari degli Stati Uniti che stavano per attaccare l'Iraq.
6) Quindi aveva addirittura messo a disposizione una base da cui partivano
gli aerei americani...
Sì. Diciamo che è una politica di convenienza. Soprattutto in questi tempi,
la sua politica è mirata a opporsi all'Etiopia: Si muove con l’unico obiettivo
di indebolire il governo etiopico. Per questo motivo è intervenuto in Somalia,
sostenendo le Corti Islamiche, appoggiandoli materialmente e anche mandandogli
degli esperti militari in Somalia. Quindi, è una politica che non aiuta, che non
bada all'interesse dell'Eritrea: non è infatti una politica di coesistenza
pacifica, ma è centrata meramente sulla competizione che c'è con il governo
etiopico, per indebolirne la stabilità. A ciò, si è appunto aggiunta la tensione
contro gli Stati Uniti.
7) Lei si è ricollegato a qualcosa che le volevo chiedere, e su cui mi ha già
in parte esposto le sue considerazioni: ricordiamo, infatti, che il popolo
eritreo ha combattuto per decenni, dimostrando eroismo e ricevendo pochissimi
aiuti dall'estero, per ottenere l'indipendenza dall'Etiopia, raggiunta nel
1993... tuttavia oggi molti osservatori sostengono che l'Eritrea (il suo
governo, in realtà...) stia svolgendo appunto questo ruolo destabilizzante nella
regione di cui lei già mi stava dicendo... Potrebbe magari spiegare, più in
dettaglio, in cosa consistano gli attriti con l'Etiopia per la zona di confine
di Badmè (sfociati in nuovi episodi di guerra tra 1998 e 2000), e quelli con lo
Yemen per le isole Hanish Zuqur, contenziosi che in qualche modo, a quanto
pare, Afworki sta aggravando?
Diciamo che, contro lo Yemen, sembra che (perchè la questione non è molto
chiara) la situazione parta da alcune isole nel Mar Rosso, che si credeva
fossero eritree. Dopo che lo Yemen aveva cercato di svolgere della pesca presso
queste isole, il governo eritreo è intervenuto militarmente...
8) Considerava quelle acque territoriali eritree, insomma.
Sì. Dopo di che c'è stata questa guerra che ha causato un centinaio di
morti, che però è finita con l'intervento pacifico di una Corte Internazionale,
che ha determinato la stabilità e la pace in questa zona, e assegnando alcune
isole allo Yemen del Sud... quelle isole che si pensava fossero eritree. Quindi,
quello che è importante è che è stata comunque stabilita la pace con
l'intervento della Corte Internazionale. Riguardo il contenzioso contro
l'Etiopia, diciamo che anche lì, benchè la zona di cui si parla molto, Badmè,
non è una zona importante, è però stata utilizzata come un simbolo di vincita
della guerra... da lì era partita la guerra tra l'Etiopia e l'Eritrea. Poi,
anche in questo caso c'è stata una Commissione, che è stata costituita dopo
l'accordo di Algeria che ha definito la delimitazione delle frontiere tra
l'Eritrea e l'Etiopia, dando il Badmè all'Eritrea. In questo caso, l'Etiopia ha
rifiutato di accettare la decisione della Commissione. All'inizio sembrava aver
accettato la conclusione della Commissione. Dopo si sono accorti che Badmè era
stata concessa all'Eritrea. A quel punto l’hanno respinta. Di seguito hanno
deciso di accettare mettendovi delle condizioni, di cinque punti, che non
riconoscevano proprio la sovranità dell'Eritrea su Badmè. L’Etiopia in questo
momento chiede un tavolo di dialogo sulla disputa: per l’Eritrea questo
significa rimettere in discussione la decisione della Commissione. Di fatto ad
oggi, la Commissione non ha potuto delimitare sul terreno le frontiere: quindi,
siamo in una situazione di non guerra e di non pace.
9) Sospesa... Tornando brevemente alla questione delle isole Hanish Zuqur,
sono abitate o disabitate a quanto le risulta?
Non risulta siano abitate.
10) Quindi, una guerra addirittura per isole disabitate... Quale ritiene,
poi, sia la percentuale di popolazione eritrea che si opponga al governo e quali
sono i principali movimenti nei quali si raccoglie? Oltre al suo partito,
naturalmente...
Attualmente la maggior parte della popolazione eritrea si oppone alla Dittatura
di Isayas. All’interno dell’Eritrea , l'opposizione non ha forme organizzative
ben precise perché è pericoloso. Esiste una opposizione silenziosa.
11) La repressione interna è quindi molto forte?
Sì, è molto forte e brutale. Le organizzazioni di opposizione sono tutte
all'estero... ci sono una quindicina di organizzazioni politiche e molte
organizzazioni civiche. Le organizzazioni politiche (Fronti o partiti che siano)
lottano per cambiare il regime in Eritrea per stabilire un sistema democratico e
costituzionale, mentre le associazioni civiche lottano per i diritti umani e
civili degli eritrei compreso quello religioso.
12) A proposito, lei mi
parlava anche di esponenti religiosi, per cui mi riallaccio a questa questione:
in Eritrea convivono cristiani e musulmani in percentuali sostanzialmente
equivalenti, ed entrambe queste componenti identitarie della nazione hanno avuto
degli importanti leader religiosi imprigionati: può fornire dei dettagli in più
sull'argomento, riguardo tale repressione che ha colpito senza fare differenze,
in negativo?
Le religioni in Eritrea sono principalmente due, come diceva: l'Islam e il
Cristianesimo (la Chiesa Cattolica e la Chiesa Copta), però ci sono anche altre
piccole chiese che sono brutalmente represse.
13) Sono numerosi in particolare i copti: giusto?
Sì, sì. La questione è però quella dei dirigenti che si oppongono, uno dei
quali, il patriarca eritreo della corrente religiosa copta, è stato recentemente
deposto dalla sua autorità, al di fuori di qualunque norma religiosa. E' stato
sostituito, e non si sa ancora cosa succederà.
14) E' stato quindi sostituito non secondo procedura, in modo abnorme.
Abnorme, sì: una cosa al di fuori delle regole religiose.
15) Alla base potrebbe esserci stata una pressione del governo?
E' accaduto perchè si era opposto all'attuale andamento delle cose, e
soprattutto perchè si era opposto all'arresto di alcuni dei suoi dirigenti della
Chiesa ortodossa [di rito copto, n.d.r.] che il governo eritreo ha arrestato, ed
in generale a quello che succedeva nel Paese. Non è facile dare dei dettagli
sugli arresti che ci sono stati, perchè vengono fatti in modo molto discreto,
nascosto...e quindi capire esattamente quanti siano, chi siano gli arrestati, è
difficile.
16) Questo è comprensibile anche se la stampa non è libera o è poco libera.
Quello della stampa libera è uno dei punti per cui noi ci opponiamo a questo
governo. Lui, Afeworki, nel 2001 ha chiuso tutti gli organi di stampa, i
giornali che erano stati liberi, indipendenti. Oggi come oggi, la televisione,
i giornali, e la radio sono di proprietà del governo. Quindi l'unica fonte di
informazione è quella governativa. Conseguentemente, tutti quelli che si
oppongono, o sono comunque al di fuori della voce ufficiale, vengono arrestati,
e soprattutto vengono reclusi senza che si sappia dove siano prigionieri, perchè
non hanno nessuna possibilità di comunicazione. Non possono essere visti o
visitati dai parenti, da amici, da chiunque... Non si sa neanche se siano vivi o
morti, nè dove siano. Questa è una delle situazioni molto critiche, anche
perchè, appunto, non è facile dare dei dettagli su quali dirigenti siano stati
arrestati, su quali siano in prigione, e quali no.
17) Quanti sono e dove si trovano gli eritrei profughi all'estero per
l'attuale situazione? Mi riferisco, quindi, ai nuovi profughi, se si può farne
più o meno una stima, rispetto a quelli della guerra d'indipendenza, che
sicuramente in gran parte erano tornati.
Il maggior numero di eritrei che scappano dal servizio militare, o meglio
dalle fila di quello che viene chiamato servizio militare si trova in Etiopia e
in Sudan. La stima è 80-100.000. Con l’aggravarsi della situazione, il numero è
in continuo aumento. Coloro che riescono ad uscire dal Sudan, attraversano il
Deserto del Sahara e arrivano in Libia. Dalla Libia chi riesce arriva in Italia
attraversando il Mediterraneo. E poi, entrando in Italia, si muovono negli
altri Paesi europei: in Inghilterra e nei Paesi scandinavi, per avere un po' di
vita dignitosa.
18) Questo nuovo servizio militare è un servizio militare diverso, credo,
dagli altri servizi militari: dura di più? E' finalizzato ad inquadrare nel
regime? In breve: come è organizzato?
E' stata fatta una proclamazione del servizio militare nell''94, che
prevedeva diciotto mesi di servizio.
19) Quindi già molto lungo...
Ma questo, dopo la guerra contro l'Etiopia, nel 2000, è stato trasformato in
servizio a tempo indeterminato [ed è obbligatorio anche per le donne, anche se
meno lungo, n.d.r]. Ci sono delle persone così che subiscono questa specie di
servizio militare che non è più un servizio militare, cioè le persone a partire
dai diciotto anni... Quando tutti gli studenti eritrei arrivano all'ultimo anno
delle scuole superiori, vengono portati con forza in campi di addestramento, che
in passato (fino ad un anno fa,) si trovavano nella zona del Barka, che si
chiama Sawa.
20) E' una zona desertica, forse?
E' un po' isolata, ma vi hanno costruito delle abitazioni. I giovani
dovevano così seguire le lezioni dell'ultimo anno delle scuole superiori nei
campi di addestramento militare. Era un modo per tenerli per un anno, senza
perderli; dopo di che, alcuni (pochi) riuscivano a superare l'esame di stato,e
andavano all’Università e nei suoi diversi istituti. Gli altri devono andare al
servizio militare obbligatorio. L'obbiettivo principale di questo sistema di
reclutamento è tenere i giovani sotto pressione e sotto controllo per evitare
qualunque tipo d’opposizione. In una situazione di questo tipo dove i giovani
non vedono nessuna prospettiva per il futuro, cominciano poi a scappare verso
l'Etiopia e il Sudan. Così, questo sistema di tenere sotto controllo tutti gli
eritrei da 18 a 40 anni, sta privando il paese della sua gioventù.
21) Oltretutto, il fatto di
legare l'ultimo anno di scuola all'inizio del servizio militare fa sì che sia
difficile che qualcuno possa sottrarvisi, perchè in genere ognuno ci tiene a
finire la scuola: avendo quasi finito, si tende a terminarla davvero. E proprio
così si finisce per subire questa sorta di deportazione militare: probabilmente
ciò è stato studiato apposta...
Questo significa privare l'Eritrea della sua forza produttiva, in tutti i campi
dell'economia dell'Eritrea. Questi giovani fanno dei lavori: costruiscono le
strade, le scuole, gli ospedali, e si dedicano ad una serie di altre attività
che sono sotto il controllo del Fronte Popolare. Realizzano dei progetti con gli
aiuti delle organizzazioni non governative... però il lavoro svolto non viene
pagato a questi giovani.
22) Sono quindi trattati come schiavi.
Il governo eritreo chiede aiuti da governi e da organizzazioni non
governative per realizzare dei progetti. I lavori vengono dati in appalto alle
imprese del PFDJ che realizzano questi progetti con la mano d’opera gratuita dei
giovani in servizio. I soldi vengono intascati da questo partito controllato da
Isayas Afworki, di cui è presidente. Lui è quindi il presidente del governo
eritreo, il presidente del partito attualmente al potere, il presidente del
Parlamento, e l'unica persona nel Paese che decide su tutto.
23) Può indicare la composizione e gli obbiettivi finora raggiunti dal
Coordinamento Italiano per la Pace, la Democrazia ed i Diritti Umani in Eritrea?
Questa organizzazione è composta da diverse associazioni, organismi, che lottano
per i diritti umani, e alcuni partiti. Principalmente, siamo in cinque-sei
organizzazioni che compongono questo coordinamento. Cerchiamo di dare dei dati
alla popolazione sia eritrea che italiana, informando di quello che succede in
Eritrea. Tra gli obbiettivi raggiunti c'è che si è creata una consapevolezza,
una conoscenza, rispetto alla situazione eritrea, entrando nelle istituzioni ed
anche nel governo italiano. Abbiamo scritto diverse lettere, a cui ci hanno
risposto tramite interrogazioni parlamentari, con incontri con vari ministri,
anche con rappresentanti del Parlamento. Si è così abbastanza a conoscenza della
situazione; il governo italiano, con la diplomazia, cerca di fare qualcosa...ma
la situazione non è che sia cambiata granchè. Il nostro obbiettivo principale,
è, cioè, informare le istituzioni italiane e la popolazione italiana, affinchè
il governo italiano, tramite un interessamento popolare, possa fare un po' di
pressione sul governo eritreo per cambiare per diversi aspetti la situazione in
Eritrea.
24) Continuando, quindi, sperate di ottenere risultati anche più concreti,
attraverso l'informazione...
Sì, per l'appunto.