Intervista all'avvocato Gianfranco Pagano |
Gianfranco Pagano |
L’intervista che segue sotto racchiude la testimonianza dell’avvocato Gianfranco Pagano di Genova, sulla vicenda del palestinese Majed Yussef Al Molqi (nome reso pure con “Al Molki”, “Al Molqui”), uno degli autori del dirottamento della nave italiana Achille Lauro (per la fine del quale venne chiesta la liberazione di 52 prigionieri politici palestinesi, inutilmente…alla fine i sequestratori avevano rinunciato alle loro richieste, ma nel frattempo un passeggero ebreo USA era stato trovato ucciso). Adesso, Al Molqi, nonostante sia sposato con una donna italiana, (già esponente delle Brigate Rosse) e nonostante non volesse essere mandato in Siria, Paese nel quale si pensa che forse potrebbe essere a rischio la sua stessa incolumità fisica, dato che lì le pene arrivano fino alla pena di morte, e non si sa se sarà rispettato il principio, fondamentale per il diritto europeo, che non si possa essere riprocessati per lo stesso reato, è stato effettivamente condotto a Damasco. La Siria, inoltre, è la terra nella quale il padre di Al Molqi, palestinese di Haifa, aveva vissuto per un certo periodo, per cui forse è stata scelta anche per questo. L’intervista è stata realizzata poche ore prima tale provvedimento, ma è ancora attuale, in quanto chiarisce quanto, tuttora, la partita non sia ancora chiusa, dato che non si è ancora pronunciato il giudice di pace sulla richiesta di Al Molqi di potere stare in Italia in quanto, appunto, sposato con una cittadina italiana.
RICCIARDI: “Avvocato, può fornirci delle indicazioni sulla situazione del suo cliente, il noto palestinese Majed Yussef Al Molqi? A questo proposito ricordo che Al Molqi, riguardo il quale gira voce che possa essere condotto in Siria, dopo avere scontato la sua pena per le imputazioni riguardanti il sequestro della nave italiana Achille Lauro, era stato rinchiuso in un centro di permanenza temporanea (C.P.T.) a Trapani, con la motivazione che fosse un "extracomunitario non in regola" per cui andava espulso; questo nonostante Al Molqi fosse da anni sposato con una cittadina italiana, cosa per cui, infatti, egli aveva iniziato una causa civile per ottenere il diritto al ricongiungimento familiare...”.
PAGANO: “Sì, mi ha telefonato oggi per dirmi che lo stavano portando all’aeroporto di Fiumicino. E stiamo aspettando notizie…però, oggettivamente, è possibile che stasera stessa venga imbarcato…e questo è un fatto grave, perché avrebbero potuto aspettare la risposta del giudice di pace al quale, assieme alla collega Maria Stella Cavallo di Palermo, avevamo fatto un regolare ricorso. L’udienza era stata fissata il 16 di giugno, ma ancora non è stata sciolta la riserva. Bastava aspettare: anche perché poi è assurdo che lui venga espulso e poi si scopra, magari domani, che la sua espulsione era un atto illegittimo, appunto per questa situazione familiare. E’ chiaro che lui non ha la convivenza che, la condizione sine qua non per la quale si ha, è vero, l’autorizzazione a stare in Italia…se si risiede, appunto, assieme alla moglie. Questo requisito però mancava perché lui non poteva averlo, in quanto è stato detenuto per tutto questo periodo”.
RICCIARDI: “Poi non gli sarebbe mancata, tale convivenza, se ne avesse avuto il tempo”.
PAGANO: “Eh, certo. Poi, la moglie ha fatto la dichiarazione che lo aspetta a casa. Del resto, durante i due permessi premi che ha avuto, di 5 giorni, qui nella comunità di don Gallo [il sacerdote cattolico genovese che si occupa soprattutto di persone in gravi difficoltà, n.d.r.], ha convissuto con la moglie”.
RICCIARDI: “Senta, poi trovo che sia un fatto strano, mi permetto di dire che gli abbiano tolto il cellulare: al momento, infatti, non è reperibile, anche se si sa, più o meno, dove sia…”
PAGANO: “Normalmente, quando sono nei centri di permanenza, il cellulare viene concesso: viene premesso, perché non sono detenuti veri e propri, e quindi ne hanno la possibilità, pur non avendo la possibilità di uscire, altrimenti scapperebbero. Quello di comunicare con terze persone, però, è un diritto che hanno sempre avuto”.
RICCIARDI “Tra l’altro, al C.P.T. di Trapani Al Molqi aveva effettivamente un cellulare, e adesso gliel’hanno tolto”.
PAGANO: “Esatto, esatto… Hanno visto che è entrato in contatto con i media, perché ha telefonato e diversi giornalisti, che lo hanno anche chiamato “.
RICCIARDI: “Avvocato, considera che ci possano essere dei problemi per il trattamento di Al Molqi in Siria? Lo chiedo tenendo presente che, a suo tempo, i palestinesi autori del sequestro della nave avevano avuto dei contrasti con le autorità siriane, dato che queste ultime si erano rifiutate di accogliere la richiesta dei dirottatori di far avvenire sul loro territorio lo scambio tra i civili presi in ostaggio sulla nave ed i 52 prigionieri politici palestinesi dei quali chiedevano la liberazione in cambio, appunto, del rilascio di tali passeggeri della nave...”
PAGANO: “Sì, questo è vero, però… non lo so …Son passati tanti anni, però Al Molqi l’ho sentito molto in ansia: cioè andare in Siria non è nei suoi desideri…nel senso che mi sembra che abbia avuto anche uno scontro, nel momento in cui chiese i documenti necessari per il matrimonio. Per sposarsi occorrono appunto certi documenti, e la Siria si rifiutò di dare questi documenti.”
RICCIARDI: “Quindi ci sono stati anche successivi scontri”.
PAGANO: “Ecco, ecco, ecco… Poi potrebbero esserci complicazioni anche con gli americani, che potrebbero entrare in conflitto con i siriani, dicendo: “Voi ospitate i terroristi”, e cose di questo genere” .
RICCIARDI: “Ricordiamo, poi, che lui aveva scontato tutto quello che doveva scontare in Italia a livello di pena”.
PAGANO: “Sì, c’è un principio di “ne bis in idem”…, cioè nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso fatto…ma questo vale in Europa, nei Paesi arabi non so se c’è questa legge”.
RICCIARDI: “C’era stata pure una strana rogatoria degli americani nel 2004 per cercare di sapere qualcosa da quei palestinesi, e si temeva che avessero intenzione, addirittura, di riprocessare per lo stesso reato questi palestinesi della Lauro… Gli Stati Uniti sembrava che non si fossero rassegnati all’idea che non avessero potuto processare a condannare quei palestinesi…”.
PAGANO: “Guardi, ci sono stati questi interrogatori. Io c’ero, c’erano quelli della CIA, c’era un interprete, c’era tutto uno staff di persone. Io ero presente ai diversi interrogatori, e posso assicurare che nessun palestinese ha risposto agli americani, tranne forse uno che ha risposto, ma in maniera ironica, dicendo che i terroristi sono gli americani: una cosa del genere…”.
RICCIARDi: “Sì, quindi, comunque non erano del tutto chiari i motivi della rogatoria: sembravano chiedere notizie generiche, ma c’era il dubbio volessero anche di più gli americani…”.
PAGANO: “Beh, loro volevano sapere il nome dei finanziatori: conoscere chi ha finanziato, chi ha dato le armi… Insomma, avevano in mano dei nomi, che facevano a loro, ma loro non hanno fatto nessuna collaborazione”.
RICCIARDI: “Senta, c'è qualcos'altro che sente di aggiungere in questo momento ancora confuso e in divenire? Le domando, soprattutto, se si stiano raccogliendo delle forze contro l'espulsione di Al Molqi, se ci sia, cioè, una mobilitazione, ma anche se abbia, eventualmente, altre particolari novità di altra natura…”.
PAGANO: “Al Molqi ha cercato di mettersi in contatto con Pannella, perché dice che lui lo conosce personalmente, e Pannella ha sempre difeso i diritti, diciamo, di tutti…”.
RICCIARDI: “Soprattutto dei detenuti, e in genere i diritti civili…”.
PAGANO: “Pannella però oggi è impegnato nel Congresso di Chianciano, mi sembra, e io ho parlato con quelli di Radio Radicale che lo avrebbero informato…però, a questo punto, anche se ci fosse un’interrogazione parlamentare, una volta che lui è partito, lei capisce che l’unico modo per farlo tornare è che il giudice di Palermo annulli quella espulsione…e può farlo. E poi, a questo punto, chiedere un ricongiungimento familiare, cioè un’autorizzazione a tornare, visto che il provvedimento di espulsione è illegittimo… Si potrebbe tentare, però una volta che uno è in Siria non lo so se sia facile. Poi c’è un’altra situazione che si era venuta a creare: quella che l’Autorità Palestinese si stava muovendo per aiutare Al Molqi per mandarlo in Algeria: aveva preparato dei documenti affinchè lui andasse in Algeria…”.
RICCIARDI: “Paese col quale non c’erano stati proprio attriti…”.
PAGANO: “Ecco, però lui di questa possibilità in Algeria non ne aveva mai parlato, perché lui contava di stare qui con sua moglie. E alla fine, invece, hanno scelto il Paese forse meno adatto…cioè non vorrei che poi la Siria, per dimostrare di fronte al mondo di non avere nessuna comprensione per certi terroristi, lo possa chiudere in carcere, dicendo “Lo abbiamo messo in carcere anche noi” ".
RICCIARDI: “E poi c’un aereo stasera stessa per la Siria, da Roma: in teoria potrebbe andare lì già in giornata, purtroppo per lui…”.
PAGANO: “Parte alle 22:00 di stasera da Roma, dove lui è stato trasferito, con l’arrivo previsto alle 2:20 della notte a Damasco.”
RICCIARDI: “Anche se mi pare che le autorità abbiano preso tempo, abbiano detto che forse non sarà neanche espulso, ma trasferito in un altro C.P.T., quindi non è chiara ancora la situazione…”.
PAGANO: “Non è ancora chiara, però…sono un po’ pessimista.”
RICCIARDI: “ Comunque il tempo senz’altro ci chiarirà le cose…”
PAGANO: “Certo, certo. Voglio aggiungere, intanto, questo: lui era l’ultimo dei palestinesi dell’Achille Lauro che era rimasto bloccato in Italia, perché degli altri uno, minorenne all’epoca del dirottamento, era scappato da un periodo di libertà premio, un altro era il “pentito”, che pare che abiti vicino a Vercelli, e sembra che abbia anche cambiato nome e si sia sposato, e l’altro è Abdellatif Fatayer, che [dopo avere scontato tutto ciò che gli rimaneva da scontare, n.d.R.], si è allontanato dall’Italia per ignota destinazione, e poi c’era quel Khaled Abderrahim [fu considerato un ispiratore di quel commando palestinese, pur non avendo materialmente sequestrato la nave, n.d.R.] che è morto nel carcere di Benevento..”. [Nota di aggiornamento: il giudice di pace aveva in seguito respinto la richiesta di Al Molqi di non essere espulso, ma è tuttora possibile un ricorso contro tale provvedimento; nel frattempo, ancora non si avevano notizie sulla situazione dello stesso Majed Al Molqi in Siria. Nell'agosto 2009 si è definitivamente chiarito che Majed Al Molqi è vivo e non rischia di essere ucciso tramite pena di morte in Siria, in quanto, pur avendo avuto dei contenziosi con le autorità siriane (per maggiormente definire i quali era stato trattenuto dai servizi segreti di quel Paese), questi non riguardavano atti della massima gravità: la maggior contestazione che le autorità siriane gli fanno, infatti, è quella di non aver svolto il servizio militare in Siria. Nel frattempo, intanto, continua l'iter legale di Al Molqi per tentare di tornare in Italia e ricongiungersi alla moglie: è attualmente in corso un ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo per cercare di ottenere ciò, anche con il contributo dell'avvocatessa Bianchi.]
[Questo articolo-intervista è stato pubblicato sui giornali Corriere di Aversa e Giugliano, Caserta24ore, Italia Sociale, Rinascita (nella versione in line e locale "Rinascita Campania")] Introduzione, domande e nota di aggiornamento di